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Oggi vogliamo parlarvi di come pulire tappeti e tende: annoso dubbio di sempre, come li pulisco?

In commercio, ovviamente, abbondano numerosissimi prodotti per detergere questi due elementi decorativi della casa. Il risultato di queste pulizie domestiche è spesso dubbio e difficoltoso, sarà colpa della lavatrice? Del detersivo poco potente? E come mai tutte quelle grinze e quel grigiore sulle tende?

Questo vale ovviamente per tessuti di buona qualità: le tende e i tappeti a basso costo, di solito in materiali sintetici, non presentano queste problematiche. Li metti in lavatrice col peggiore dei detersivi e loro usciranno già stirati dall’oblò!

Ma vediamo nello specifico come procedere con tappeti e tende.

I tappeti si trattano così: si aspira per bene lo sporco e, successivamente, si cosparge la superficie con bicarbonato a pioggia. Per una copertura omogenea della superficie, stendere il bicarbonato con le mani nei punti vuoti. Lasciare agire per tutta la notte.
Il giorno dopo, aspirare di nuovo con l’aspirapolvere: il bicarbonato deterge e toglie gli odori.
Per togliere gli odori dai tappeti, consigliamo anche l’aceto: basta strofinarvi sopra un panno con acqua e aceto al 50%.

Le tende vanno lavate con pochissimo detersivo, meglio se biologico ed ecologico, molto più delicato dei tradizionali. Se sono particolarmente sporche si fa un ammollo prima.

In realtà sono proprio i residui dei detersivi che rovinano maggiormente le tende. L’ammorbidente non si mette: non serve a niente se non a depositarsi nelle fibre rovinandole definitivamente.
Per togliere i residui di detersivi si risciacqua due volte, riportando la lavatrice all’ultimo risciacquo prima che parta l’ultima centrifuga.

Se vuoi scoprire i giusti prodotti per passare alle eco pulizie e non rovinare le fibre clicca qui sotto:

GREENBOX: 12 detersivi ecologici per la pulizia di tutta la casa

Acido citrico ammorbidente: scopriamo come usarlo risparmiando un sacco di soldi.

Tornare all’essenziale in materia di pulizie  è quantomeno indispensabile se si vuole approcciare una scelta ecologicamente corretta. Meno consumo, meno imballaggi, meno trasporti, minor rilascio di CO2 nell’ambiente che inizia ad essere seriamente stufo dei suoi figliocci.

Allora occorre attivarsi e tornare a conoscere quei segreti che ci permetteranno di risparmiare anche monetariamente parlando: quei rimedi prendo uno e uso 3…

Ma esistono davvero?

Ci sono buone notizie in merito: noi ne abbiamo scoperta una e si chiama acido citrico.

Questa finissima polvere bianca è uno degli acidi più diffusi negli organismi vegetali. Il succo di limone ne contiene il 5-7% e l’arancia l’1% circa, è presente in quasi tutta la frutta, nei legni, nei funghi, nel tabacco, nel vino e persino nel latte. Un tempo l’acido citrico si ricavava dal succo di limone (da qui il nome Citrus).

I suoi utilizzi sono tra i più svariati: ha un’azione anticalcare se diluito in acqua distillata, come ammorbidente eco-sostenibile per il lavaggio in lavatrice e disincrostante per la lavatrice. Nei detersivi viene impiegato per ridurre la durezza dell’acqua.

 

 

Qui vediamo come usarlo come AMMORBIDENTE

PREPARAZIONE DELL’AMMORBIDENTE A BASE DI ACIDO CITRICO AL 15% PRONTO ALL’USO

  • Versare 150 gr di acido citrico nel flacone da 1 litro
  • Aggiungere 1 litro di acqua demineralizzata
  • Puoi decidere di utilizzare 30 gocce di profumante a base di olio essenziale biologico Verdevero.it (aumenta o diminuisci a piacere la dose di profumante a seconda dei tuoi gusti).

Modalità d’uso

Versare l’ammorbidente a base di acido citrco nella vaschetta dell’ammorbidente della lavatrice.

Dosi consigliate in ml per un bucato di 4-5 Kg

Acqua dolce e media 100ml di ammorbidente a base di acido citrico

Acqua dura 150ml di ammorbidente a base di acido citrico

 

Mangiando un vasetto di yogurt naturale e biologico, questa mattina ci siamo chiesti come fosse giunto nei nostri frigoriferi e a quali condizioni/costi.

In mezzo alle sempre più sconvolgenti notizie sul terremoto, abbiamo anche trovato dei dati interessanti sulla produzione di yogurt. Due fatti così lontani tra loro…

Un vasetto di yogurt industriale e acquistato attraverso i circuiti commerciali, per arrivare sulla tavola dei consumatori, percorre da 1.200 a 1.500 km, costa 10 euro al litro, necessita di contenitori di plastica e di imballaggi di cartone, subisce trattamenti di conservazione che spesso non lasciano sopravvivere i batteri da cui è stato formato (e allora perché lo si deve mangiare?).

Un vasetto di yogurt acquistato nella grande distribuzione è, quindi, causa di emissioni di Co2, consuma fonti non rinnovabili e fossili, produce rifiuti.

Ma lo yogurt lo si può anche autoprodurre: i suoi fermenti lattici freschi arricchiscono la flora batterica intestinale e fanno evacuare meglio, la qualità della vita migliora e anche il portafogli ringrazia sia perché lo yogurt si produce in casa, sia perché non occorre più comprare purganti.

Tutto questo comporta una diminuzione della domanda di merci e del prodotto interno lordo: anche i purganti giungono nelle abitazioni grazie ad autocarri e tir che percorrono chilometri e chilometri, utilizzando carburante e inquinando.

Tutti problemi ai quali si potrebbe sopperire autoproducendosi lo yogurt.

La diminuzione dei rifiuti e della domanda di yogurt e di purganti prodotti industrialmente, comportando anche una riduzione della circolazione degli autotreni che li trasportano, garantisce una maggiore fluidità del traffico stradale e autostradale.

La qualità della vita migliora autoproducendosi lo yogurt.

La diminuzione dei camion circolanti su strade e autostrade diminuisce statisticamente i rischi d’incidente, facendo diminuire sia le spese ospedaliere, farmaceutiche e mortuarie, sia le spese per le riparazioni degli autoveicoli incidentati e gli acquisti di autoveicoli nuovi in sostituzione di quelli non più riparabili.

La qualità della vita migliora autoproducendosi lo yogurt.

Il gioco dello yogurt si potrebbe applicare a moltissimi altri generi di prima necessità: al pane, alle marmellate, alle passate, alle torte e ai biscotti, ai latti vegetali e anche alle fonti energetiche.

Provate a farlo! È un’ottima occasione per documentarsi e aprire la strada del ragionamento.

Lo spunto alla riflessione è sempre e comunque il medesimo: abbiamo delegato il nostro cibo a persone di cui non conosciamo niente, a tir e autocarri, alle multinazionali del petrolio, della chimica agricola e dell’allevamento.

A ben pensarci, non è poi così vero che il terremoto con lo yogurt non c’entra niente.

Se vi siete stufate di un capo d’abbigliamento o un accessorio che avete nell’armadio, ma non volete gettarlo, in vostro aiuto potrete chiamare la natura.
A portarlo a nuova vita saranno i colori naturali e la bella notizia è che, in questo post, vi insegneremo a farveli con le vostre manine, grazie a frutta, verdura, spezie, sale e aceto.
Innanzi tutto per le colorazioni dovrete considerare le scalature: se avete un capo nero, nero rimane! Se lo avete giallo potrete puntare all’arancio, se beige verrà bene il marrone e così via.
La prima cosa da fare è, quindi, scegliere un colore e procurarsi gli elementi vegetali che doneranno al vostro capo d’abbigliamento o accessorio quella tonalità. Ecco i colori che potrete ottenere a partire dalle sostanze vegetali.

