Blog Cleaning

Blog Beauty

Smakki app

Edit Content

🎄 CALENDARIO DELL'AVVENTO 2025 🎄
ogni giorno un regalo

Detersivi biologici Verdevero: il Blog

Più di 1000 articoli per sapere sempre come pulire casa in modo sano e naturale

Come togliere le macchie e fare il bucato bio

Detersivi Fai da Te: tutte le ricette per farli in cas

Come pulire la cucina con prodotti naturali

Come pulire il bagno con detersivi ecologici

Come pulire casa con i detersivi Verdevero

Come profumare casa e il bucato con prodotti sani

Scorri e scopri gli altri articoli del Blog dei detersivi ecologici Verdevero:

Oppure scrivi qui sotto quello che cerchi:

L’aceto inquina: dobbiamo mettercela via.

Ora ti svelo come iniziare subito a non inquinare 100.000 LT di acqua con 1 litro di aceto, anche se tutti ti dicono di usarlo per pulire qualsiasi cosa in casa.

Abbiamo detto che l’aceto inquina. Ma ci sono delle pulizie che puoi continuare a fare con questo ingrediente magico.

L’aceto, infatti, è molto utile se usato per alcune pulizie come:

-Lavare i pavimenti

-Pulire il frigo

-Togliere i cattivi odori dai piatti

-Togliere i cattivi odori dai tappeti

-Pulire e igienizzare i materassi

-Rimuovere il calcare dai rubinetti o dal soffione delle docce

-Pulire i vetri

Come usare, quindi, l’aceto affinché non inquini, per pulire le nostre abitazioni nel modo migliore e più sicuro per l’ambiente?

Non occorre sprecare questo ingrediente, perché un uso sconsiderato non solo è inutile, ma dannoso.

Come usare l’aceto per non inquinare

L’aceto è di sicuro un buon anticalcare ed è sgrassante. Se lo utilizziamo con attenzione risulta un ottimo alleato per le pulizie.

Il mio consiglio è limitarsi all’uso dell’aceto solo per i seguenti usi:

L’aceto bianco di alcool non inquina per pulire i pavimenti o il forno

Esistono tanti tipi di aceto come: l’aceto bianco di alcool che può essere utile per pulire lo sporco difficile o l’aceto di mele dal profumo più delicato.

Si può creare una miscela di acqua e aceto o per pulire i pavimenti o ancora aceto e bicarbonato per pulire il forno e per liberare le tubature.

L’aceto bianco per pulire il frigorifero

Usato per pulire il frigorifero permette di neutralizzare i cattivi odori e agisce anche nella prevenzione della muffa della frutta.

L’aceto e bicarbonato per pulire i tappeti, senza inquinare

Le soluzioni di aceto e bicarbonato o di aceto e sale sono ideali per pulire e igienizzare i tappeti su cui posiamo i piedi ogni giorno e per eliminare il calcare che incrosta le nostre docce.

Inoltre, si tratta di soluzioni dal forte potere disgorgante che permettono di liberare i lavandini otturati da capelli o residui alimentari e in questo modo, ripristinare il flusso normale dell’acqua.

L’aceto di mele per pulire i vetri

L’aceto di mele è ottimo per pulire i vetri perché ha un odore meno invasivo, ma risulta comunque efficace. Anche alcune superfici vengono benissimo se si usa l’aceto per pulire, come ad esempio il gres porcellanato.

Ho sentito di molte signore che adoperano l’aceto per rimuovere il calcare dal ferro da stiro. In questo caso il calcare si forma perché non viene usata l’acqua distillata o demineralizzata e basterebbe questo per evitare tale problema. In ogni caso se proprio dobbiamo recuperare un ferro da stiro pieno di calcare è molto utile l’uso dell’aceto.

L’aceto per pulire il legno

L’aceto bianco è sicuramente un’alternativa da preferire ai numerosi prodotti chimici in commercio ideati per la pulizia del legno.

