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Mio zio è un tipo strano. E’ un cantastorie. Quand’ero piccolo potevo stare ore ad ascoltarlo mentre mi raccontava incredibili avventure che accadevano in giro per il mondo o nella piazza del nostro piccolo paesino.

Ciò che accomunava ogni storia era il fatto che non riuscivo mai a capire dove finisse la realtà e iniziasse la fantasia.

Che mondo sarebbe se ci fosse la batteria perpetua

Ancora mi ricordo il momento in cui mio zio mi raccontò la storia di un signore di un paese dell’est che aveva inventato il moto perpetuo. E mio zio che fantasticava: “si potranno raggiungere pianeti lontani milioni e milioni di kilometri senza utilizzare una goccia di carburante” oppure, meno suggestivo ma più realistico “far funzionare le auto senza benzina”.

Mi disse esattamente così “pensa a come sarebbe dover fare una pedalata per far partire la tua bici e poi lei continuasse a pedalare al posto tuo all’infinito grazie a una batteria che non si esaurisce mai”

Oggi, curiosando in internet in cerca di qualcosa di interessante, mi è saltato alla mente di cercare una keyword specifica: “batteria perpetua“.

Ecco, ho scoperto che quel giorno la realtà non era mai finita per lasciare il posto alla fantasia: era tutto vero!

Il signor Nicolae Vasilescu-Karpen (Craiova, 1870 – Bucarest, 2 marzo 1964) è realmente esistito e ha inventato la batteria che non si esaurisce mai.

La batteria perpetua si trova al Museo Nazionale della Tecnica in Romania. Funziona ininterrottamente da 60 anni. L’invenzione non può essere esposta perché il museo non ha abbastanza soldi per installare un sistema di sicurezza in grado di garantire la sicurezza dell’importantissima invenzione.

Capirne il funzionamento è stato alquanto difficile per numerosi studiosi. Figuriamoci se sarebbe possibile per me spiegarvelo qui. Ma per i più volenterosi ecco il link dove capirne un pò di più.

Io mi soffermo su una considerazione: come sarebbe il mondo se questa pila venisse prodotta in serie?

Mio figlio Angelo, 3 anni, penserebbe sicuramente a tutti i suoi giocattoli perfettamente funzionanti senza il bisogno di passare le batterie da un gioco all’altro o di dover aspettare che il papà torni da lavoro con le batterie nuove da sostituire.

Ma voi invece provate a pensare alle auto che funzionano senza benzina, all’inutilità delle centrali atomiche, o elettriche.

Che mondo sarebbe?

Chi di voi può dire di non avere mai sentito in vita “questo è il mese della prevenzione…”?

Visita gratuita agli occhi, all’udito, ai piedi, al naso… ma la visita gratuita per i nostri amici animali?

Quella di marzo 2012 è la settima edizione della “Stagione della prevenzione veterinaria”.

Una visita gratuita, che consiste in un esame generale senza l’utilizzo di strumenti, offerta dai medici veterinari per stabilire lo stato di salute dell’amato cane o gatto di casa e, eventualmente, verificare la necessità di successivi esami più specifici.

E’ l’iniziativa organizzata  da Hill’s Pet Nutrition insieme all’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi), con il patrocinio della Federazione nazionale ordini veterinari (Fnovi): per tutto il mese di marzo sarà la ‘Stagione della prevenzione’, questo offre la possibilità ai proprietari di cani e gatti di tutta Italia di far visitare gratuitamente il proprio animale. Il progetto – informa una nota – evidenzia l’importanza della prevenzione come elemento cardine per la salute e il benessere degli animali e degli umani che li circondano con un ‘focus’ particolare sul problema dell’obesità nei cani e gatti. Questo si traduce in un invito a una maggiore attenzione del proprietario nei confronti del proprio animale domestico, affidandosi regolarmente alla consulenza del medico veterinario e basandosi su un’alimentazione corretta.

Sono stati oltre 3600 i medici veterinari coinvolti lo scorso anno e saranno 4000 quelli che parteciperanno a questa edizione.

23000 le visite gratuite effettuate lo scorso, se ne prevede un discrerto incremento quest’anno.

Oltre il 70% degli animali visitati nella scorsa edizione non ha mostrato patologie a conferma di come la cultura della prevenzione sia la strada giusta da perseguire per avere animali sani e una sana società.

Collegandosi al sito www.stagionedellaprevenzione.it è possibile identificare il nominativo del medico veterinario più comodo per prenotare ed effettuare, per tutto il mese di marzo, la visita di controllo gratuita.

Che aspetti? Prenota la visita gratuita per il tuo cane o gatto.

 

 

 

 

Ormai tutti ne parlano ma davvero ci sono ingredienti pericoloso nei detersivi?

Secondo uno studio condotto dalla Food and Drug Administration oltre 400 tipi di rossetto in commercio negli Stati Uniti conterrebbero tracce di piombo oltre la norma.

La FDA nel suo ultimo rapporto afferma che “il rossetto, in quanto prodotto destinato ad uso topico, ha un assorbimento limitato, viene ingerito in quantità molto piccole. La FDA considera che i livelli di piombo trovati nei rossetti non costituiscano un problema per la sicurezza del consumatore”.

Tuttavia, Stacy Malkan, della  Campaign for Safe Cosmetics (Campagna per cosmetici sicuri) non è d’accordo. “Sappiamo che una parte di rossetto viene ingerita”, ha detto a Reuters. Fa anche notare che comunque il piombo si accumula nell’organismo a piccole dosi e nel corso del tempo.

La Campaign for Safe Cosmetics è particolarmente preoccupata dell’esposizione al piombo in particolare per i bambini e donne incinte. Il Comitato consultivo della CDC (Center for Desease Control and Prevention)  ha recentemente affermato che non esiste un livello di piombo che si possa definire “sicuro” per i bambini. L’avvelenamento da piombo provoca una vasta gamma di problemi, basso quoziente intellettivo, rallentamento della crescita nei bambini, la perdita di memoria, disturbi dell’umore, aborto spontaneo.

Sono davvero ingredienti pericolosi quelli con tenuti in questi prodotti?

Ma allora si tratta di allarmi infondati? Di un allarmismo eccessivo? O c’è veramente da preoccuparsi?

Difficile da dire. Che il piombo sia presente nei rossetti testati è fuori discussione ma il piombo si trova anche nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo e persino nei cibi che mangiamo.

La vera questione è che siamo costantemente in contatto con sostanze pericolose durante tutto il giorno. L’allarme non riguarda solamente il piombo ma una quantità enorme di altri ingredienti contaminati presenti in cosmetici e detersivi di uso quotidiano: chromo, cobalto, nickel. Metalli pesanti molto spesso causa di dermatiti e reazioni allergiche.

Ci sono enormi dubbi circa la totale innocuità di alcuni conservanti, come i parabeni, da tempo sospettati di essere cancerogeni, gli ftalati, i profumi di sintesi ed i coloranti.

Ci sono ancora enormi dubbi sulla pericolosità degli ingredienti di cosmetici e detersivi.

Forse è il caso di ricorrere all’autoproduzione  impiegando ingredienti naturali completamente innocui oppure acquistare cosmetici e detersivi ecologici certificati.

So di non dire niente di nuovo ma la Harlan di Monza sta importando 900 macachi a fini di sperimentazione.

I 900 primati, spiega la Lav, arrivano direttamente dalla Cina anche se l’origine di molti di questi animali pare sia da ricondurre alle isole Seychelles e Mauritius, dove sono stati prelevati in natura e, costretti in anguste scatole, a voli interminabili, al termine dei quali arrivano in fin di vita e sotto shock continuando il viaggio verso la loro destinazione finale dalla quale usciranno solo come carcasse e catalogati come rifiuti speciali.