Tingere i tessuti con la Natura

Giallo/arancio
La pelle delle cipolle dorate, la curcuma, il frutto del fico d’India, la radice della sanguinaria che vi donerà toni tendenti al rosso, la scorza d’arancia, la bardana, la calendula, la dalia, le foglie dell’eucalipto, la paprika, la ruta siriana, le foglie del salice, il sedano, i fiori di tarassaco, lo zafferano.
Toni di beige/marrone
La crusca d’avena, il caffè macinato, i ricci di castagne, ghiande, le bacche di ginepro, l’henné, il mallo di noce, la romice, il tè.
Toni di blu/viola
La corteccia dell’acero rosso, il cavolo rosso, la radice del cedro rosso, le radici del ciliegio, l’indigofera, il mirtillo, la mora, i fiori di papavero, l’uva rossa.
Toni di rosso
La barbabietola, il karkadè, il cinorrodo della rosa, i frutti dello scotano per una tonalità di rosso molto leggera, la radice del tarassaco, il peperoncino.
Toni di grigio/nero
Le radici dell’iris, il baccello della carruba.
Toni di rosso/viola
Le bacche della fitolacca, i fiori di ibisco.
Toni di verde
L’artemisia, la pelle delle cipolle rosse, l’erba e i frutti del melograno per tonalità che virano al giallo, l’ortica, la radice della piantaggine, la salvia, gli spinaci.
Toni di rosa
La ginestra, le radici del susino, le foglie della cipolla rossa di Tropea o di Certaldo, le amarene, le ciliegie, le fragole, i lamponi rossi, la lavanda, le rose.

Per tingere si possono anche utilizzare foglie di scarto della verdura come quelle dei carciofi o del cavolo, ma anche spezie di ogni genere: il trucco è tentare.

Cosa serve?
Piante, fiore, radici, spezie;
sale e aceto;
pentole che utilizzerete soltanto per le vostre tinture;
cucchiaio di legno e altri attrezzi normalmente presenti in cucina;
guanti di gomma.

Preparazione del colore
Tagliare le piante in piccoli pezzi, le radici, le cortecce e le ghiande si tritano in pezzi di dimensioni molto piccole.
Coprite l’elemento vegetale prescelto d’acqua in quantità pari al doppio del loro volume e portare a bollore, mescolando con il cucchiaio di legno. Fare bollire per un’ora a fuoco molto lento. Lasciare raffreddare completamente.
Vi consigliamo di fare questa azione di sera, in modo che le erbe o le radici possano rimanere a bagno tutta la notte. Questo piccolo trucchetto serve per ottenere tonalità più intense e forti.
La mattina seguente, con i guanti di gomma indossati, filtrate l’acqua colorata e spremete le erbe affinché esca tutto il colore.

Preparazione dei tessuti alla tintura
Le stoffe che vi consigliamo di tingere sono quelle che non vengono danneggiate dalla bollitura; i vestiti o gli accessori che deciderete di tingere non devono avere macchie che verranno, nel caso, amplificate dal colore, le lane si tingono in matassa e non in gomitolo.
I colori naturali danno il loro meglio su tessuti naturali quali cotone, lino, seta, lana e meglio ancora se leggeri.
I tessuti o i capi prima di essere tinti vanno immersi in un mordente per circa un’ora. I mordenti, solitamente, sono miscele chimiche, ma noi vi proponiamo due soluzioni ecologiche ed economiche.

Soluzione per mordente all’aceto
1 parte di aceto bianco
4 parti di acqua fredda

Questa soluzione è indicata per la preparazione di tinture a base di fiori, foglie e vegetali.
Immergete i capi nella soluzione e bollire per 1 ora.

Soluzione per mordente al sale
1 parte di sale
16 parti di acqua fredda

Questa soluzione è indicata per la preparazione del colore a base di bacche o frutta. Immergete i capi nella soluzione e bollire per 1 ora.

Una volta bollito nel mordente, sciacquate il tessuto in acqua fredda. A questo punto porrete il vostro tessuto nella pentola con il colore ormai freddo. Portate a ebollizione e lasciate bollire piano per 1 ora o fino a quando il colore ottenuto sarà quello desiderato (tenete presente che il colore da asciutto risulta sempre più chiaro).
Svuotate il colore bollente dalla pentola e aggiungere acqua fredda per abbassare la temperatura. Sciacquate il tessuto con acqua fredda fino a che il colore smette di uscire. Stendete all’aria aperta, possibilmente non al sole, e far asciugare. Il colore tiene più a lungo se lavato, anche successivamente, in acqua fredda.

Quantità approssimative
Si utilizzano circa 100 gr. di fiori, foglie o bacche per ogni 100 gr. di tessuto da colorare.
200/250 gr. di scorze o cortecce per ogni 100 gr. di tessuto da colorare.
60 gr. di spezie coloranti, tè o caffè per ogni 100 gr. di tessuto da colorare.

 

Oggi vogliamo svelarvi qualche piccolo segreto per risparmiare sul bucato: questi trucchetti venivano utilizzati, ancora una volta, dalle nostre nonne che facevano di necessità virtù.

Trucchetti salva bucato

Allora il concetto di low cost non esisteva, piuttosto era la regola! E questi piccoli rimedi, oltre a essere economici, erano e sono anche ecologici, salutari e rispettosi per la persona.

Per una lana morbida e non infeltrita
Lasciate gli indumenti di lana per 1 giorno in acqua e succo di limone (2 limoni per ogni litro d’acqua).

Seta lucente
Sciacquarla con acqua fredda a cui dovrete aggiungere, per 1 litro d’acqua, 2 cucchiai di latte e qualche goccia d’acqua ossigenata.

Riciclare per lavare
Seta, lana e delicati si possono lavare riciclando l’acqua di cottura dei cereali. L’amido contenuto dona lucentezza e morbidezza.

Ravvivare i colori
L’acqua dove è stato bollito un sacchetto di crusca ravviva i colori di seta e cotone.

Acqua e succo di limone per la seta
Non maltrattate la vostra seta! Per ravvivarla insaponatela, sciacquatela e lasciate a bagno per qualche ora in acqua e succo di limone.

Il bicarbonato per il cachemire
I pullover di cachemire si possono mantenere belli aggiungendo un cucchiaio di bicarbonato nell’acqua di risciacquo.

Il nero sempre più nero
Per mantenere a lungo brillante il nero della lana, utilizzate l’acqua di bollitura degli spinaci per lavarla. Oppure, fate bollire dell’edera nell’acqua e poi immergete e lavate i vostri maglioni di lana nera.

Contro l’infeltrimento della lana… le patate!
L’acqua tiepida con l’aggiunta di patate crude grattugiate evita l’infeltrimento della lana. Importante sciacquare bene!

Per pizzi e merletti il riso…
L’acqua di cottura del riso fa acquistare freschezza e dono appretto a centrini e pizzi.

… E il tè!
Pizzi e centrini si colorano di ecru intingendoli nel tè.

La biancheria delicata
L’acqua di ammollo dei legumi secchi è ottima per lavare la biancheria delicata.

Acqua e aceto per odori sgraditi
L’odore di urina dai tappeti si può eliminare con una soluzione d’acqua e aceto.

Glicerina per i capi di mohair
Se aggiungete 3 gocce di glicerina nell’acqua di risciacquo garantirete delicatezza e morbidezza ai vostri capi di mohair.

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Le donne ne sanno una più del Diavolo.

Se poi chiediamo alle nostre nonne, e se fossero ancora in vita, alle nostre bisnonne, ci direbbero che sì la lavatrice ha fatto loro risparmiare tanta fatica, ma che il bucato come una volta… era tutta un’altra storia!

Il bucato lunare, un bucato spaziale

Prendiamo, ad esempio, le lenzuola: nei tempi che furono, esse venivano lavate nei pentoloni di rame con acqua fatta bollire e lisciva, per poi essere stese ad asciugare, tempo permettendo, sull’erba dei prati (e i prati di allora non erano certo i nostri, sterilmente verdi, senza un fiore o un’erbaccia che comunichi disordine nel manto naturale!).

Adesso li laviamo in lavatrice e se abitiamo in una grande città o il nostro balcone affaccia su strade trafficate, li facciamo pure asciugare in casa.