Mischiando una parte di aceto bianco con tre parti di olio di oliva, si ottiene un composto adatto per una pulizia approfondita e naturale del legno.

Ma ti consiglio di non usare l’aceto per pulire:

-nella lavatrice come ammorbidente;

-nella lavastoviglie come brillantante;

-nel piano della cucina per sgrassare e lucidare l’acciaio.

Queste sono pratiche ormai diffusissime ma scorrette.

Se cerchi on line trovi molti video e articoli che ti indicano nell’aceto il rimedio naturale per pulire qualsiasi cosa.

Viene spesso fornita la giustificazione che “lo facevano le nostre nonne”.

Ed è vera in parte. Molti rimedi sono davvero ricavati dalle nostre tradizioni.

Ma altri non hanno fondamento.

Perché sostituire l’aceto che inquina nelle pulizie

L’uso indiscriminato dell’aceto che è emerso negli ultimi anni ha iniziato a causare più danni che benefici.

Ecco il motivo per cui ti consiglio di usare l’aceto per le pulizie, e sostituirlo con l’eroe del pulito ecologico: l’acido citrico.

L’aceto è composto da acido acetico.

L’acido acetico è corrosivo, favorisce la liberazione di nichel da parte dei metalli e favorisce l’insorgenza della SNAS: Allergia sistemica al nichel.

E significa che ogni volta che fai una lavatrice inquini, perché scarichi in acqua una dose di acido acetico (misto ai metalli pesanti che non sono rimasti attaccati ai tuoi vestiti) che è:

  • difficilmente biodegradabile;
  • crea un ambiente tossico per i pesci.

Quando si parla di ecologicità di un detersivo ci si riferisce spesso alla sola biodegradabilità.

Questo è limitante oltre che scorretto.

Serve andare più a fondo e considerare anche i danni che un detersivo combina mentre è in circolo e prima che si degradi.

Mentre se ne sta in circolazione fa danni terribili all’ambiente e alle persone.

Per capire fino in fondo la qualità di un detergente allora la dobbiamo smettere di pensare alla biodegradabilità e cioè al fatto che prima o poi smetterà di fare danni, e studiare la tossicità.

La domanda è: cosa combina e quanto è tossica questa soluzione che sto utilizzando finché è in circolazione?

Questa tossicità viene calcolata attraverso il VCDtox: VCD sta per volume critico di diluizione e ci indica quanta acqua è necessaria per far tornare “vivibile” l’ambiente contaminato da una dose di prodotto.

Confrontiamo 1 litro di aceto (percentuale di acido acetico al 6%) e 1 litro di acido citrico, che prepareremo in concentrazione al 6%.

In entrambe le soluzioni abbiamo 60 grammi di principio attivo:

60 grammi di acido acetico nell’aceto

60 grammi di acido citrico nella nostra soluzione.

Ora andiamo a controllare i valori di questi ingredienti nella DID list europea (Detergent Ingredients Database), la lista di sostanze che si possono utilizzare per la formulazione dei detersivi.

I dati che prendiamo in considerazione sono: la tossicità acuta, la tossicità cronica e la degradazione di ogni ingrediente.

Mettiamo insieme questi dati e con la formula del VCDtox ricaviamo il valore che ci indica quanta acqua serve per annullare una singola dose di ogni prodotto.

La formula per calcolare il VCDtox è la seguente:

VCDtox = [(Dosage x DF)/TF] x 1000

Ecco i dati da DIDlist dei nostri ingredienti:

ACIDO ACETICO ACIDO CITRICO
0,05 0,05 DF (fattore di degradazione della sostanza)
0,03 1,6 TF (fattore di tossicità della sostanza)
60 150 QUANTITA’ nella soluzione

Applicando la formula all’aceto otteniamo [(60 x 0,05)/0,03] x 1000 =100.000,20 LT

Applicandola invece alla soluzione acido citrico [(60 x 0,05)/1,60] x 1000 = 1875,00 LT

      • Un litro di aceto inquina 100.000 litri di acqua.