Su richiesta del ministero della Salute Renato Balduzzi, gli ispettori del ministero della Salute sono andati a Fiumicino, dove e’ arrivato un primo volo dalla Cina con a bordo 104 esemplari destinati all’Harlan. La prima visita veterinaria le ha trovate “in buono stato di salute, senza presenza di stress da viaggio”.

Insomma stavano da Dio, dopo un volo intercontinentale. Lo avete mai fatto voi un volo intercontinentale? Non si arriva in salute e senza stress da viaggio neanche comodamente seduti in business class con TV, musica, cibo e tutti i confort; figurati viaggiare dentro a dei scatoloni.

In seguito, i carabinieri dei Nas hanno ispezionato lo stabilimento Harlam di Correzzana (Monza) dove sono giunte le 104 scimmie. Secondo quanto rilevato dai Nas, non sarebbe emersa alcuna irregolarità. I Carabinieri hanno inoltre rilevato che le 104 scimmie sarebbero in buono stato di salute e sono tenute secondo le norme previste, in luoghi conformi alle disposizioni ministeriali, nel rispetto delle norme. Anche tutti i documenti paiono corrispondenti alle norme ministeriali.

Insomma queste povere scimmiette se la stanno quasi spassando. Verrebbe da dire beate loro, stanno peggio i randagi in Ucraina.

Ma aldilà delle facili battute e della consapevolezza che avanti così non si può andare (lo dice anche Umberto Veronesi “Non c’é nessuna ragione al mondo per cui si debbano sacrificare dei primati, che sono nostri fratelli e sorelle”) c’è qualcosa che ognuno di noi può fare per fare sentire la propria voce?

Ebbene si. Lo spunto mi è venuto dalla mail di una amica che mi consiglia di “comunicare quello che penso al Ministero della Salute”

Ecco gli indirizzi:

[email protected][email protected]

Dite la vostra, fate sentire la vostra voce!

Al giorno d’oggi non è possibile accendere la TV, camminare per la strada o andare al bar, senza sentir qualcuno parlare di  cibo biologico, cosmetici ecologici, detersivi ecologici o energie rinnovabili.

4 motivi per diventare “ecologici”

Ma quali sono i reali benefici di un comportamento virtuoso?

O meglio, quali sono i motivi per cui valga la pena “diventare ecologici”?

  1. Salvare il pianeta. La ragione primaria e più ovvia per “diventare ecologici” è  salvare questo pianeta che definiamo la nostra casa. Dopo anni passati a distruggere la terra, molte persone stanno finalmente cominciando a rendersi conto della necessità di salvare il pianeta. Alcune piccole modifiche al nostro comportamento come ad esempio il riciclo dei rifiuti o l’utilizzo di lampadine ad alta efficienza energetica possono contribuire a migliorare la qualità della vita delle generazioni future.
  2. Nonostante a mio avviso l’importanza di salvare il pianeta sia sufficiente come motivazione per “diventare ecologici” alcune persone hanno bisogno di qualche altra motivazione per cambiare le proprie abitudini di vita. Ecco il secondo motivo: Risparmiare. Che ci crediate o no, utilizzare energia verde da fonti rinnovabili aiuta a ridurre le spese domestiche. Pensate per esempio alle lampadine a risparmio energetico.
  3. Sentirsi soddisfazione di se stessi. Anche se a volte si fa fatica ad ammetterlo, a molti di noi piace l’autogratificazione. E cosa c’è di meglio della soddisfazione che deriva dall’essere una persona migliore. E c’è modo migliore per sentirsi soddisfatti se non salvare il nostro pianeta?
  4. Benessere fisico. Diventare ecologici significa anche “diventare sani”. Abbandonare l’auto, ogni volta in cui sia possibile, per camminare o andare in bici, è di sicuro un modo per migliorare la propria salute fisica. Senza considerare che anche mangiare cibi biologici contribuisce a migliorare il nostro stato fisico attraverso cibi più sani e verdure fresche di stagione.

Qualunque sia il motivo che scegliete per diventare ecologici… grazie. Un “ecologico” in più non fa mai male!

 

Per coloro che come me sono nati a cavallo tra gli anni settanta e ottanta l’immagine dello scienziato russo è quella dell’uomo dalla mascella stretta, alto, magro, in camice e che cerca di costruire un missile atomico o che lancia nello spazio una cagnetta dentro un missile.

Nulla a che fare con la notizia diffusa oggi dall’ansa:

‘Resuscitata’ dal permafrost siberiano una pianta da fiore vissuta 30.000 anni fa: l’esperimento realizzato dall’Accademia delle Scienze in Russia dimostra che il terreno ghiacciato che riveste il 20% del pianeta potrebbe essere una ‘cassaforte della biodiversita’. E’ Silene stenophylla, una pianta erbacea molto diffusa nel Pleistocene, i cui semi sono stati rinvenuti a 38 metri di profondità, nel terreno ghiacciato della Siberia nordorientale, preservati in una tana fossilizzata di scoiattoli.

Gli scienziati russi sono impegnati nel recupero di specie vegetali? Ma come? Proprio non me li vedo. Rimane il fatto che gli scienziati russi potrebbero dare un enorme contributo alla lotta contro la perdita della biodiversità

Le cause di perdita di biodiversità sono innumerevoli e guarda caso le colpe sono spesso imputabili all’uomo:

  1. Alterazione e perdita degli habitat: la trasformazione delle aree naturali determina non solo la perdita delle specie vegetali, ma anche la riduzione delle specie animali a esse associate.
  2. Introduzione di specie esotiche e di organismi geneticamente modificati: specie originarie di una data area, introdotte in nuovi ambienti naturali, possono portare a diversi scompensi nell’equilibrio ecologico.
  3. Inquinamento: l’attività umana influisce sull’ambiente naturale producendo effetti negativi diretti o indiretti che alterano i flussi energetici, la costituzione chimico-fisica dell’ambiente e l’abbondanza delle specie.
  4. Cambiamenti climatici: ad esempio, il riscaldamento della superficie terrestre incide sulla biodiversità perché mette a rischio tutte le specie adattate al freddo sia per latitudine (specie polari) sia per altitudine (specie montane).
  5. Sovrasfruttamento delle risorse: quando l’attività di cattura e di raccolta (caccia, pesca, raccolti) di una risorsa naturale rinnovabile in una data area è eccessivamente intensa, la risorsa stessa rischia di esaurirsi, come, ad esempio, sta accadendo per sardine, aringhe, merluzzo, tonno e per molte altre specie che l’uomo cattura senza lasciare il tempo agli organismi di riprodursi.

Ma non sarebbe più semplice limitare la perdita della biodiversità presente piuttosto che ricercare la biodiversità scomparsa 30000 anni fa?

Mi è capitato di vedere un camion che trasporta gommapiuma.

Detersivi alla spina e flaconi di plastica.

Il fatto strano è che l’autista del camion ha azionato un meccanismo che ha fatto alzare il tetto del rimorchio del camion fino a 5 metri. Capite cosa vuol dire? Se il rimorchio del camion viaggiasse sempre con quell’altezza, si schianterebbe sotto al primo cavalcavia.

Il punto è questo: si carica il camion di blocchi di gommapiuma e poi, attraverso dei pistoni si fa scendere il tetto del rimorchio che va a schiacciare la gommapiuma. Risultato? In un camion viaggia tre volte il volume che la gommapiuma avrebbe senza essere compressa.

E tutto questo cosa c’entra con i detersivi alla spina e i flaconi di plastica?