Ma oltre a questi escamotage, le nostre nonne erano anche delle grandi osservatrici: prima di fare il bucato, contemplavano e studiavano cielo e astri, dando particolare rilievo alla luna.

Pensate che la donna mestruata non poteva fare il bucato (oltre che lavarsi, bagnarsi piedi e mani ai ruscelli, passare nei prati bagnati di rugiada, bere acqua fredda, lavarsi i capelli) perché la biancheria non veniva bella. Le donne non mestruate, invece, il bucato lo facevano ma dovevano cantare affinché i panni diventassero bianchi. Le trasgressioni a questi tabù potevano comportare il blocco del ciclo e un bucato non pulito.

La congiunzione astrale ottimale per fare il bucato era, ed è tutt’ora, ritenuta quella della Luna Calante nei segni d’Acqua (Pesci, Cancro e Scorpione) e poco prima del Novilunio. Le energie sottili che si sprigionano da tale congiunzione astrale e lunare sono in grado di disperdere maggiori sostanze nocive accumulate nei tessuti.

A maggior ragione, quindi, se avrete capi molto sporchi, macchiati di olio ad esempio, il consiglio è proprio quello di attendere la Luna Calante nei segni d’Acqua. Durante questi periodi, poi, lo sporco e i detersivi si sciolgono meglio, per cui il vostro bucato necessiterà di meno quantità di detergente.

In generale, il bucato viene bene quando la luna è calante, ma se lo farete nei segni non d’acqua ricordate che il rischio è quello della troppa schiuma.

Se farete il bucato in Luna Crescente, invece, vi conviene stenderlo immediatamente perché, in caso contrario, prenderà un forte odore di muffa.

Con la Luna Crescente e la Luna in Bilancia se i vostri panni in attesa di bucato saranno depositati al chiuso, potrebbero prendere odore di stantio e sviluppare muffa: vi consigliamo, quindi, contenitori di vimini rivestiti di cotone biologico o contenitori a rete ben areati.

Da evitare è il bucato in Luna Crescente, peggio se in Bilancia, o i giorni di Luna Piena: in questi periodi il vostro bucato non verrà completamente pulito e il detersivo rischia di rimanere attaccato agli abiti, creando allergie soprattutto ai vostri bambini.

Parlando di bucato con diversi amici e conoscenti mi sono trovato a discutere sull’effettiva efficacia di alcuni metodi alternativi di lavaggio quali:

  • Palline magiche
  • Gusci di noce
  • Scaglie di sapone di Marsiglia

Ognuna di queste soluzioni alternative che promette risultati mirabolanti, di fatto non porta i benefici sperati.

In realtà un beneficio lo portano tutte e tre le soluzioni: non inquinano o inquinano molto poco.

Ma non lavano.

E a dirlo non sono io ma un esperto, Fabrizio Zago,  chimico industriale e consulente Ecolabel. Ex insegnante, ha messo a disposizione dell’industria dei detergenti e dei cosmetici le proprie conoscenze sostenendo e promuovendo l’utilizzo di molecole naturali. Attualmente é consulente per molte catene di distribuzione e fabbricanti sensibili all’ecologia.

Nel breve filmato che trovate qui Zago offre importanti consigli per un corretto lavaggio ecologico, ma pone anche l’attenzione sui falsi miti di palline, noci e scaglie lavanti.

Per i pigri che non vogliono guardare tutto il filmato riporto le affermazioni di Zago riguardo ai falsi miti di palline, noci e scaglie di sapone.

“Le prove di laboratorio dimostrano che molto spesso il potere detergente di gusci di noce o palle magiche è pari o molto simile a quello dell’acqua, ossia nullo.
È importante quindi usare alcune accortezze prima di sperimentare le tanto decantate soluzioni alternative come il Sapone di Marsiglia. Non è sufficiente sciogliere nel bucato due cucchiai di fiocchi per ottenere buoni risultati: non tanto in quanto il sapone sia inefficace, ma perché la dose è troppo esigua rispetto alla quantità d’acqua utilizzata e il prodotto, eccessivamente diluito, perde di capacità detergente.”

Se vuoi scoprire i veri detersivi per lavatrice e che non inquinano clicca qui sotto:

>>> https://www.verdevero.it/categoria-prodotto/bucato/

 

 

Come ogni settimana i consigli dell’Associazione Uomini Casalinghi. Questa volta qualche pratico consiglio per le pulizie della cucina.

Per far risplendere di nuovo le posate in acciaio opacizzate dal tempo, provate ad immergerle per cinque minuti in acqua bollente dove avrete sciolto un bel pizzicotto di bicarbonato di soda.

Per pulire a fondo il lavello, passatelo con un bicchierino di aceto bollente a cui avrete aggiunto un bel cucchiaio di bicarbonato di sodio. Diluite in metà acqua e strofinate.

Il vino ha lascito il segno in fondo alla bottiglia? Non lavatela con i detersivi che possono lasciare traccie e odori, ma mettete dentro un bel pugno di sale grosso e poca acqua. Sbattete con forza. I residui se ne andranno. Basterà poi sciacquare bene.

Evitate sempre di lavare le vostre padelle in ferro o i vostri tegami in ghisa. Puliteli con una paglietta in acciaio (asciutta) con un po’ di olio. Quando fosse necessario, asciugateli con cura, poi ungeteli e passateli con un pezzo di stoffa in modo che l’unto si distribuisca ed eviti la formazione della ruggine.

Dopo aver tagliato aglio e/o cipolla, passate una fetta di limone cosparsa di sale sul tagliere per rimuovere odori ed impurità.

Il vecchio giornale è amico delle pulizie. Per semplificare le pulizie, pelate le patate direttamente su un pezzo di giornale vecchio. Una volta terminato la pelatura, basterà chiudere la carta, gettarla, ed il piano sarà subito pronto.

Non lavate mai un matterello (l’umidità potrebbe farlo imbarcare). Pulitelo subito dopo averlo finito di usare con un panno per togliere i residui di farina e pasta

Se il vostro frullatore ha le lame che non si smontano, e voi lo usate per fare il pesto, per pulirlo adeguatamente, mettete all’interno del bicchiere dell’acqua calda saponata e lasciatelo agire per 30 secondi. Sciacquate.

Tegami e piatti in cui sono stati messi latte o uova o formaggio, andrebbero prima sciacquati con acqua fredda e poi lavati in acqua calda saponata. L’acqua calda farebbe infatti “cuocere” gli ingredienti che si attaccherebbero con più vigore all’utensile.

Per pulire le bastardelle o i paioli in rame, non usate mai i composti chimici in vendita. Strofinateli con un composto di sale ed aceto (o limone e sale). In tal modo il verderame e il grasso verranno completamente asportati.

Se avete appena comprato una macchina per tirare la pasta o se non usate la vostra da tempo, prima di riutilizzarla, passate una fetta di mollica di pane più volte fra i cilindri o le lame, in modo da eliminare eventuali depositi di olio o di polvere. 😉

A cura dell’Asuc

Prima di venire a lavorare presso l’EPA, ero una volontaria di Pace in  Mozambico, lungo la costa sud-est dell’Africa.

In casa non avevo l’acqua corrente, ma in un primo momento non è stato un problema perché nella scuola dove insegnavo c’era un pozzo d’acqua e distava solamente 100 metri da casa mia. PRendere l’acqua e portarla in casa non era un problema. Dovevo solo dedicare un po’ di tempo della mia giornata per recarmi al pozzo a raccogliere l’acqua, allo stesso tempo facevo un pò di esercizio fisico, che c’era di male?

Dopo 9 mesi la pompa del pozzo si è rotta, e nessuno è stato in grado di risolvere il problema. Per l’anno successivo della mia permanenza, il più vicino pozzo pubblico sarebbe stato a più di un chilometro di distanza. Camminare 2 chilometri per riempire una tanica di 20 litri di acqua è sarebbe stata una grande perdita di tempo.

Ero ancora fortunata: avevo abbastanza soldi per assumere qualcuno per trasportare la mia acqua, e visto il mio ruolo di insegnate godevo di abbastanza rispetto per cui la gente del villaggio mi prestava la loro acqua ogni qualvolta ne avevano in più.