Per dirla più correttamente possibile: occorrono 100000 litri di acqua per far tornare nullo l’effetto dell’aceto per i pesci del mare

      • Un litro di soluzione a base di acido citrico preparato al 6% inquina 1.875 litri.

E’ più corretto dire che se io verso 1 litro di soluzione a base di acido citrico in acqua servono 1875 litri di acqua per far tornare nulla la sua azione e che in quell’acqua ci possano vivere i pesci.

HAI LETTO BENE: INQUINA 53 VOLTE MENO

Sono sicuro che ora hai un motivo in più per rivedere le tue abitudini e valutare un prodotto davvero ecologico e lasciare da parte i falsi consigli ecologici.

E se ti sei incuriosito e vuoi provare l’acido citrico, il più conveniente e con la confezione in carta riciclabile che ti permette di evitare plastica inutile lo trovi sul sito di Verdevero – I detersivi ecologici che puliscono davvero.

 

Credits: Photo by Beth Jnr on Unsplash

Il PERCARBONATO di sodio ha moltissimi utilizzi in tutte le operazioni di pulizia della casa: in questa guida approfondiamo come è possibile impiegarlo per pavimenti, piastrelle, sanitari e come agente anti-muffa, preziosissimo in particolar modo in bagno.

Iniziamo!

Q

Percarbonato di sodio per pulire pavimenti

La miglior cosa da fare se si vuole pulire un pavimento con il PERCARBONATO di sodio è utilizzarlo come un comune detergente liquido. Ecco la “ricetta”:

  • un litro d’acqua appena calda (30/50 gradi)
  • un tappo di detersivo ecologico per pavimenti SPLENDì
  • un cucchiaio da cucina di PERCARBONATO di sodio in cristalli o polvere

Ovviamente è possibile aumentare o diminuire la quantità di soluzione, rispettando le proporzioni, in base all’ampiezza della superficie da trattare.
Puoi usare la miscela con il normale strumento che usi per pulire: il mocio, lo straccio, la lavapavimenti. In quest’ultimo caso verifica sul manuale di istruzioni che sia compatibile con l’uso di detergenti liquidi.

Prima di procedere vale sempre la pena di fare un test in una porzione nascosta del pavimento, per valutare la reazione del materiale.

Piastrelle e fughe: come pulirle con il Percarbonato di sodio

Le piastrelle tendono con il tempo a scurirsi, il colore si opacizza e le fughe si riempiono di sporcizia difficile da mandare via.

Se la soluzione di acqua, detergente e PERCARBONATO non ha funzionato in precedenza (rispetta le stesse dosi suggerite per il lavaggio dei pavimenti) puoi preparare una pasta dall’azione più decisa.

Mescola acqua e PERCARBONATO di sodio in polvere fino ad ottenere una crema densa, che non coli. Copri la superficie da pulire, lascia agire 20/30 minuti e se lo sporco o le macchie sono molto ostinate usa una paglietta d’acciaio o una spazzola -è perfetto anche un vecchio spazzolino da denti- prima del risciacquo.

Alla mistura puoi aggiungere anche un detersivo tradizionale per migliorare l’effetto pulente, oppure utilizzarlo successivamente come ultimo step prima del risciacquo.

Pulire il bagno e i sanitari

Il PERCARBONATO di sodio ha forti proprietà igienizzanti, smacchianti e sbiancanti: per queste ragioni è ideale per pulire il bagno e i sanitari in ceramica.

Puoi procedere sia creando una soluzione di acqua, detergente e cristalli, sia con il metodo della pasta cremosa da lasciar agire per qualche minuto.

Entrambe le soluzioni vanno benissimo non solo per le piastrelle oppure i sanitari, ma anche per il vetro della doccia e gli specchi. Inoltre, considerando che il PERCARBONATO di sodio limita gli effetti dell’acqua dura, vedrai brillare le superfici in vetro per più tempo nonostante l’eventuale presenza di calcare.