La plastica non ha memoria, non puoi schiacciare un flacone di plastica e sperare che il flacone ritorni com’era prima di schiacciarlo, senza considerare che alcuni tipi di plastica si rompono se li schiacci.

Ancora non capisco. Che vuoi dire?

Voglio dire che non ha senso trasportare flaconi di detersivo vuoti e a parte fusti pieni di detersivo fino ai negozi di detersivi alla spina per poi riempire i flaconi vuoti. Servono il doppio dei camion. O no?

Compriamo un detersivo pronto all’uso. Flacone riempito di detersivo all’origine, trasportato fino al negozio e poi riutilizziamolo per riempirlo, meglio se con lo stesso prodotto. Così conserviamo l’etichetta con le indicazioni di uso, i consigli e anche i pericoli. E’ anche questione di sicurezza.

>>>Trovi i detersivi alla spina di Verdevero QUI!

 

L’altro giorno mia mamma mi ha detto una cosa interessante.

“In tutti questi anni, dove ho lavorato saltuariamente perché volevo occuparmi di voi in prima persona (ndr “voi” significa me, due sorelle e un fratello) c’è sempre stata una cosa che ho potuto fare per aiutare vostro padre nelle finanze domestiche: risparmiare.”

Brava mamma! Mai come ora c’è bisogno di risparmiare.

O meglio, di spendere bene i propri soldi.

Elimina i detersivi superflui

Allora mi è venuto in mente un consiglio per risparmiare un po’ di soldi nelle faccende domestiche:

eliminate i detersivi superflui, eliminate, ad esempio, l’ammorbidente e sostituitelo con “sostanze” reperibili facilmente online come l’Acido Citrico.

Piccola premessa di chimica elementare: i detersivi per bucato sono leggermente basici.

Significa che hanno un ph superiore a 7.

Ma perché questa premessa?

Perché voglio spiegare a cosa serve l’ammorbidente e perché può essere sostituito dall’acido citrico.

Il detersivo per lavatrice porta il ph dell’acqua e dei capi verso un valore di ph basico, attorno al 9.

Ma la nostra pelle ha un ph leggermente acido.

L’ammorbidente, che ha un ph acido, serve ad abbassare il ph di fine lavaggio, oltre a profumare la biancheria.

Allora come fare ad abbassare il ph dei capi a fine lavaggio senza usare l’ammorbidente?

Semplice, basta aggiungere un po’ di Acido Citrico (ph 2 ca.) nella vaschetta della lavatrice al posto dell’ammorbidente.

Ph detersivo + ph Acido Citrico diviso 2 =  5,5 il ph della pelle.

 

Ora, sicuramente è preferibile utilizzare prodotti naturali per inquinare di meno… quindi se vuoi iniziare con quello che hai in dispensa, puoi fare questo ragionamento con l’aceto.

Ma cerca di andarci con molta cautela…

L’aceto è subito disponibile in casa e forse l’Acido Citrico lo devi reperire on-line, ma quest’ultimo è preferibile perché inquina drasticamente meno e a differenza dell’aceto non è corrosivo per le parti metalliche della macchina, e non indurisce le parti in gomma.

 

 

Se vuoi scoprire tutti gli ingredienti base per i detersivi ecologici fai da te (troverai anche l’Acido Citrico), clicca qui sotto:

Leggi anche: L’eco consiglio sbagliato che non solo inquina ma fa del male a te e all’ambiente.

Sono 2400 le tonnellate di carburantre presenti all’interno della pancia della nave da crociera Costa Concordia che si è appoggiata agli scogli dell’isola del Giglio.

Ma non è di questo che voglio parlare. Si è già detto molto  a riguardo del possibile danno ambientale che deriverebbe dalla fuoriuscita del carburante. Si è già detto troppo riguardo ai detersivi che sarebbero già stati riversati in mare dal relitto della enorme nave da crociera.

Ma allora di che vogliamo parlare? Del tempo? Si è già detto troppo anche riguardo a quello. Almeno a mio avviso. Arriva il maltempo, il mare si ingrossa, c’è il rischio che la nave si muova…  e allora addio alle operazioni di recupero del carburante. E così via.

Va beh, finiamola qua: di che vogliamo parlare?

Parliamo dei robot Hydronet. I robot anti-inquinamento pronti per essere utilizzati a sostegno dell’emergenza del naufragio della nave Concordia nell’Isola del Giglio. Il progetto HydroNet è stato coordinato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e svolto quasi interamente a Livorno, presso il “Polo di Ricerca delle Tecnologie per il Mare e la Robotica Marina” situato allo Scoglio della Regina. Il progetto di ricerca, cofinanziato dalla Comunità Europea e al quale hanno partecipato numerosi Centri di Eccellenza e due aziende toscane, ha sviluppato una flotta di piccole barche-robot autonome e boe capaci di monitorare lo stato delle acque costiere e lacustri.

Questi robot non risolveranno eventuali problemi di inquinamento ma almeno forniranno dati certi sullo stato di salute delle acque dell’isola del Giglio. Almeno sapremo se preoccuparci per qualcosa di serio  o se stiamo assistendo a un puro fenomeno di allarmismo mediatico.

Quindi: spazio ai robot!

Una domanda nasce spontanea però: ma se ci fosse stato un robot a guidare quella enorme nave? Forse non saremmo qui a parlare di questo disastro. Mah, chi lo sa?

Chi legge questo blog sa di sicuro che “mia mamma non usava detersivi ecologici”. Non li usava appunto, perchè adesso è diventata una accanita sostenitrice di detersivi ecologici.

Il suo ultimo commento sul detersivo ecologico per bucato è stato “Finalmente tuo fratello non si lamenta più dicendo che l’accapatoio è ruvido come la carta vetrata. Adesso uso solo detersivo Verdevero.it, anzi, uso anche l’aceto al posto dell’ammorbidente”.

Ma la mamma, si sa, fa sempre tifo per i propri figli e allora forse è il caso di riportare altri commenti di clienti che non hanno nessun grado di parentela con chi scrive:

“Mi trovo veramente bene con i prodotti di Verdevero. Sto cambiando adesso tutti i miei detersivi con i vostri. Passeranno ancora un paio di mesi, affinche avro´ finito tutte le mie riserve.
Una conferma, che i prodotti sono efficaci, ormai l’ ho ricevuta anche da una persona molto sciettica in confronto a “prodotti alternativi”.  Lui ora e´un fan di questi prodotti.
Per me oltre alla domanda ambientale e´ una buona cosa, anche e sopratutto perche´ora ho dei detersivi efficaci non profumati (o profumati naturalmente) che non mi creano piu attacchi d´allergia.”
Christoph

“Mi sono trovata molto bene con i vostri prodotti. Quello che ho utilizzato di più e che mi è piaciuto di più è stato il detergente piatti.
L’unica lamentela che potrei fare è che ho trovato il detergente universale all’ossigeno attivo un pò troppo liquido, sarebbe meglio se fosse un pò più denso.
Farò presto un nuovo ordine.”
Daniela

“Mi sono trovata molto bene con la maggior parte dei prodotti… l’unico che mi ha lasciata un pò perplessa è quello per la lavastoviglie, ho seguito attentamente le indicazioni e appena termina il ciclo apro lo sportello per farli asciugare.. ma comunque sembra che manchi qualcosa.. oppure c’è qualche indicazione che potete darmi per migliorarne la performance?
Per quanto riguarda invece il detersivo universale all’ossigeno attivo, ho visto che lo consigliate anche la pulizia  della lavastoviglie.. in particolare come lo dovrei utilizzare per questo?”
MF

L’aromaterapia ha radici molto antiche, L’idea che gli oli delle piante aromatiche abbiano delle proprietà terapeutiche risale all’epoca degli antichi Egizi, 5000 anni fa. I nostri antenati ne Raccomandavano l’utilizzo per il bagno, per i massaggi e per la profumazione degli ambienti.