Ma molte persone non sono così fortunate: L’UNICEF stima che le donne e le ragazze nei paesi in via di sviluppo percorrano in media 6 km al giorno per l’approvvigionamento di acqua. E una volta portata a casa, l’acqua che bevono spesso non è sicura. 2,2 milioni di morti di bambini sono prevenibili attraverso il miglioramento della fornitura di acqua potabile, servizi igienici di base e le pratiche igieniche.

E ‘ facile a volte dimenticare quanto siamo fortunati: girando la manopola di un lavandino esce acqua potabile!

L’EPA (Enviromental Public Agency) per promuovere la necessità di un accesso all’acqua potabile in tutto il mondo, sta organizzando una passeggiata di 6 km, la “Giornata della Terra e dell’Acqua” in modo da far riflettere le persone sulla distanza media che una donna in un paese del terzo mondo deve percorrere ogni giorno per portare a casa l’acqua potabile per la propria famiglia.

Non importa dove siete e di quanta acqua disponiate, potete fare la vostra parte per risparmiare l’acqua in casa. Ricordatelo.

Liberamente tratto da blog.epa.gov

C’è il sole, l’aria è frizzante, i fiori trattengono a stento le proprie gemme alla primavera e voi… Chiuse in camera con l’ossessione delle tarme e un letto straripante di abiti da riporre. Non perdetevi d’animo, mettete un sottofondo di buona musica (è fondamentale per lo spirito) e via ai lavori.
Indumenti: che siano tutti puliti e inodori; le tasche svuotate di tutto: una carta di caramelle o un fazzoletto dimenticati stuzzicherebbero la voracità delle tarme. Spazzolate l’interno dei risvolti dei pantaloni, ricettacoli di polvere e minuscoli frammenti di cibo.
Manutenzione: il cambio di stagione è anche il momento ideale per dare un’occhiata a orli, fodere, occhielli e bottoni intervenendo dove è necessario.

Capi in pelle: è consigliabile passarli con un panno inumidito solo di acqua fredda. Alcuni consigliano l’aggiunta di latte: asciugandosi, opacizza i capi.

Camoscio: per sua natura molto delicato, va trattato usando spesso l’apposita spazzola con setole di para anche quando lo si indossa, e fatto lavare non più di una volta all’anno.

Calzature: se necessario, fate sistemare tacchi e suole, pronte all’uso; pulitele, lucidatele e riponetele con le apposite forme o con le punte imbottite con fogli di giornale appallottolati. Le scarpe di vernice vanno lucidate prima con un batuffolo intriso d’olio d’oliva, poi con un panno di lana.

Pulizia dell’armadio: lavate gli interni con uno panno imbevuto d’acqua e una goccia di detersivo per piatti (uno sgrassante fenomenale); fate areare per qualche ora e, una volta asciutto, passate l’aspirapolvere negli angoli di ripiani e cassetti. Se l’armadiatura, vecchia o d’epoca, presenta all’interno delle asperità che potrebbero danneggiare i capi, foderatela con della carta (non autoincollante, ma fissata con puntine da disegno). In caso contrario, lasciate l’interno sfoderato: eviterete che si annidino bestioline indesiderate tra foglio e ripiano.

Infine, altri due consigli: tenete sempre a portata di mano due maglioni passe-partout, di due pesi diversi, utili per improvvisi sbalzi di temperatura; nel caso in cui alcuni indumenti vi sembrassero ormai datati, riponeteli ugualmente perché la moda ha memoria lunga! Tutto torna e i modelli del passato, anche recente, potrebbero trasformarsi in un vintage decisamente invidiabile.

Fin qui, direte, che c’è di nuovo? Dove stanno i trucchi? E i consigli così preziosi? Eccovi accontentate. Alzate un po’ il volume della musica, pronte a tuffarvi in un mondo di profumi.

Volete un antitarme efficace che non sia né canfora né naftalina? Allora ricorrete alle apposite tavolette di legno di cedro, non trattato, o di cembro (conifera simile al pino montano). In alternativa, mischiate fettine d’arancia e di limone (fresche, non essiccate) a chiodi di garofano, mettete il tutto in sacchettini di tulle (quello dei confetti, per intenderci) o in un gambaletto di nylon spaiato o in un fazzoletto di cotone, e appendeteli all’asta portagrucce. Nei cassetti o nelle scatole dove avrete riposto guanti, sciarpe e cappelli, usate lo stesso genere di sacchetti ma riempiti di lavanda e foglie di alloro (ottime tarmicide). Se poi l’armadio vi piace profumato come una serra, magari proprio di quell’essenza che tanto vi garba, ricorrete ai sacchetti aromatizzati. Sandalo, vaniglia, caprifoglio, lavanda e gelsomino, come pure rosmarino, pompelmo e geranio. Non c’è che l’imbarazzo della scelta anche tra le essenze e gli oli essenziali: poche gocce su un batuffolo di cotone, posto in cassetti, ripiani e vani profumerà a lungo armadio e abiti.

A cura dell’Associazione Uomini Casalinghi

Fino a pochi giorni fa, Yves Rocher, L’Occitane e Mary Kay erano inclusi nella lista di prodotti cosmetici che aderivano allo standard Humane Cosmetics. Questi tre marchi dichiaravano che né i loro prodotti finiti né gli ingredienti utilizzati nei loro prodotti erano testati sugli animali, e ciò che dichiaravano era stato certificato.

Yves Rocher testato su animali, addio alla certificazione Cruelty free

Purtroppo, abbiamo dovuto rimuovere queste tre marche dalla lista Human Cocmetic Standards. La ragione di questa decisione è la loro presenza nel mercato cinese“.  Lo comunica l’associazione Gaia attraverso un comunicato stampa. ” E ‘possibile commercializzare in quasi tutti i paesi del mondo prodotti cosmetici non testati sugli animali … ma non in Cina, dove la legge richiede test su animali prima della commercializzazione di molti prodotti.

Una società che desidera entrare nel mercato cinese non può evitare di testare i propri prodotti sugli animali (anche se le prove sono eseguite da un intermediario). L’Occitane, Yves Roche e Mary Kay hanno deciso di esportare i loro prodotti in Cina.

Per questo motivo, è stata aggiunta la condizione di etichettare in modo esplicito i criteri HCS: le aziende non possono esportare dei prodotti cosmetici sul mercato cinese, a meno che non siano in grado di dimostrare che sono esentati dai test sugli animali. L’obiettivo di GAIA e delle organizzazioni membri della Coalizione Europea contro la vivisezione (ECEAE) è quello di convincere le autorità cinesi a rivedere la loro posizione.

Le aziende ancora presenti nella lista continuano e continueranno a soddisfare i rigidi criteri della norma Humane Cosmetics e sono regolarmente sottoposti a controlli indipendenti per verificare che i criteri di certificazione siano soddisfatti. Il marchio HCS offrono al consumatore la migliore garanzia che nessuna sperimentazione animale è stata fatto, in qualsiasi fase del processo produttivo.

Purtroppo Yves Rocher, L’Occitane e Mary Kay hanno ceduto alle sirene cinesi. Addio certificazione Cruelty free.

 

Ti sei mai chiesta cosa significano quei bei simboletti neri e arancioni sulle etichette nel retro dei flaconi di detersivo?

Significano ognuno un pericolo da evitare. Meglio ancora se sei in gravidanza. 😉

Abbiamo pensato di fare un breve ripasso dei simboli di pericolo presenti nelle etichette dei detersivi chimici tradizionali.