Percarbonato di sodio per muffa: come usarlo

Il PERCARBONATO di sodio ha forti capacità igienizzanti, perché lasciato agire per 30/90 secondi dissolve la protezione di proteine e grassi che racchiude il DNA di muffe, batteri e virus. Usato contro la muffa è un potente alleato in ogni casa.

Il materiale genetico esposto al calore, ai raggi solari, allo strofinamento si degrada in pochi minuti ed impedisce la replicazione, impedendo la diffusione di focolai potenzialmente infettivi.

Per queste ragioni il percarbonato di sodio viene spesso usato come agente antimuffa, in particolare il bagno, nella doccia e nella vasca da bagno.

La miglior strategia d’intervento è creare un liquido con acqua calda e cristalli (due cucchiai per litro) e spruzzarlo sulla superficie da trattare. Puoi lasciarlo in posa anche per lungo tempo, perché non aggredirà il vetro, la ceramica o i collanti utilizzati nella costruzione.

Al termine del periodo di posa puoi strofinare con una spugna, una paglietta o un panno, passare il detergente tradizionale che usi per i sanitari o il vetro e risciacquare con acqua tiepida. Ovviamente, asciugando il vetro eviterai la formazione di goccioline fastidiose.

In caso di bagni particolarmente umidi puoi eseguire il trattamento due volte al mese per circa tre mesi: eviterà che la muffa torni a formarsi.

Uno degli usi del PERCARBONATO DI SODIO è quella di essere una sostanza dalla spiccata funzione igienizzante e sbiancante.

Naturalmente tutto questo è di grande aiuto quando parliamo di una delle azioni più comuni all’interno delle nostre case: la pulizia del bucato.

Ecco dunque tutte le indicazioni per sfruttare al meglio le sue potenzialità e per evitare danni ai tessuti e ai materiali!

Usi del Percarbonato di sodio: il bucato in lavatrice

Il PERCARBONATO DI SODIO è perfetto per il bucato lavato in lavatrice. Basta aggiungere alla vaschetta dell’elettrodomestico un cucchiaio di cristalli o polvere, insieme al detersivo e all’ammorbidente.
La potenza pulente di questa molecola rende possibile abbassare la temperatura di lavaggio a 45-50 gradi, risparmiando notevolmente in fatto di energia elettrica.

Questo tipo di prodotto può essere usato su tutti i tessuti bianchi, color melange o colorati chiari ad eccezione delle sete, del lino, dei pellami e della lana: per questi articoli è meglio scegliere un detergente dedicato e più specifico, con formule meno aggressive e che evitano il loro danneggiamento.

L’assenza di attivi allergeni come i coloranti e i tensioattivi lo rende perfetto per il bucato degli abiti e della biancheria dei bambini o delle persone che soffrono di eczemi e orticarie. La perfetta igienizzazione ottenuta con il PERCARBONATO DI SODIO viene in aiuto se si è scelto di usare pannolini lavabili oppure per lavare la biancheria e gli asciugamani di chi ha sofferto di qualche infezione recentemente, per evitare che i germi rimangano intrappolati sui tessuti e possano veicolarsi ad altre persone della famiglia.

Q

Percarbonato di sodio: il bucato a mano

Anche il bucato lavato a mano può essere fatto con il PERCARBONATO DI SODIO. La proporzione della mistura è la stessa: un cucchiaio da cucina raso per ogni bacinella in cui si lasceranno in ammollo i capi, acqua tiepida o leggermente calda e detersivo nelle quantità abituali.

La delicatezza del prodotto non è dannosa per i tessuti, ma è sempre bene utilizzare guanti di gomma quando si strofinano i vestiti nella bacinella.

Come pretrattare le macchie

Il commercio sono famosi ormai da anni sgrassatori, igienizzanti e smacchiatori per i tessuti a base di “ossigeno attivo”: si tratta proprio di prodotti al PERCARBONATO DI SODIO!