L’aromaterapia sfrutta i benefici degli oli essenziali, contenuti in foglie, fusti, fiori e radici di alcune piante, per mantenere e favorire la bellezza, la salute, il benessere e il buonumore.

Si può beneficiare di un trattamento d’aromaterapia direttamente a casa: basta seguire alcune semplici regole. L’uso di oli essenziali, che migliora e arricchisce la vita, può entrare a far parte della giornata tipica, senza influire sulle tue attività abituali, in innumerevoli modi. I modi più semplici per cominciare a beneficiare delle energie degli oli essenziali sono elencati qui sotto.

Scarica il mio ebook con 35 trucchetti ecologici.

  • BAGNO: serve solo aggiungere alcune gocce di oli0 essenziale nell’acqua della vasca.
  • INALAZIONI: durante la stagione fredda basta inalare un olio essenziale all’eucalipto per decongestionare e liberare le vie respiratorie e facilitare la respirazione.
  • DIFFUSORI: basta aggiungere alcune gocce di olio essenziale all’acqua di un diffusore o su un tegame di acqua e godere dei benefici effetti dei profumi degli oli essenziali

Ogni olio essenziale ha determinate caratteristiche e qualità. La scelta può essere fatta in base alle proprie preferenze di aroma ma anche in base agli effetti dell’olio sul corpo e sulla mente.  Qui sotto alcuni tipi di oli e le loro principali caratteristiche:

  • LAVANDA: sedativo del sistema nervoso centrale, antifìdepressivo, calma l’ansia e l’agitazione
  • TIMO: antisettico, antibatterico, antimicotico, antiparassitario
  • EUCALIPTO: espettorante, mucolitico, antisettico, deodorante
  • ARANCIO: calmante, antidepressivo
  • LIMONE: aromatizzante, stimolante, diffonde senso di pulito
  • MENTA PIPERITA: antidepressivo, disinfettante, utile in caso di cefalea

E poi lo sai che ora puoi usare gli oli essenziali anche per profumare i tuoi detersivi o il tuo bucato? Guarda qui!

Prima di cercare un detersivo ecologico in supermercato vediamo di capire cosa sono i detersivi ecologici? La definizione di prodotto ecologico che da wikipedia è la seguente:

Un prodotto si definisce ecologico quando ha un minore impatto ambientale rispetto agli altri prodotti della propria categoria.

prodotti ecologici, pur rimanendo competitivi dal punto di vista della qualità e del prezzo, devono garantire di essere più sostenibili degli altri lungo tutto il loro ciclo di vita: devono avere dei livelli di emissione di inquinanti e di consumo di energia più bassi nella loro fase di produzione, devono contenere la quantità più bassa possibile di sostanze chimiche tossiche o inquinanti, devono essere progettati per garantire un facile smaltimento ed il riciclaggio delle materie prime di cui sono composti.

È corretto secondo questa definizione considerare ecologico una enorme quantità di detersivi attualmente in commercio.

È ecologico il detersivo di origine petrolchimica che può essere acquistato tramite un flacone ricarica; è ecologico un detersivo chimico per il quale è stato utilizzato un imballo biodegradabile; è ecologico un detersivo per il quale viene testata l’efficacia a basse temperature, in quanto la temperatura più bassa di lavaggio richiede minore energia per riscaldare l’acqua.

Ma è proprio così?

Se il concetto di ecologico è così vago allora torna utile giudicare secondo propria coscienza.

Ognuno di noi deve essere in grado di stabilire, in base alle proprie esperienze e alle proprie conoscenze, cosa sia ecologico e cosa non lo sia.

Parliamoci chiaro, un detersivo di origine petrolchimica non può essere definito ecologico perché imballato in un flacone che utilizza meno plastica del detersivo che gli sta a fianco nello scaffale.

Sta a ognuno di noi stabilire quali siano le regole per definire un detersivo ecologico.

Io posso dire le mie, si possono condividere o meno ma ho io deciso di mettere dei paletti più rigidi della definizione che da wikipedia, altrimenti è ecologico anche il Suw che anziché fare 5 km con un litro di gasolio ne fa 5,1.

Giusto?

Ecco le mie regole:

  1. Gli ingredienti devono essere di origine vegetale.
    Tutti.
    Non accetto claim tipo “con ingredienti di origine vegetale”.
    Quanti sarebbero questi ingredienti di origine vegetale?
    Uno, due, cento? Quali sarebbero?
    E questo mi porta dritto al secondo punto.
  2. Gli ingredienti devono essere indicati in etichetta.
    E dico gli ingredienti, non mi accontento della composizione chimica obbligatoria per legge.
    Se sono dei buoni ingredienti perché non elencarli in modo trasparente in etichetta?
  3. Il detersivo deve avere una certificazione.
    Non una autocertificazione.
    Certificazione Icea o Aiab.
  4. Non devono essere testati su animali.
    E anche per questo voglio una certificazione.
    La più importante è quella della Lega Anti Vivisezione (LAV).
    Per intenderci il prodotto deve avere il logo del coniglietto, chiaro no?

E tu come la pensi?

Se vuoi iniziare subito a pulire in modo sano con prodotti ecologici ecco La GREENBOX, lo starter kit di Verdevero:

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Roma, 12 luglio 2011 (Adnkronos Salute): Le persone con allergie da contatto ai metalli pesanti, come il nichel, potrebbero avere un vantaggio inaspettato nella prevenzione del cancro. Secondo uno studio danese, chi soffre di allergie da contatto mostra una minore incidenza di tumori, tra cui quelli al seno, alla pelle e cerebrali. Questo fenomeno è attribuito a un sistema immunitario super-sensibile, capace di riconoscere e combattere meglio le cellule tumorali.

Metalli Pesanti nei Detersivi: Un Problema Diffuso

Ormai, i metalli pesanti, come il nichel, sono onnipresenti nei prodotti per la pulizia domestica. Il nichel, in particolare, è noto per essere uno degli allergeni più comuni. Le persone sensibili a queste sostanze devono prestare attenzione alla scelta dei prodotti per evitare reazioni allergiche e potenziali rischi per la salute.

Cosa Sono i Detersivi Senza Nichel?

Sono formulati per essere privi di tracce di nichel e altri metalli pesanti, rendendoli ideali per chi ha allergie da contatto o è sensibile a queste sostanze. Questi prodotti utilizzano alternative sicure per garantire un’efficace pulizia senza compromettere la salute degli utenti.

Perché Scegliere questi detersivi?

  1. Salute della Pelle: Evitare il nichel riduce il rischio di irritazioni cutanee e dermatiti, particolarmente importante per chi ha la pelle sensibile.
  2. Prevenzione delle Allergie: Minimizzare l’esposizione al nichel aiuta a prevenire lo sviluppo o l’aggravamento delle allergie da contatto.
  3. Ambiente Sostenibile: I detersivi senza nichel spesso utilizzano ingredienti biodegradabili e meno inquinanti, contribuendo alla salvaguardia dell’ambiente.
  4. Qualità dei Tessuti: Questi detersivi sono formulati per preservare l’integrità dei tessuti, evitando danni causati da metalli pesanti.

Consigli per Scegliere il Detersivo Giusto

  • Leggere le Etichette: Controlla sempre gli ingredienti per assicurarti che il detersivo sia effettivamente senza nichel.
  • Preferire Prodotti Naturali: I detersivi a base di ingredienti naturali sono meno probabili di contenere metalli pesanti.
  • Optare per Marchi Affidabili: Scegliere marchi noti e certificati può garantire una maggiore sicurezza e qualità del prodotto.