Detersivi da evitare durante la gravidanza

Eccolo per punti:

  1. C – CORROSIVO: prodotti chimici che possono provocare gravi danni a tessuti vivi (pelle, occhi, mucose) e materiali inerti
  2. E – ESPLOSIVO: prodotti chimici che possono esplodere a causa di una scintilla oppure a seguito di urti, attrito o in presenza di fonti di calore
  3. O – COMBURENTE: prodotti chimici non infiammabili, che tuttavia a contatto con sostanze combustibili possono provocarne l’accensione, oppure che liberano ossigeno con facilità innescando incendi in presenza di sostanze combustibili
  4. F – FACILMENTE INFIAMMABILE: prodotti chimici con punto di infiammabilità inferiore a 21 °C, che in presenza di una sorgente di accensione tendono a infiammarsi con facilità, oppure le cui esalazioni, a contatto con l’aria, formano miscele esplosive
  5. F+ – ESTREMAMENTE INFIAMMABILE: prodotti chimici con punto di infiammabilità inferiore a 0 °C e punto di ebollizione inferiore a 35 °C, che in presenza di una sorgente di accensione tendono a infiammarsi con estrema facilità, oppure le cui esalazioni, a contatto con l’aria, formano mescolanze esplosive
  6. T – TOSSICO: prodotti chimici che possono causare danni severi alla salute o portare alla morte anche se assunti in piccole quantità
  7. T+ – MOLTO TOSSICO: prodotti chimici che possono causare danni severi alla salute o portare alla morte anche se assunti in quantità molto piccole
  8. Xn – NOCIVO: prodotti chimici che possono provocare danni alla salute o addirittura la morte, se assunti in quantità elevate
  9. Xi – IRRITANTE: prodotti chimici che, a contatto con la pelle, gli occhi e le mucose, sono in grado di causare arrossamenti o irritazioni
  10. N – PERICOLOSO PER L’AMBIENTE: prodotti chimici che possono costituire un pericolo per l’ecosistema, a breve o a lungo termine

Se vuoi passare subito alle pulizie naturali e evitare di correre pericoli scopri la GreenBox di Verdevero

GREENBOX: 12 detersivi ecologici per la pulizia di tutta la casa

Altro che utili alla causa, altro che effetto sbiancante e risultanti mirabolanti. Smacchiatori, pretrattanti e additivi sono solo “patacche”.

A dirlo questa volta una voce autorevole: ALTROCONSUMO e non il solito sito o blog di detersivi ecologici o detersivi “autoprodotti”, troppo spesso additati come “di parte”.

“Abbiamo messo alla prova due tipi di prodotti: quelli che si aggiungono al detersivo in lavatrice (additivi) e quelli che si cospargono sulla macchia prima di lavare il capo (pretrattanti). Dal nostro test emerge che con questi prodotti le “patacche” restano.  Non li consigliamo.” Queste le parole di Altroconsumo.

“Anzi abbiamo osservato che non ci sono differenze tra un lavaggio con detersivo e additivo e un lavaggio solo con il detersivo.”

Gli additivi possono essere liquidi, gel o in polvere e vanno aggiunti  nel cassettino della lavatrice. Non danno nessun risultato.
I prodotti pretrattanti sono in gel  o liquidi da spruzzare direttamente sulla macchia oppure in roll-on da strofinare. Con questi prodotti qualche piccolo risultato si ottiene, solo però con alcune macchie (proteiche e vegetali). Tuttavia sono in generale poco efficaci, quindi è meglio non acquistarli. Ci sono altri modi per togliere le macchie, usando sostanze anche naturali, che sono più efficaci.

Ma allora come fare con le macchie?

Ci viene in aiuto Fiorenzo Bresciani, presidente dell’Associazione Uomini Casalinghi. Ecco le  macchie più comuni e i rimedi per toglierli. Rigorosamente naturali.

  • Macchie di grasso: spalmate un po’ di sapone di marsiglia o detersivo per piatti sulle macchie di burro, olio, rossetto (sporco grasso) e poi lavate in lavatrice. Oppure versate subito un po’ di borotalco sulla macchia, da spazzolare via quando la polvere ha assorbito l’unto.
  • Latte, cioccolato, uova, sangue: queste macchie proteiche hanno bisogno di essere sciacquate subito in acqua fredda ed eventualmente pretrattate con un prodotto contenente enzimi (un detersivo ecologico per bucato puro va benissimo).
  • Di base vale sempre questa regola: è meglio agire contro le macchie quando sono fresche, si ottengono risultati migliori.

Noi lo diciamo da tempo: pochi prodotti, essenziali ed ecologici. Non serve altro!

 

 

Domenica mattina. Ore 9.00. Ritrovo nel parcheggio degli autobus. Puntuali si parte, direzione Gardaland.

Abbiamo deciso di portare i bimbi a fare un pò di giri in giostra e a visitare la casa di Prezzemolo (nda. la mascotte di Gardaland).

Parte la carovana composta da tre auto, 6 adulti e 4 bambini. Due o tre curve e appena prima di immetterci nella strada statale in direzione Vicenza, il cartello intimidatorio: “Pericolo! Giornata ecologica”

Un pò più avanti: “Pericolo! Lavori in corso”

Il trenino formato dalle tre auto rallenta. Non si sa mai: pericolo, lavori in corso e giornata ecologica… che starà mai succedendo?

Ancora qualche centinaio di metri ed è tutto più chiaro.

Sul ciglio della strada, nel tratto di pochi metri, decine di persone. Tutte vestite con gilet alta visibilità giallo, attrezzate con pinze bastoni muniti di uncino e sacco delle immondizie.

Stanno ripulendo il ciglio della strada dai rifiuti abbandonati o gettati dai finestrini degli automobilisti.

Subito mi domando: ma quante persone ci vorranno per raccogliere quattro cartacce dal ciglio della strada? Ma un pò più avanti capisco subito che lo schieramento di decine e decine di persone non è casuale.

In un piccolo spiazzo a bordo strada un furgone zeppo di sacchi di immondizia. Pochi kilometri per raccogliere una montagna di sacchi di sporcizia: pacchetti di sigarette, cartacce, pezzi di plastica, copricerchi delle ruote delle auto, lattine, bottiglie di plastica, ecc.ecc.

Uno schifo!

Ma siamo ancora così incivili da riempire il bordo delle strade di immondizia?

A quanto pare si!

Quanto pesa un volantino? Si, si un volantino. Un flyer, una brochure, un cataloghino, chiamatenagzg1lo come volete. Quelli che si trovano tutti i giorni nelle cassette della posta o nei parabrezza delle auto.

Si va dai 9 grammi ai 15 grammi, almeno quelli che mi sono preso la briga di pesare.

E perché l’ho fatto?

Mi trovo la cassetta della posta costantemente piena di cartaccia, della quale non me ne frega assolutamente niente se non il fatto che la devo buttare via. E a me di buttar via inutilmente della carta proprio non mi piace.

Ancora peggio se vedo le cassette dei miei vicini nelle stesse condizioni. E sopra alle cassette della posta del mio condominio c’è un bel adesivo con su scritto: “Per favore niente pubblicità”

Forse sbagliamo qualcosa? Lo dobbiamo scrivere anche in altre lingue?

Sta di fatto che ho fatto due conticini. Niente di serio, il vecchio conto su carta da zucchero: allora ieri ho buttato 150 grammi di cartaccia raccolta in una settimana nella cassetta della posta. I miei vicini si lamentano dello stesso fatto e buttano a loro volta il contenuto delle proprie cassette. Totale carta del mio condominio, che siamo in 12 famiglie, 1,8 kg. In un anno fanno 93,6 kilogrammi.

Ma prendiamo una calcolatrice e facciamo i conti in grande. In Italia siamo 25 milioni di famiglie. Supponiamo che solo metà di queste non siano interessate alla pubblicità che trova sulla cassetta della posta e che l’altra metà invece trovi utile il volantinaggio.

Quindi 12,5 milioni di famiglie buttano la carta che trovano nella cassetta della posta. Totale 97500 quintali di carta da macerare. E inutilmente.

Evitiamo almeno di sprecare questi 97500 quintali di coloro che la pubblicità non la vogliono.

Per non parlare degli elenchi telefonici: lo portano ancora anche a me che non ho più il telefono a casa e che per cercare un numero faccio una ricerca in internet.

Lo ammetto: è più facile andare al supermercato, inserire una monetina nel carrello e via, un ora di corse su e giù per le file del supermercato. A guardar bene ci si guadagna anche in salute. A camminare avanti e indietro per un ora si bruciano pure un bel pò di calorie.