La dicitura con cui vengono commercializzati è stata scelta perché dalla reazione dei cristalli con l’acqua si libera, per l’appunto, ossigeno: una delle molecole antibatteriche, antivirali ed antifungine più efficaci che ci siano sui tessuti e le superfici.

Capita che un abito sia macchiato in modo apparentemente irrimediabile, e che il primo lavaggio non abbia ottenuto l’effetto sperato: vino rosso, sugo, erba e caffè possono davvero diventare ostinati sui vestiti, senza parlare poi dell’unto, che spesso lascia un alone opaco e scuro sui tessuti anche dopo lavatrici ad alta temperatura.

L’ideale in questo caso è pretrattare con il percarbonato di sodio: la liberazione di ossigeno dovuta all’interazione con l’acqua causa la formazione di piccole bolle, che “smuovono” la macchia e ne facilitano moltissimo l’eliminazione.

Puoi agire in due modi:

  1. Prima inumidisci l’abito, poi spargi un cucchiaino di percarbonato di sodio sulla macchia. Lascia agire 10/20 minuti e poi procedi con il lavaggio consueto.
  2. Stendi il tessuto e versa sulla macchia una pasta creata con percarbonato di sodio e qualche goccia d’acqua. Puoi anche usare una spazzolina per far penetrare più facilmente il detergente nelle fibre. Dopo 10/20 minuti di attesa puoi lavare come d’abitudine il capo.

Bonus: pulizia della lavatrice

Il PERCARBONATO DI SODIO ha fortissime proprietà igienizzanti non solo sugli abiti ma anche sull’elettrodomestico usato per la loro pulizia: la lavatrice.

Un lavaggio a vuoto con la vaschetta riempita di sapone e percarbonato di sodio (le stesse proporzioni, un cucchiaio di cristalli per tappo di detersivo) la renderà splendente, igienizzata e priva di odori che si potrebbero trasmettere ai panni.

Analizzando i vari usi del percarbonato di sodio è impossibile non sottolineare quanto sia utile per la pulizia della cucina, delle stoviglie e delle pentole, nonché di alcuni elettrodomestici.

Ecco dunque alcune informazioni ed istruzioni preziose per iniziare ad usare detergenti che contengono percarbonato di sodio, oppure soluzioni in purezza di questo cristallo igienizzante e sbiancante!

Come lavare i piatti con il percarbonato di sodio

Il primo uso che vale la pena citare è ovviamente il lavaggio tradizionale dei piatti, sia a mano che in lavastoviglie. Ecco come procedere:

  1. Fare un ammollo di piatti, pentole e stoviglie con acqua e percarbonato. Addizionare all’acqua di lavaggio il percarbonato di sodio (un cucchiaio da cucina) e lascia fare in ammollo per un paio di ore. Procedere all’abituale lavaggio e risciacquare come d’abitudine.
  2. Aggiungere al contenitore dedicato della lavastoviglie la stessa quantità di percarbonato di sodio e detersivo.

Non solo la polvere di percarbonato di sodio elimina le macchie e sbianca le ceramiche, ma riduce gli effetti negativi del calcare sulle stoviglie, addolcendo l’acqua di lavaggio.

L’effetto igienizzante ed antibatterico del percarbonato di sodio è perfetto anche per ridurre la contaminazione crociata. Sebbene sia sempre buona regola utilizzare taglieri e coltelli diversi per il cibo crudo (in particolare per la carne e il pesce) e per quello cotto, oppure lavare accuratamente questi oggetti nel passaggio tra un alimento e l’altro, se non è possibile farlo puoi igienizzarli in profondità lavandoli con acqua calda, detersivo e percarbonato di sodio.

Per pulire le stoviglie bruciate

Capita a tutti almeno una volta nella vita di dimenticare una pentola sul fuoco e di bruciarne il fondo. Niente paura: il percarbonato di sodio è molto efficace anche in questi casi.