Vantaggi Ambientali dei Detersivi senza metalli pesanti

Oltre ai benefici per la salute, i detersivi senza metalli pesanti contribuiscono alla protezione dell’ambiente. L’assenza di metalli pesanti riduce l’inquinamento delle acque e del suolo, preservando gli ecosistemi naturali. Inoltre, molti di questi prodotti utilizzano imballaggi riciclabili e formulazioni biodegradabili, promuovendo un consumo più sostenibile.

Conclusione

La scelta di utilizzare questi detersivi rappresenta un passo importante verso una vita più sana e rispettosa dell’ambiente. Con l’aumento della consapevolezza riguardo agli effetti dei metalli pesanti sulla salute, sempre più consumatori optano per prodotti più sicuri e naturali. Investire in detersivi privi di nichel non solo protegge la tua pelle e il tuo benessere, ma contribuisce anche a un futuro più sostenibile per il nostro pianeta.

Scopri la Nostra Selezione di Detersivi Senza Nichel

Se sei alla ricerca di detersivi sicuri e privi di nichel, esplora la nostra selezione di prodotti ecologici e certificati. Scegliere detersivi senza nichel significa prendersi cura della propria salute e dell’ambiente. Visita il nostro sito web o il negozio più vicino per trovare il detersivo perfetto per te e la tua famiglia.

FAQ sui Detersivi Senza Nichel

1. I detersivi senza nichel sono meno efficaci dei detersivi tradizionali?
No, molti detersivi senza nichel offrono la stessa efficacia pulente dei detersivi tradizionali, utilizzando alternative sicure e naturali per garantire una pulizia ottimale.

2. I detersivi senza nichel sono sicuri per tutti i tipi di tessuti?
Sì, i detersivi senza nichel sono formulati per essere sicuri e delicati su tutti i tipi di tessuti, inclusi quelli delicati.

3. Posso fare il mio detersivo senza nichel a casa?
Sì, è possibile preparare detersivi senza nichel a casa utilizzando ingredienti sicuri e naturali. Consulta le nostre guide per la preparazione fai-da-te di detersivi senza nichel.

Come spesso capita, la domenica a pranzo la trascorriamo da mia mamma.

Questa volta, oltre all’opportunità di un piatto a base di lasagne da gustare tutti insieme, è stata l’occasione per provare il detersivo ecologico per lavastoviglie che ho regalato a mia mamma assieme agli altri prodotti della gamma Verdevero.it

Quindi: lasagne, vino, caffè, amaro, e poi, con gran sorpresa della mamma l’ho aiutata a caricare la lavastoviglie.

Naturalmente ero interessato a caricarla come si deve, senza sovrapporre pentole su piatti o mestoli su bicchieri, altrimenti i risultati non sarebbero ottimali.

Tutto fatto, dosiamo il detersivo nella vaschetta, versiamo un po’ di aceto nella vaschetta del brillantante e azioniamo la lavastoviglie: lavaggio a 50°.

Preciso che per fortuna, mia mamma non usa il brillantante, una mia piccola vittoria risalente a qualche mese fa, quando a fine di un lavaggio gli ho fatto leccare un bicchiere: “Che saporaccio” ha esclamato mia mamma, “eh ti credo, è il brillantante”; e da li ha smesso di usarlo.

Comunque, dopo circa un ora la lavastoviglie ha emesso il suo tipico cicalino e da li a qualche secondo avrebbe emesso la sua sentenza.

La mamma apre lo sportello, esce la classica nuvola di vapore acqueo e cominciamo a svuotare il contenuto della lavastoviglie.

“Tutto a posto, tutto pulito” dice la mamma “c’è solo…” ecco, me l’aspettavo la critichina della mamma “…solo che le stoviglie e  i bicchieri rimangono un pò bagnati”

“È vero mamma, l’acqua non scivola velocemente come se avessi usato un detersivo chimico tradizionale, ma ne guadagni in salute, prova a leccare un bicchiere, che sapore ha?”

“Sa di neutro, va beh, poco male, vorrà dire che d’ora in avanti svuoterò la lavastoviglie  con uno strofinaccio in mano e quelle goccioline in più le asciugherò io”.

“Brava mamma”

Mia mamma non usa i detersivi ecologici… e dire che io li produco! Bell’esempio, no?

Eppure le ho spiegato quanto inquina con il detersivo tradizionale che utilizza abitualmente.

Le ho spiegato che usare l’ammorbidente è inutile e dannoso per la natura.

Le ho anche detto che l’anticalcare serve solo per ingrassare le casse dei produttori di detersivi.

Le ho ricordato che una volta non usava smacchiatori per pretrattare, ma semplice Sapone di Marsiglia.

E quei foglietti in tessuto non tessuto che lei dice siano eccezionali per acchiappare i colori che si staccano dai capi, sono bufale.

Io le ho chiesto: “Ma quante volte hai rovinato il bucato prima di iniziare a utilizzare questi fogli miracolosi?”

E lei mi ha risposto: “Mai.”

Ma allora perché li usa?  Impossibile trovare risposta.

“E l’anticalcare mamma? Da quanto tempo lo usi?”

“Da 4 o 5 anni” ha risposto lei “da quando ho comprato la lavatrice nuova, perché non voglio che si danneggi la serpentina.” Peccato che la lavatrice precedente sia durata 17 anni e senza mai usare l’anticalcare.

“Ma l’ammorbidente perché lo usi?” – “Perché ammorbidisce i capi.”

Vi assicuro che gli asciugamani di mia mamma sono i più rigidi del mondo.

Ma tornando ai detersivi ecologici, ho chiesto a mia mamma perché non li utilizza e la risposta è stata: “Costano troppo”

Ma come sempre a caval donato non si guarda in bocca; ecco allora pronto un regalo per la mia cara mamma. Dentro 7 detersivi essenziali per la casa Verdevero.it da testare e giudicare.

La mamma li sta provando e a giorni cominceranno i giudizi.

Ma prima una domanda, stavolta a te che leggi:

“Secondo te costa meno un detersivo ecologico certificato, o usare

detersivo tradizionale+ammorbidente+anticalcare+acchiappacolori?”

 

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GREENBOX: 12 detersivi ecologici per la pulizia di tutta la casa

 

A proposito di inquinamento dei mari: Ti ricordi quale è stato l’ultimo disastro naturale causato dalla fuoriuscita di petrolio?

Forse il disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, al largo del Golfo del Messico, il 20 Aprile 2010? Sicuramente è stato uno dei più grandi disastri naturali ma non è stato l’ultimo.

Quel giorno si aprì una falla a 1500 metri di profondità e fino al 4 Agosto 2010 si riversarono in mare più di 5 milioni di barili, 800 milioni di litri di greggio.

Morirono e muoiono tuttora migliaia di uccelli, animali e pesci a causa dell’inquinamento mari.

Ma non è stato l’ultimo disastro, anche se di quel disastro si parla ancora e restano i numeri a tenere aperta una ferita non più curabile:

  • 17% del petrolio recuperato direttamente all’imbocco del pozzo danneggiato;
  • 16% dissolto naturalmente in mare (?);
  • 3% raccolto dai battelli usati per pulire la superficie dell’acqua;
  • 5% evaporato bruciando;
  • 25% evaporato senza bruciare;
  • 8% diluito con appositi solventi chimici;
  • 26% ancora in mare.

Il 2011 è stato l’anno del disastro nucleare di Fukushima e tutti ce lo ricordiamo.