Attento però! Quella scatola di merendine al cioccolato, riso soffiato ogm, pesticidi, coloranti, conservanti, ecc. che hai comprato e non era nella lista della spesa, ti fa recuperare in tre secondi le calorie spese. E magari ti fa spendere dei soldi che non avevi preventivato. Ci hai mai fatto caso?

Ascolta cosa ho scoperto da un pò di tempo che mi fa stare meglio, spendere meno e guadagnarci in salute:

  • Partiamo dal mio mal di schiena cronico (a 33 anni avevo già due ernie). Non compero più l’acqua in bottiglia. Due casse alla settimana per 9kg ciascuna. Pensa te, ho scoperto che l’acqua del rubinetto è più buona. Non solo porto meno peso al sabato durante la spesa ma spendo meno soldi e butto meno plastica.
  • La frutta e la verdura la acquisto dal fruttivendolo, km zero, qualità e garanzia del prodotto. Sostengo le piccole realtà della mia zona e produco meno rifiuti, imballi, cassette, meno co2 per trasportare mele  e insalata da una parte all’altra del mondo.
  • Idem per latte e formaggi; e poi, vuoi mettere conoscere di persona chi produce ciò che mangi?
  • Per passare dalla spesa alle pratiche di vita, mi sposto in bici ogni qualvolta posso farlo. Da casa a lavoro sono 6km. Impiego meno tempo in bici che in macchina. Ma chi me lo fa fare di mettermi nel traffico 4 volte al giorno per un totale di un ora quando posso fare due pedalate che fanno anche bene alla salute?

So di non avere scoperto l’acqua calda, che sono cose che tutti sanno e via discorrendo… ma vi chiedo una cosa: Io lo faccio tutti i giorni, tutte le settimane, tutti i mesi; e c’è tanta altra gente che lo fa.

Se lo facessero tutti coloro che ne hanno la possibilità… che mondo sarebbe?

Fa parte della natura umana dimenticarsi in fretta dei drammi che non ci toccano direttamente. La nave Costa Concordia è ancora appollaiata sugli scogli dell’isola del Giglio e continua la sua lenta opera di inquinamento delle coste e del mare.

Ecco allora il bollino di certificazione apposto da Greenpeace alle acque dell’isola del Giglio a quasi due mesi dal naufragio della Costa Concordia: Buono stato dei fondali marini, ricchi di biodiversita’ (gorgonie, posidonie e spugne). Ma presenza di tensioattivi e ammoniaca superiore ai valori di riferimento per la dispersione di detergenti e disinfettanti.

Con la pubblicazione del rapporto ‘Come sta il mare del Giglio?’ – un’indagine preliminare sui fondali e sulle acque dell’isola, in aggiunta alle campagne di monitoraggio delle istituzioni, effettuata con verifiche tra il 15 e il 18 febbraio e prelievi di alcuni campioni di acqua marina superficiale dalla costa – Greenpeace intende fotografare lo stato attuale dei fondali e valutare la possibile contaminazione in corso.

”Il Giglio – spiega Alessandro Gianni’, direttore delle campagne dell’associazione – e’ un un patrimonio ambientale che avremmo dovuto custodire meglio. Bisogna fare di piu’ per tutelare l’area nel cuore del Santuario dei cetacei”. Per Vittoria Polidori, responsabile della campagna Inquinamento, l’esito delle analisi ”non e’ allarmante ma sembra indicare che una contaminazione potrebbe gia’ esserci”.

Infine, Greenpeace chiede una campagna di monitoraggio dell’acqua potabile dell’isola dopo aver attestato ”la presenza di tracce di idrocarburi (pari a 82 microgrammi per litro) in un campione di acqua potabile di un esercizio commerciale del porto”.

Fonte Ansa.it

La notizia è di quelle che ti fanno cappottare dalla sedia: se bevi 1000 lattine di Coca-Cola al giorno rischi di malarti di cancro.

Mentre si dorme non si riesce a bere, rimangono 17 ore per strafogarci della divina bibita gassata. Sono 1020 minuti. Una Coca-Cola al minuto.

Senza considerare quelle altre 2 o 3 cosette che si dovrebbero fare durante il giorno: mangiare, guidare, vestirsi, lavarsi, ecc.

Facciamo un altro esempio. Ognuno di noi ogni giorno inspira ed espira 15-20 volte al minuto e cioè 21.000-28.000 volte al giorno. L’equivalente di 15.000 litri d’aria. Se ne respirassimo 4,5 milioni ci ammaleremmo tutti di tumore.

Il fatto è che è impossibile sia respirare 4,5 milioni di litri di aria che bere 350 litri di Coca-Cola al giorno.

Allora possiamo dire senza paura di essere smentiti, che si tratta di allarmismo infondato. Ci viene presentato un problema inesistente. O meglio, perché diventi un problema, quello della Coca-Cola cancerogena, dovrebbe verificarsi un antefatto impossibile: una persona dovrebbe berne 350 litri al giorno, e non si sa per quanto tempo.

C’è un aspetto positivo nella vicenda: qualche persona in più comincia a chiedersi cosa ci sia veramente nelle bibite che beviamo e nei cibi che mangiamo.

Ebbene, ci sono gli additivi alimentari. Che scoperta!

“Gli additivi alimentari sono sostanze deliberatamente aggiunte ai prodotti alimentari per svolgere determinate funzioni tecnologiche, ad esempio per colorare, dolcificare o conservare. Tutti gli additivi alimentari sono identificati da un numero preceduto dalla lettera E. Gli additivi alimentari vengono sempre menzionati nell’elenco di ingredienti degli alimenti in cui essi sono presenti. Alcuni degli additivi che si trovano più spesso sulle etichette degli alimenti sono gli antiossidanti (per prevenire il deterioramento da ossidazione), i coloranti, gli emulsionanti, gli stabilizzanti, i gelificanti, gli addensanti, gli esaltatori di sapidità, i conservanti e gli edulcoranti. In Europa, ogni volta che gli additivi alimentari vengono impiegati negli alimenti, l’etichetta della confezione deve riportarne sia la funzione nel cibo finito (ad es. colorante, conservante, etc.) sia la sostanza specifica usata, utilizzando il riferimento E seguito da un numero (per esempio E415) oppure la denominazione ufficiale”

Il fatto particolare è che la nuova normativa prevista dalla EFSA (European food safety authotity) ha introdotto un  nuovo pacchetto normativo sui “Miglioratori alimentari”. “In base alla nuova legislazione, entro dicembre del 2020 l’EFSA è tenuta a effettuare una valutazione ex novo degli additivi alimentari che erano ammessi prima del 20 gennaio 2009″.

Sono decine gli ingredienti che hanno ricevuto l’out-out dall’EFSA. Sono solo contenuti in bevande e alimenti meno famosi della Coca-Cola.

C’è di che preoccuparsi e cominciare a mangiare cibi biologici?

 

Si chiama “Genitorialità condivisa”. Per dirla in inglese “Equally shared parenting”.

Per dirla con le parole di Marc e Amy Vachon, che hanno fondato il movimento, si tratta di “riscrivere le regole per una nuova generazione di genitori”.

Pulizie di casa senza litigare

Equally shared parenting vuole dimostrare che esiste il modo, per marito e moglie, di aiutarsi a vicenda nelle faccende domestiche per rinforzare la coppia ed eliminare le cause più frequenti di litigio.

Il sito Equally Shared Parenting ha addirittura delle tabelle e dei veloci consigli che aiutano a dividere le mansioni domestiche. Il primo suggerimento degli autori è quello di non mollare davanti al primo ostacolo e perseverare fino a raggiungere l’equilibrio della coppia.

Ecco allora tradotti i più semplici suggerimenti su come distribuire equamente le mansioni. Si possono scegliere diverse strategie, a seconda delle inclinazioni e delle necessità di entrambi i partner:

  • Si fa un bucato a testa, alternandosi, ogni volta che ce n’è bisogno.
  • Lei ha la responsabilità dei capi colorati, lui di quelli chiari, o viceversa.
  • Ognuno lava e stira i propri vestiti, mentre la biancheria della casa viene pulita a turno (una soluzione più difficile da applicare se ci sono bambini).
  • Uno carica la lavatrice, stende e ritira i panni. L’altro li stira.