La migliore soluzione è unire un cucchiaio di cristalli ad un po’ d’acqua in una piccola ciotola e mescolare bene, per ottenere una pasta cremosa. Basterà poi metterla sulla pentola bruciata (oppure sul piatto irrimediabilmente macchiato, sui bicchieri sporchi di rossetto, eccetera) e lasciarla agire per qualche minuto mentre si carica la lavastoviglie o si lavano gli altri piatti a mano.

Se la macchia è molto ostinata puoi aiutarti anche con una paglietta d’acciaio o con un vecchio spazzolino da denti per strofinare più a fondo, prima di risciacquare con acqua e sapone.

Fornelli, piani di lavoro, forno e microonde

Attivi più volte al giorno, ogni giorno, è quasi inevitabile che fornelli, piani di lavoro, forni e microonde rimangano a lungo igienizzati, lucenti e privi di macchie bruciate o unte. Ecco come usare il percarbonato di sodio in tutti questi casi.

Per il fornello e il top della cucina

Le soluzioni anche in questo caso sono due:

  1. Puoi spargere la polvere di percarbonato sulla superficie da pulire e spruzzare un po’ d’acqua sul piano, lasciando agire per qualche minuto. Uno straccio o una spugna saranno poi sufficienti per rimuovere le gocce e le macchie di sporcizia. Questo sistema è perfetto per tutte le superfici dure, compreso l’acciaio. Prima di usare il percarbonato di sodio sul marmo o sul legno fai una prova in un angolo nascosto e valuta la reazione del materiale.
  2. Puoi unire acqua, detergente tradizionale sgrassatore e percarbonato di sodio in soluzione e usare la mistura come un comune detergente liquido per superfici, risciacquando poi con acqua pulita.

Per i forni e i microonde

Forni e microonde spesso di sporcano all’interno, con macchie bruciate o unte davvero seccanti da far sparire. La miglior cosa da fare è preparare una pasta di percarbonato di sodio e acqua, piuttosto densa e che non coli, e di spargerla sulle aree più incrostate.

Lasciala agire per qualche minuto (20/30), a seconda del livello di sporcizia presente, e poi strofina con una spugna o un panno e risciacqua.

Abbiamo scritto una guida più dettagliata alla pulizia dei forni, tenendo conto della delicatezza di resistenze e rivestimenti interni: se non sai come procedere ti consigliamo di leggerla, la trovi qui.

Il campo di applicazione prediletto del Biodizionario è quello della cosmesi, con migliaia di ingredienti utilizzati per la preparazione di trucchi, creme e lozioni.

Spesso molte aziende dichiarano di utilizzare prodotti al 100% naturali, poi ad un rapido passaggio nel Biodizionario si scopre come questo sia in realtà in parte vero.

E sapere cosa ci si spalma e si utilizza nella cura del corpo tutti i giorni è assolutamente fondamentale per evitare irritazioni della pelle o problemi ancora peggiori.

Ecco quindi, Biodizionario alla mano, una breve lista di sostanze ritenute dannose che si possono trovare all’interno dei prodotti per la cosmesi.

Petrolati e siliconi: i più comuni tra gli ingredienti nocivi

Questo tipo di sostanze vengono utilizzate nei cosmetici con la funzione di “filmanti”.
In pratica consentono al prodotto di applicare una leggera patina sulla pelle, in grado di coprire piccoli inestetismi, rendere la cute all’apparenza più liscia e altri benefici di tipo estetico.

Però tutte queste caratteristiche si fermano alla sola “apparenza” mentre nella sostanza questi ingredienti sono derivati dalla raffinazione del petrolio, e come tali possono essere dannosi se utilizzati con continuità.

Sono abbastanza comuni nelle creme, perché rendono il prodotto più morbido e vellutato, inducendo il consumatore a credere di trovarsi di fronte ad un prodotto di ottima qualità.