Ma disastri naturali causati dal petrolio nel 2011 non ce n’è stato nemmeno uno.

O forse sì?

Ebbene si e più di uno. Ma sono tutte notizie passate in sordina.

Ecco l’elenco:

  • Gennaio 2011, Nigeria, al largo del Delta del Niger: 923 km quadrati di superficie contaminata.
  • Agosto 2011, Mare del Nord a 180 km a nord della scozia, 180 tonnellate di greggio riversate in mare.
  • Ottobre 2011, Nuova Zelanda, Bay of Plenty, 350 tonnellate di greggio: sono morti migliaia di pesci e uccelli rari tra cui i pinguini blu.
  • Novembre 2011, Brasile, a 120 km a nord di Rio de Janeiro si riversano in mare 400 mila litri di petrolio.

Quando si parla di inquinamento da detersivi ci dimentichiamo di considerare anche questo inquinamento.

I detersivi tradizionali sono composti da ingredienti di origine petrolchimica.

Non è forse meglio usare detersivi composti da ingredienti di origine vegetale e magari reperiti a km zero?

 

Facendo la doccia con un profumatissimo bagnoschiuma al cetriolo e tè verde con una etichetta bellissima e superbiologica,

pensavo a quanto mi sentivo immerso nella natura…

Poi, ho letto i componenti.

Ed il più amichevole era una cosa che si chiama laurilsolfato di sodio (sodium lauryl sulphate )… altro che cetriolo!

Questa frase l’ho presa in prestito da un amico su Facebook.

Sodium laureth sulfate, Magnesium Laureth sulfate, MEA Laureth Sulfate, Amonium laureth sulfate sono tutti tensioattivi utilizzati in bagnoschiuma, creme, dentifrici e detersivi.

O meglio sono utilizzati in bagnoschiuma, creme, dentifrici e detersivi tradizionali.

In quelli ecologici e biologici Certificati, sicuramente no.

Il sodium lauryl sulfate, come dice il mio amico, è abbastanza amichevole e può essere usato anche nei detersivi ecologici.

Basta fare caso alla parte finale del nome: Laureth e Lauryl non sono la stessa cosa e non sono scritti diversamente per un errore di battitura.

Cosa significano quei nomi nell’etichetta del detersivo?

Il suffisso -yl indica un ingrediente di origine vegetale;

Il suffisso -th indica in tensioattivo di origine vegetale “etossilato”.

In pratica alla parte vegetale è stata aggiunta una componente chimica.

Non si giudica un libro dalla copertina, una persona dall’aspetto fisico e un prodotto, sia esso un sapone, una crema o un detersivo, dall’aspetto dell’etichetta, casomai è il contenuto dell’etichetta che conta.

La parte importante di una etichetta di creme, saponi e detersivi è l’INCI name.

Ossia quella parte dove sono elencati tutti gli ingredienti del prodotto.

Sono elencati in ordine decrescente dall’ingrediente contenuto nella percentuale più alta e via via fino a quello contenuto in percentuale più bassa.

L’INCI name è scritto in inglese e non è sempre di facile comprensione: ethylhexyl glycerin, lauryl glucoside, disodium edta, methylparaben, sono parole che dicono ben poco sulla bontà o meno dell’ingrediente.

Ci corre in aiuto il Biodizionario (www.biodizionario.it).

Basta inserire l’ingrediente trovato nell’INCI name del prodotto, premere invio e comparirà un semaforino che indica se l’ingrediente è ecologico, così e così o da evitare (a proposito, i primi due elencati a inizio frase sono buoni e i secondi proprio no).

L’INCI name è già obbligatorio nelle etichette di creme, saponi, bagnoschiuma e shampoo ma non in quelle dei detersivi.

I produttori di detersivi ecologici (veri Detersivi Ecologici e non solo quelli con ingredienti di origine vegetale) inseriscono per trasparenza l’INCI name dei propri prodotti in etichetta già da qualche tempo.

Provate a controllare gli ingredienti di detersivi tradizionali e vedrete se trovate qualcosa.

Buona fortuna!

L’impronta ecologica è un indice statistico che misura quanta terra è necessaria per sostenere ognuno di noi con il proprio stile di vita.

In realtà la faccenda è un po’ più complessa ma ci basta questo per la nostra riflessione.

L’impronta ecologica ci dice se il nostro livello di consumo di risorse è sostenibile o meno.

In altre parole i nostri consumi vengono convertiti in superficie terrestre e marina necessaria a produrre i beni che consumiamo e ad assorbire i rifiuti che produciamo.

L’impronta ecologica dell’Italia è 4,15 ettari a persona, compresi i bambini.

Anche i bambini piccoli hanno una impronta ecologica molto alta; basta pensare a quanti rifiuti producono i loro pannolini usa e getta.

Sarebbe una buona pratica utilizzare pannolini lavabili o almeno pannolini usa e getta biodegradabili e compostabili. Questi ultimi possono essere smaltiti insieme ai rifiuti organici trasformandosi quindi in compost utile all’agricoltura.

Tornando all’impronta ecologica di ogni singolo italiano, proviamo a fare due conti.

In Italia siamo circa 61 milioni e disponiamo di 301.230 km quadrati. Abbiamo a disposizione 0.49 ettari a persona.

Ma abbiamo detto che la nostra impronta ecologica è 4,15 ettari.

Ci vuole in sostanza la superficie di otto Italie per produrre ciò che in un anno consumiamo.

La superficie dell’Italia non si allarga, forse è il caso di restringere i consumi?

Qualcuno questo termine l’avrà già sentito, altri avranno visto il marchio sull’ etichetta di qualche detergente sconosciuto, altri l’avranno visto impresso nella porta d’ingresso dell’albergo del soggiorno estivo al mare, o nella brochure pubblicitaria dell’hotel che ci invita a fare la settimana bianca in mezzo alla natura e alla neve… ma molti ancora non sanno cos’è.

Cosa significa Ecolabel

Ecolabel è il Marchio Ecologico Europeo che aiuta il consumatore a distinguere i prodotti e i servizi che presentano un minor impatto sull’ambiente durante l’intero ciclo di vita, cioè in tutte le fasi di esistenza del prodotto. Il Marchio rappresentato dal Fiore, è quindi una garanzia della qualità ambientale dei prodotti e dei servizi che lo espongono.

Ma basta il marchio Ecolabel per definire un detersivo ecologico?

In effetti molti enti certificatori partono proprio dalla normativa Ecolabel per redigere il proprio disciplinare per la certificazione. Ma solitamente vanno oltre e richiedendo anche altre caratteristiche per certificare un detersivo come “ecologico”.

Ecolabel non certifica che gli ingredienti siano naturali o di origine vegetale, come ad esempio fanno ICEA e AIAB.

Se vogliamo parlare di pulizie ecologiche non possiamo che partire da questo concetto: non basta che il prodotto sia certificato Ecolabel, ma deve essere ottenuto da ingredienti di origine vegetale.

Dobbiamo poi riassumere il nostro comportamento in tre regole fondamentali:

  • Cercare, comprare e usare prodotti ecologici
  • Evitare l’uso di carta usa e getta
  • Favorire l’utilizzo di panni in microfibra riutilizzabili

Tenete presente che se durante le vostre prossime vacanze, vi troverete con i vostri amici in Strutture Ecolabel con il relativo Marchio, potrete fare bella figura spiegando loro di cosa si tratta.

 

 

Chi fuma inquina?

Certo che sì, viene da dire.

Ma con questa affermazione ci limitiamo forse a quella parte di inquinamento che viene prodotta dal fumatore che ci sta a fianco e che inquina appunto l’aria attorno a noi.

Ma forse è il caso di non fermarsi a questo aspetto superficiale.