La perfezione non è di questo mondo ed è possibile che ci siano lievi sbilanciamenti nel carico di lavoro. Non bisogna farne una questione di principio. L’importante è salvare il concetto generale, tutte le mansioni vanno divise.

A questo punto, una volta iniziate le vostre mansioni, potrebbero iniziare anche le prime incomprensioni, del tipo: “guarda cos’hai fatto” o ancora “ecco, hai messo in lavatrice i colorati con i capi bianchi e guarda la mia camicetta” e così via. E a questo punto cosa suggerisce l’innovativo sito di sharing dei compiti domestici?

Il suggerimento è chiaro: “Cercate di evitare le critiche. Se il vostro compagno si mostra volenteroso, non è il caso di fargli pesare le macchie bluastre comparse improvvisamente sulla vostra camicetta preferita. Nel caso in cui non abbia mai fatto il bucato in vita sua, affiancatelo le prime volte, insegnandogli come separare i colori e quali programmi utilizzare, magari costringendolo a prendere appunti.

Già mi vedo con il block-notes vicino alla lavatrice a prendere appunti mentre mia moglie mi insegna a dividere mutande colorate e mutande bianche.

Ma i consigli non finiscono qui. Sul sito si legge: “spesso lo scontro è sulle modalità di lavoro: uno vorrebbe che venissero stirati anche mutande e calzini, l’altro non lo ritiene necessario nemmeno per le magliette. Parlatene con calma e cercate di individuare una linea di condotta generale. Se non è possibile, sarà il coniuge più esigente a doversi adeguare. Rimanendo comunque libero di stirare la propria biancheria in separata sede.

Come dire: o sei d’accordo di fare le cose come dice tua moglie… oppure adeguati per non litigare.

Grazie del consiglio!

Liberamente tradotto da equallysharedparenting.com

Mio zio è un tipo strano. E’ un cantastorie. Quand’ero piccolo potevo stare ore ad ascoltarlo mentre mi raccontava incredibili avventure che accadevano in giro per il mondo o nella piazza del nostro piccolo paesino.

Ciò che accomunava ogni storia era il fatto che non riuscivo mai a capire dove finisse la realtà e iniziasse la fantasia.

Che mondo sarebbe se ci fosse la batteria perpetua

Ancora mi ricordo il momento in cui mio zio mi raccontò la storia di un signore di un paese dell’est che aveva inventato il moto perpetuo. E mio zio che fantasticava: “si potranno raggiungere pianeti lontani milioni e milioni di kilometri senza utilizzare una goccia di carburante” oppure, meno suggestivo ma più realistico “far funzionare le auto senza benzina”.

Mi disse esattamente così “pensa a come sarebbe dover fare una pedalata per far partire la tua bici e poi lei continuasse a pedalare al posto tuo all’infinito grazie a una batteria che non si esaurisce mai”

Oggi, curiosando in internet in cerca di qualcosa di interessante, mi è saltato alla mente di cercare una keyword specifica: “batteria perpetua“.

Ecco, ho scoperto che quel giorno la realtà non era mai finita per lasciare il posto alla fantasia: era tutto vero!

Il signor Nicolae Vasilescu-Karpen (Craiova, 1870 – Bucarest, 2 marzo 1964) è realmente esistito e ha inventato la batteria che non si esaurisce mai.

La batteria perpetua si trova al Museo Nazionale della Tecnica in Romania. Funziona ininterrottamente da 60 anni. L’invenzione non può essere esposta perché il museo non ha abbastanza soldi per installare un sistema di sicurezza in grado di garantire la sicurezza dell’importantissima invenzione.

Capirne il funzionamento è stato alquanto difficile per numerosi studiosi. Figuriamoci se sarebbe possibile per me spiegarvelo qui. Ma per i più volenterosi ecco il link dove capirne un pò di più.

Io mi soffermo su una considerazione: come sarebbe il mondo se questa pila venisse prodotta in serie?

Mio figlio Angelo, 3 anni, penserebbe sicuramente a tutti i suoi giocattoli perfettamente funzionanti senza il bisogno di passare le batterie da un gioco all’altro o di dover aspettare che il papà torni da lavoro con le batterie nuove da sostituire.

Ma voi invece provate a pensare alle auto che funzionano senza benzina, all’inutilità delle centrali atomiche, o elettriche.

Che mondo sarebbe?

Chi di voi può dire di non avere mai sentito in vita “questo è il mese della prevenzione…”?

Visita gratuita agli occhi, all’udito, ai piedi, al naso… ma la visita gratuita per i nostri amici animali?

Quella di marzo 2012 è la settima edizione della “Stagione della prevenzione veterinaria”.

Una visita gratuita, che consiste in un esame generale senza l’utilizzo di strumenti, offerta dai medici veterinari per stabilire lo stato di salute dell’amato cane o gatto di casa e, eventualmente, verificare la necessità di successivi esami più specifici.

E’ l’iniziativa organizzata  da Hill’s Pet Nutrition insieme all’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi), con il patrocinio della Federazione nazionale ordini veterinari (Fnovi): per tutto il mese di marzo sarà la ‘Stagione della prevenzione’, questo offre la possibilità ai proprietari di cani e gatti di tutta Italia di far visitare gratuitamente il proprio animale. Il progetto – informa una nota – evidenzia l’importanza della prevenzione come elemento cardine per la salute e il benessere degli animali e degli umani che li circondano con un ‘focus’ particolare sul problema dell’obesità nei cani e gatti. Questo si traduce in un invito a una maggiore attenzione del proprietario nei confronti del proprio animale domestico, affidandosi regolarmente alla consulenza del medico veterinario e basandosi su un’alimentazione corretta.

Sono stati oltre 3600 i medici veterinari coinvolti lo scorso anno e saranno 4000 quelli che parteciperanno a questa edizione.

23000 le visite gratuite effettuate lo scorso, se ne prevede un discrerto incremento quest’anno.

Oltre il 70% degli animali visitati nella scorsa edizione non ha mostrato patologie a conferma di come la cultura della prevenzione sia la strada giusta da perseguire per avere animali sani e una sana società.

Collegandosi al sito www.stagionedellaprevenzione.it è possibile identificare il nominativo del medico veterinario più comodo per prenotare ed effettuare, per tutto il mese di marzo, la visita di controllo gratuita.

Che aspetti? Prenota la visita gratuita per il tuo cane o gatto.

 

 

 

 

Ormai tutti ne parlano ma davvero ci sono ingredienti pericoloso nei detersivi?

Secondo uno studio condotto dalla Food and Drug Administration oltre 400 tipi di rossetto in commercio negli Stati Uniti conterrebbero tracce di piombo oltre la norma.

La FDA nel suo ultimo rapporto afferma che “il rossetto, in quanto prodotto destinato ad uso topico, ha un assorbimento limitato, viene ingerito in quantità molto piccole. La FDA considera che i livelli di piombo trovati nei rossetti non costituiscano un problema per la sicurezza del consumatore”.

Tuttavia, Stacy Malkan, della  Campaign for Safe Cosmetics (Campagna per cosmetici sicuri) non è d’accordo. “Sappiamo che una parte di rossetto viene ingerita”, ha detto a Reuters. Fa anche notare che comunque il piombo si accumula nell’organismo a piccole dosi e nel corso del tempo.

La Campaign for Safe Cosmetics è particolarmente preoccupata dell’esposizione al piombo in particolare per i bambini e donne incinte. Il Comitato consultivo della CDC (Center for Desease Control and Prevention)  ha recentemente affermato che non esiste un livello di piombo che si possa definire “sicuro” per i bambini. L’avvelenamento da piombo provoca una vasta gamma di problemi, basso quoziente intellettivo, rallentamento della crescita nei bambini, la perdita di memoria, disturbi dell’umore, aborto spontaneo.

Sono davvero ingredienti pericolosi quelli con tenuti in questi prodotti?

Ma allora si tratta di allarmi infondati? Di un allarmismo eccessivo? O c’è veramente da preoccuparsi?

Difficile da dire. Che il piombo sia presente nei rossetti testati è fuori discussione ma il piombo si trova anche nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo e persino nei cibi che mangiamo.