Tra i siliconi utilizzati più spesso e che possiamo leggere sull’etichetta troviamo:

  • Amodimethicone;
  • Dimethicone;
  • Cyclomethicone;
  • Cyclopentasiloxane;
  • Trimethylsiloxysilicate;
  • Ed in generale gli ingredienti che terminano con i suffissi «-thicone»; «-xiloxane»; «-silanoi», che indicano proprio un derivante del silicone.

I petrolati, che come dice il nome sono prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, sono invece:

  • Pertolatum;
  • Vaselina;
  • Paraffina;
  • Paraffinium Liquidum;
  • Cera microcristallina;
  • Mineral Oil

Quando troviamo questi ingredienti ci basterà una rapida consultazione al Biodizionario per capire che siamo al cospetto di sostanze potenzialmente dannose per la nostra pelle.

I Parabeni: conservanti molto diffusi nella cosmesi

Altro elemento che si può trovare nei cosmetici è una serie di conservanti conosciuti col nome di Parabeni.

Questi vengono utilizzati per evitare che il prodotto si degradi e vada come siu suol dire “a male” prima di riuscire a sfruttarlo appieno.

Tempo fa l’utilizzo di questi conservanti era considerato sicuro, anzi il fatto che fossero nella lista degli ingredienti di creme, shampoo o saponi era considerato un punto di forza.

Molti studi nel tempo hanno invece dimostrato come queste sostanze alla lunga si possano rivelare cancerogene.
Infatti il loro continuo contatto con la pelle può provocare anche condizionamenti al sistema endocrino, in quanto parliamo di sostanze che possono entrare in circolo attraverso il sangue causando quindi episodi di allergie o intoilleranze.

Uno dei parebeni più conosciuti e comuni è ad esempio la Formaldeide, ma ve ne sono altri che possiamo incontrare nell’etichetta dei prodotti di cosmetica come:

  • Methylchloroisothiazolinone;
  • Methylisothiazolinone;
  • Methyldibromo glutaronitrile;
  • Sodium hydroxymethylglycinate
  • DMDM hydantoin;
  • Benzylhemiformal, 2-bromo, 2-nitropropane;
  • 1,3-diol, 5-bromo, 5-nitro, 1,3-dioxane.

Se leggiamo nell’INCI del prodotto e troviamo queste sostanze, basterà fare la verifica con il biodizionario per capire la pericolosità di quello che stiamo utilizzando.

Prodotti con sigla EDTA

Potremmo anche imbatterci in prodotti contrassegnati dalla sigla EDTA che significa acido etilendiamminotetraacetico, una sostanza in grado di trattenere le molecole di molti metalli pesanti.
Questa caratteristica lo rende, oltre che non salutare per le persone, anche dannoso per l’ambiente.
Infatti le particelle di questi metalli sono difficilmente biodegradabili, quindi resistono a lungo nell’ambiente e una volta scaricati possono depositarsi, ad esempio, sul fondo dei fiumi causando innumerevoli problemi.
Questa serie di prodotti la troviamo spesso contrassegnata anche con suffissi come:

  • «-trimonium»;
  • «-dimonium»;
  • «-glycol».

Non si tratta di prodotti strettamente pericolosi per le persone perché le quantità di metalli pesanti trattenute sono minime, ma il largo consumo di queste sostanze potrà creare notevoli danni ambientali anche sul medio periodo.

Sappiamo riconoscere i prodotti dannosi e nocivi per noi e per l’ambiente quando li utilizziamo nelle pulizie di tutti i giorni?

In questa operazione un valido alleato è il Biodizionario, uno strumento che ci consente di avere con un rapido colpo d’occhio un quadro completo sulla composizione dei nostri detersivi sia per la pulizia di casa per il bucato di tutti i giorni.

E proprio con l’ausilio del Biodizionario dei detergenti abbiamo stilato una lista di 5 sostanze che possiamo definire dannose senza mezze misure!

#1 Candeggina

Parliamo di un prodotto abbastanza diffuso, che trova spazio in molte delle case degli italiani e utilizzato da tempo per le pulizie domestiche.