A inquinare è l’atteggiamento stesso dei fumatori.

So che è una dichiarazione che può dare fastidio ma dopo quello che state per leggere sarà difficile essere in disaccordo.

Avete mai visto un fumatore mangiarsi il mozzicone di sigaretta dopo averla fumata? Non credo.

Oppure, avete mai visto un fumatore spegnere la sigaretta e gettarla in un contenitore per rifiuti tossici? Credo proprio di no.

In realtà, è già difficile che la sigaretta venga spenta e gettata in una spazzatura normale, idem per la plastica che avvolge il pacchetto, o il pacchetto stesso.

Ma cosa c’entra una sigaretta con i rifiuti tossici? Lo vediamo subito.

Una sigaretta contiene 4000 sostanze inquinanti diverse.

Le più conosciute sono:

  • Nicotina;
  • Benzene;
  • Ammoniaca:
  • Acido cianidrico;
  • Polonio-210 (che è un composto radioattivo);
  • Acetato di cellulosa (contenuto nel filtro).

Ricapitolando: la sigaretta contiene 4000 sostanze inquinanti, che passano per il filtro e in buona parte vi rimangono.

E il mozzicone dove lo buttano la maggior parte dei fumatori? Bravi, a terra!

Proviamo ora a fare un po’ di conti.

Quanti sono i fumatori solo in Italia? 13 milioni.

E quante sigarette fumano? Una media di 15 sigarette al giorno per un totale di 72 miliardi di cicche all’anno.

Questi miliardi di mozziconi finiscono abbandonati per strada, nelle fogne, nei torrenti e nei fiumi.

E anche in mare.

Basta pensare che il 40% dei rifiuti presenti nel mare Mediterraneo sono mozziconi di sigaretta.

Tradotto in tonnellate di inquinamento fanno:

  • 324 tonnellate di nicotina;
  • 1440 tonnellate di catrame;
  • 12240 di acetato di cellulosa;
  • 1800 tonnellate di composti organici volatili.

Una normativa del 2015 riguardante questo tema, entrata in vigore nel 2016, regolamenta il divieto di gettare questo rifiuto tossico per terra, ma nonostante questo, non è ancora purtroppo in uso da parte delle forze dell’ordine di attuare misure risolute perché venga rispettata.

Nell’attesa che questo accada, alcuni Comuni hanno distribuito dei piccoli posacenere tascabili, ma per il resto sta ai singoli fumatori assumere un comportamento responsabile in difesa della propria salute e della salute altrui.

(Fonte ENEA)

Quanto inquina una lavatrice?

Te lo sei mai chiesto?

La risposta è semplice: L’equivalente del volume di 6 autobus!

Ma andiamo con ordine: lo spunto per la riflessione parte da questo episodio.

Problemi allo scarico della lavatrice.

Telefonata all’idraulico.

Arriva e sistema in due secondi.

Bisogna sostituire questo e quello ma non ho i ricambi con me.

Ti metto il tubo di scarico nel lavandino.

Ripasso dopodomani.

Intanto puoi usare la lavatrice senza problemi. Grazie.

Si, vero ma… Al lavaggio successivo mi sono potuto vedere per bene il colore dell’acqua di scarico.

Hai mai visto l’acqua di scarico della lavatrice?

È un liquido biancastro, bluastro o rossastro, schiumoso al limite del cremoso.

Cosa c’è in quell’acqua?

E dove va a finire?

Va a finire in torrenti, fiumi, laghi e mari. E quanto è tossica questa miscela di acqua, detersivo e coloranti?

Quanto inquiniamo ogni volta che facciamo una lavatrice?

O laviamo i piatti, mettiamo la lavastoviglie, puliamo il water, ecc

Nel sistema di certificazione Ecolabel, e in quelli che ad esso fanno riferimento, come quello di BIOCERTITALIA, tale valutazione  avviene mediante il calcolo del Volume Critico di Diluizione VCDtox.

Si calcola la  quantità di acqua minima necessaria per rendere innocua una dose standard di detergente per gli organismi acquatici.

Il  VCDtox medio del detersivo tradizionale è 300.000.  Servono cioè 300mila litri di acqua per rendere nullo l’effetto inquinante di una dose di detersivo utilizzato per il lavaggio in lavatrice. Ovvero, come anticipavamo, una quantità analoga a quella che servirebbe per riempire completamente sei autobus!

Per BEIPANNI, il detersivo per bucato a mano e lavatrice Verdevero.it, invece, bastano solo 56mila litri. Una quantità, cioè ben 6 volte inferiore!

Ti sembra poco?

Dovrò spiegare alla mia vicina di casa che quell’aggeggio che ha attaccato alla spina elettrica del condominio e che emana uno sgradevolissimo odore di fragola, ribes, ciliegia, fiori rossi, more e lamponi, è anche cancerogeno.

Emana un odore indefinibile simile all’odore del gas.

Lei lo accende e io lo spengo.

Lei chiude la porta per mantenere la calda aria inquinata all’interno del vano scale e io la riapro per far passare un po’ di aria fresca che mi aiuti a non sentirmi nauseato da quell’odore orribile.

Altroconsumo ha lanciato un vero e proprio atto d’accusa nei confronti dei deodoranti per la casa, siano essi: candele, diffusori elettrici o spray ma anche nei confronti dei profumi dei detersivi che si utilizzano per le pulizie.

Per valutare l’impatto sulla salute e sull’ambiente sono stati analizzati in totale 76 prodotti di cui 27 distribuiti sul mercato italiano.

  • Diossina;
  • paradiclorobenzene;
  • formolo;
  • acroleina;
  • formaldeide;
  • acetaldeide;
  • benzene;

sono solo alcune delle sostanze chimiche inquinanti contenute in questi profumatori.

Disturbi all’apparato respiratorio, digerente e al sistema nervoso ma anche dermatosi e cancro sono gli effetti tossici noti dei composti organici volatili (COV).

Ma quali sono gli effetti non ancora noti o studiati di questi composti?

Cos’altro ci dobbiamo aspettare?

Spesso le concentrazioni di COV come benzene, stirene, eteri glicolici o aldeidi nelle stanze in cui si usano prodotti deodoranti risultano maggiori di quelle misurate nell’aria di una strada a grande traffico di automobili.

Ma come mai allora questi prodotti così pericolosi possono essere immessi in commercio?

I produttori di profumi per ambienti e affini solitamente si limitano a testare gli effetti irritanti sulla pelle, e non sulla tossicità in generale, né sugli effetti a lungo termine dell’utilizzo di simili prodotti.

Ma cosa fare allora per evitare di inquinarci l’aria di casa?

Altroconsumo ha pensato a 5 piccoli cambiamenti che permetterebbero a tutti di avere coscienza di cosa sia meglio acquistare o non acquistare.

In breve propone:

  • che tutte le sostanze chimiche presenti in questi prodotti siano sottoposte a test tossicologici prima che sia autorizzata la vendita di tali deodoranti per casa;
  • che le sostanze irritanti e allergeniche, quando presenti, siano dichiarate in etichetta;
  • che siano ritirati dal mercato i deodoranti per ambiente che rilasciano sostanze cancerogene;
  • che sia obbligatoriamente stampata su ogni prodotto la frase “non utilizzare in presenza di bambini, asmatici e donne incinte”;
  • siano sanzionati e ritirati i messaggi pubblicitari ingannevoli che dichiarano che tali prodotti “purificano l’aria”.

Io, alla mia vicina, propongo di buttare una volta per tutte quella piccola macchinetta elettrica e di lasciarmi respirare in pace.