La vera questione è che siamo costantemente in contatto con sostanze pericolose durante tutto il giorno. L’allarme non riguarda solamente il piombo ma una quantità enorme di altri ingredienti contaminati presenti in cosmetici e detersivi di uso quotidiano: chromo, cobalto, nickel. Metalli pesanti molto spesso causa di dermatiti e reazioni allergiche.

Ci sono enormi dubbi circa la totale innocuità di alcuni conservanti, come i parabeni, da tempo sospettati di essere cancerogeni, gli ftalati, i profumi di sintesi ed i coloranti.

Ci sono ancora enormi dubbi sulla pericolosità degli ingredienti di cosmetici e detersivi.

Forse è il caso di ricorrere all’autoproduzione  impiegando ingredienti naturali completamente innocui oppure acquistare cosmetici e detersivi ecologici certificati.

So di non dire niente di nuovo ma la Harlan di Monza sta importando 900 macachi a fini di sperimentazione.

I 900 primati, spiega la Lav, arrivano direttamente dalla Cina anche se l’origine di molti di questi animali pare sia da ricondurre alle isole Seychelles e Mauritius, dove sono stati prelevati in natura e, costretti in anguste scatole, a voli interminabili, al termine dei quali arrivano in fin di vita e sotto shock continuando il viaggio verso la loro destinazione finale dalla quale usciranno solo come carcasse e catalogati come rifiuti speciali.

Su richiesta del ministero della Salute Renato Balduzzi, gli ispettori del ministero della Salute sono andati a Fiumicino, dove e’ arrivato un primo volo dalla Cina con a bordo 104 esemplari destinati all’Harlan. La prima visita veterinaria le ha trovate “in buono stato di salute, senza presenza di stress da viaggio”.

Insomma stavano da Dio, dopo un volo intercontinentale. Lo avete mai fatto voi un volo intercontinentale? Non si arriva in salute e senza stress da viaggio neanche comodamente seduti in business class con TV, musica, cibo e tutti i confort; figurati viaggiare dentro a dei scatoloni.

In seguito, i carabinieri dei Nas hanno ispezionato lo stabilimento Harlam di Correzzana (Monza) dove sono giunte le 104 scimmie. Secondo quanto rilevato dai Nas, non sarebbe emersa alcuna irregolarità. I Carabinieri hanno inoltre rilevato che le 104 scimmie sarebbero in buono stato di salute e sono tenute secondo le norme previste, in luoghi conformi alle disposizioni ministeriali, nel rispetto delle norme. Anche tutti i documenti paiono corrispondenti alle norme ministeriali.

Insomma queste povere scimmiette se la stanno quasi spassando. Verrebbe da dire beate loro, stanno peggio i randagi in Ucraina.

Ma aldilà delle facili battute e della consapevolezza che avanti così non si può andare (lo dice anche Umberto Veronesi “Non c’é nessuna ragione al mondo per cui si debbano sacrificare dei primati, che sono nostri fratelli e sorelle”) c’è qualcosa che ognuno di noi può fare per fare sentire la propria voce?

Ebbene si. Lo spunto mi è venuto dalla mail di una amica che mi consiglia di “comunicare quello che penso al Ministero della Salute”

Ecco gli indirizzi:

[email protected][email protected]

Dite la vostra, fate sentire la vostra voce!

Al giorno d’oggi non è possibile accendere la TV, camminare per la strada o andare al bar, senza sentir qualcuno parlare di  cibo biologico, cosmetici ecologici, detersivi ecologici o energie rinnovabili.

4 motivi per diventare “ecologici”

Ma quali sono i reali benefici di un comportamento virtuoso?

O meglio, quali sono i motivi per cui valga la pena “diventare ecologici”?

  1. Salvare il pianeta. La ragione primaria e più ovvia per “diventare ecologici” è  salvare questo pianeta che definiamo la nostra casa. Dopo anni passati a distruggere la terra, molte persone stanno finalmente cominciando a rendersi conto della necessità di salvare il pianeta. Alcune piccole modifiche al nostro comportamento come ad esempio il riciclo dei rifiuti o l’utilizzo di lampadine ad alta efficienza energetica possono contribuire a migliorare la qualità della vita delle generazioni future.
  2. Nonostante a mio avviso l’importanza di salvare il pianeta sia sufficiente come motivazione per “diventare ecologici” alcune persone hanno bisogno di qualche altra motivazione per cambiare le proprie abitudini di vita. Ecco il secondo motivo: Risparmiare. Che ci crediate o no, utilizzare energia verde da fonti rinnovabili aiuta a ridurre le spese domestiche. Pensate per esempio alle lampadine a risparmio energetico.
  3. Sentirsi soddisfazione di se stessi. Anche se a volte si fa fatica ad ammetterlo, a molti di noi piace l’autogratificazione. E cosa c’è di meglio della soddisfazione che deriva dall’essere una persona migliore. E c’è modo migliore per sentirsi soddisfatti se non salvare il nostro pianeta?
  4. Benessere fisico. Diventare ecologici significa anche “diventare sani”. Abbandonare l’auto, ogni volta in cui sia possibile, per camminare o andare in bici, è di sicuro un modo per migliorare la propria salute fisica. Senza considerare che anche mangiare cibi biologici contribuisce a migliorare il nostro stato fisico attraverso cibi più sani e verdure fresche di stagione.

Qualunque sia il motivo che scegliete per diventare ecologici… grazie. Un “ecologico” in più non fa mai male!

 

Per coloro che come me sono nati a cavallo tra gli anni settanta e ottanta l’immagine dello scienziato russo è quella dell’uomo dalla mascella stretta, alto, magro, in camice e che cerca di costruire un missile atomico o che lancia nello spazio una cagnetta dentro un missile.

Nulla a che fare con la notizia diffusa oggi dall’ansa:

‘Resuscitata’ dal permafrost siberiano una pianta da fiore vissuta 30.000 anni fa: l’esperimento realizzato dall’Accademia delle Scienze in Russia dimostra che il terreno ghiacciato che riveste il 20% del pianeta potrebbe essere una ‘cassaforte della biodiversita’. E’ Silene stenophylla, una pianta erbacea molto diffusa nel Pleistocene, i cui semi sono stati rinvenuti a 38 metri di profondità, nel terreno ghiacciato della Siberia nordorientale, preservati in una tana fossilizzata di scoiattoli.

Gli scienziati russi sono impegnati nel recupero di specie vegetali? Ma come? Proprio non me li vedo. Rimane il fatto che gli scienziati russi potrebbero dare un enorme contributo alla lotta contro la perdita della biodiversità

Le cause di perdita di biodiversità sono innumerevoli e guarda caso le colpe sono spesso imputabili all’uomo:

  1. Alterazione e perdita degli habitat: la trasformazione delle aree naturali determina non solo la perdita delle specie vegetali, ma anche la riduzione delle specie animali a esse associate.
  2. Introduzione di specie esotiche e di organismi geneticamente modificati: specie originarie di una data area, introdotte in nuovi ambienti naturali, possono portare a diversi scompensi nell’equilibrio ecologico.
  3. Inquinamento: l’attività umana influisce sull’ambiente naturale producendo effetti negativi diretti o indiretti che alterano i flussi energetici, la costituzione chimico-fisica dell’ambiente e l’abbondanza delle specie.
  4. Cambiamenti climatici: ad esempio, il riscaldamento della superficie terrestre incide sulla biodiversità perché mette a rischio tutte le specie adattate al freddo sia per latitudine (specie polari) sia per altitudine (specie montane).
  5. Sovrasfruttamento delle risorse: quando l’attività di cattura e di raccolta (caccia, pesca, raccolti) di una risorsa naturale rinnovabile in una data area è eccessivamente intensa, la risorsa stessa rischia di esaurirsi, come, ad esempio, sta accadendo per sardine, aringhe, merluzzo, tonno e per molte altre specie che l’uomo cattura senza lasciare il tempo agli organismi di riprodursi.

Ma non sarebbe più semplice limitare la perdita della biodiversità presente piuttosto che ricercare la biodiversità scomparsa 30000 anni fa?

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