“Lo scorso 15 novembre il Consiglio ha accettato la proposta del Parlamento europeo

di una direttiva che imponga la riduzione dei fosfati nei detersivi per lavatrici e lavastoviglie

e la discussione per l’approvazione è stata fissata a metà dicembre.”

Lo scrive Adnkronos il 29/11/11 intitolando l’articolo “Fosfati nei detersivi per lavatrici, l’Italia fa il bucato senza inquinare l’ambiente”.

L’inquinamento dell’acqua

Continua l’articolo […] “I fosfati sono ingredienti utili per le operazioni di lavaggio” […]

Ma essendo anche nutrienti per la vegetazione, se finiscono nei bacini chiusi, possono provocare una fioritura abnorme di alghe che può ridurre la quantità di ossigeno.”

Vista così la situazione non è poi così grave, anzi i fosfati sono anche nutrienti!

Ma vediamo di capirne un po’ di più!

Wikipedia alla voce “fosfato” scrive:

[…] “l’uso eccessivo di fosfati, con il trasporto delle acque, può causare un serio inquinamento da fosfati,

con conseguente eutrofizzazione delle alghe e deficit di ossigeno nelle acque” […].

CLICCA QUI PER L’ARTICOLO COMPLETO

“Eutrofizzazione” sta a indicare l’eccessivo accrescimento o aumento degli organismi vegetali acquatici che si ha per effetto della presenza nell’ecosistema di dosi troppo elevate di sostanze “nutrienti” come appunto i fosfati.

Ma allora questi fosfati in eccesso sono un bene o un male?

In fin dei conti aumentano le alghe, mica male no?

Diciamo subito che la proliferazione di alghe è considerato un grave fenomeno di inquinamento.

L’enorme quantità di vegetazione acquatica non viene più smaltita dagli organismi acquatici primari con conseguente aumento dell’attività batterica e consumo di ossigeno.

Inoltre, quando le alghe muoiono vi è una conseguente forte diminuzione di ossigeno a causa della loro decomposizione ed i processi di putrefazione e fermentazione associati liberano grandi quantità di ammoniaca, metano e acido solfidrico, rendendo l’ambiente inospitale anche per altre forme di vita.

Per arrivare ai casi estremi come quelli verificatisi nell’estate 2011 in Bretagna: CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ.

Dal 26 luglio al 4 agosto 2011 sono stati recuperate le carcasse di 36 cinghiali più un numero imprecisato di nutrie, gabbiani e animali selvatici.

L’istituto nazionale per gli studi ambientali francese ha confermato che i decessi erano causati dalle alghe killer che hanno invaso le coste fino a qualche anno prima meta di vacanze.

I detersivi biologici certificati NON contengono fosfati e allo stato attuale delle cose rimangono l’unica scelta veramente ecologica.

OPS! Questo metodo é un po’ datato, ti consigliamo di leggere una soluzione più efficace ed ecologica qui: https://www.verdevero.it/profumare-bucato-evitando-irritanti-profumi-sintesi/

 

A chi non è capitato di lavare gli asciugamani, stenderli ad asciugare e raccoglierli leggermente profumati… di umido?

Per non parlare di come diventa quell’odore dopo pochi minuti nel secchio con gli altri panni  o, per chi ha poi avuto il coraggio di riporli senza lavarli e asciugarli nuovamente, che profumo avevano dopo qualche giorno nell’armadio?

Dai, dite la verità, una volta nella vita è capitato a tutti!  Una sola volta?

E quanti di voi si sono chieste come fare a scongiurare questo fattaccio? Tu che leggi sicuramente sì. Altrimenti perché continueresti a leggere?

E va bene, ti svelo il segreto, la soluzione c’è: gli OLI ESSENZIALI.

Aggiungi dell’olio essenziale biologico nella vaschetta della lavatrice, meglio se lo aggiungi nella vaschetta dell’ammorbidente.

Contribuirai così a diffondere nella tua biancheria e nei tuoi capi un aroma naturale, fresco e salubre.

È chiaro che il profumo del detersivo biologico che utilizzi dovrebbe essere neutro.

Ricorda che ciascun olio essenziale ha caratteristiche e qualità peculiari.

La scelta può essere fatta in base alle tue preferenze di aroma, ma puoi anche prediligere un olio per gli effetti sul corpo e sulla mente.

Ad esempio:

  • l’olio essenziale di lavanda è un ottimo tranquilizzante del sistema nervoso, calma l’ansia e l’agitazione;
  • l’eucalipto, la menta e il timo sono antisettici e deodoranti, tranquilizzano e regolano il respiro;
  • gli oli essenziali di agrumi rasserenano l’umore e diffondono senso di pulito.

Qui potrai trovare alcuni mix di oli essenziali per il tuo bucato e soprattutto le loro principali caratteristiche e utilizzi.

 

Hai mai provato gli OLI ESSENZIALI per profumare il bucato? Ti consiglio di farlo…

Cosa ne pensi?

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Detersivi e salute di chi vive in casa: è già un bel rebus.

Detersivi e sicurezza dei bambini: il rebus diventa un autentico problema, di portata quotidiana.

Se è vero, infatti, che metalli pesanti, composti organici volatili (COV) e diverse sostanze chimiche presenti nei composti rappresentano una discreta minaccia per la pelle.

Detersivi e sicurezza dei bambini

L’apparato respiratorio e altre funzioni di coloro che dispongono di difese collaudate e hanno coscienza dei comportamenti virtuosi richiesti;

nel caso dei piccoli questi agenti costituiscono un’autentica Spada di Damocle.

Lo dicono per primi i dermatologi:

“ […] Il lavaggio degli indumenti di un bambino piccolo deve […] assicurare che, nei capi lavati, non rimangano tracce di detersivi, spesso irritanti per la pelle ancora molto delicata del bebè.”

(Fonte: dottor Guido Pertua, “L’igiene della biancheria del bambino”).

Sono imputati in questo caso i detergenti per bucato, che chiamano a loro volta sotto accusa, per esempio:

anche le sostanze usate per dare una certa profumazione al prodotto, le quali possono provocare problemi di bronco costrizione.

Ancora più inquietanti gli interrogativi posti dai detersivi per i pavimenti e le superfici.

Gli adulti non si muovono per casa “gattoni”, i bambini sì: cosa ingeriscono portando le dita alla bocca? Semplice: EDTA, parabeni, perossidi, sbiancanti ottici, ecc.

Occorre infine osservare come, molto semplicemente, spesso in ciascuna delle nostre case decine di prodotti, più o meno utili o addirittura inutili:

fanno bella vista di sé spesso allineate proprio nel posto più pericoloso (sotto il lavandino in cucina o sopra la lavatrice: luoghi alla piena portata dei più piccoli).

L’avvelenamento rappresenta infatti la seconda causa di incidente nei bambini tra 0 e 14 anni e i casi riconducibili ai prodotti per la casa ammontano al 20% del totale.

(Fonte: http://www.amicopediatra.it)

Ciascuno tra questi profili di rischio per i più giovani componenti delle nostre famiglie potrebbe essere lungamente approfondito, insieme a molti altri non menzionati.

Ma già da un primo e superficiale esame appare evidente come la scelta dei detersivi sia tutt’altro che indifferente… al fine di limitare rischi piccoli e grandi per i piccoli di casa.

Come fare meglio quindi?

Per il loro bene, meglio prestare un poco d’attenzione in più e:

  • affidarsi a prodotti ecologici;
  • realizzati con ingredienti di origine naturale;
  • quanto più possibile innocui in fatto di allergie;
  • testati per la presenza delle sostanze più pericolose.

Più che un’opzione come altre, si tratta di un imperativo nel “loro” esclusivo interesse.