Si tratta però di una sostanza dannosa, che in caso di prolungata esposizione può facilmente causare irritazioni, non solo alla pelle e agli occhi, ma anche alle vie respiratorie arrivando a scatenare anche veri e propri episodi asmatici nei casi più gravi.

In questo senso risulta particolarmente dannosa anche per i bambini, quindi se abbiamo dei piccoli in casa è consigliabile sostituire questa sostanza con dei igienizzanti più naturali.

Aceto e Bicarbonato vengono spesso proposti per essere utilizzati come alternativa all’utilizzo della candeggina, salvaguardando il risultato in termini di igiene e pulizia e allo stesso tempo avendo la tranquillità data dall’utilizzo di prodotti più sicuri per la nostra salute.

Di certo sono una alternativa sicura per la salute e l’ambiente ma non si può dire altrettanto riguardo l’efficacia.

Ma esistono comunque in commercio detersivi ecologici che possono sostituire egregiamente la candeggina sia per quanto riguarda il tradizionale uso come igienizzante ma anche per sostituirla nel bucato di tutti i giorni per sbiancarlo.

#2 Ammoniaca

Anche l’ammoniaca non riscuote grande successo tra le pagine del Biodizionario.
Parliamo infatti di una sostanza con effetti nefasti simili a quelli che possiamo riscontrare nella candeggina, con l’aggiunta che una prolungata e intensiva esposizione può causare anche danni al cervello.
Utilizzata spesso come sgrassante, l’ammoniaca ha comunque delle controparti naturali che possono svolgere lo stesso compito in maniera sicuramente meno pericolosa.
Per avere ottimi risultati si può usare ad esempio bicarbonato, le cui qualità sgrassanti vengono in aiuto per la pulizia di stoviglie e superfici della cucina spesso soggette ai depositi di grasso dovuti alla cottura dei cibi.

#3 Acido Muriatico

Il nome è già inquietante, essendo un acido molto aggressivo utilizzato soprattutto nel campo dell’industria.

Eppure l’acido muriatico trova spazio nelle nostre case, utilizzato per la sua enorme forza disincrostante.

Chiamato anche Acido Cloridrico, questa sostanza ha la caratteristica di essere estremamente volatile, infatti quando viene diluita in acqua può causare dei fumi che se inalati possono irritare le vie respiratoria anche in maniera molto grave.

La grande forza corrosiva di questa sostanza inoltre la rende estremamente pericolosa in caso di contatto con la pelle o peggio con gli occhi, quindi è fortemente consigliato utilizzarla il meno possibile e comunque sempre con le dovute protezione, vale a dire guanti e occhialini protettivi.

È utile dire che anche qui esistono già le alternative ecologiche che garantiscono la stessa performance in termini di pulizia ma senza le controindicazioni degli acidi petrolchimici.

#4 Deodoranti per gli ambienti

Con il tempo si sono sempre più diffusi nelle nostre i deodoranti per ambiente, che dovrebbero rilasciare piacevoli fragranze nelle stanze della nostra casa.
Certo, il profumo che possono emanare non si discute, ma a quale prezzo?
Analizzando alcuni profumatori d’ambiente con il biodizionario si può scoprire come questi prodotti contengano sostanze abbastanza aggressive nei confronti delle nostre vie respiratorie, creando anche veri e propri casi di insorgenza di allergie che prima non si manifestavano.
L’utilizzo di questi prodotti è sconsigliato anche perché vi sono alternative del tutto naturali assolutamente valide, come ad esempio gli oli essenziali.

#5 Etanolammine

Occhio a queste sostanze che si possono facilmente trovare nei detersivi per il bucato dichiarati con forza smacchiante.
Inserendo gli ingredienti di questi prodotti nel Biodizionario possiamo trovare la presenza di Etanolammine, sottoforma di altre sostanze più complesse quali dietanolammina, trietanolammina e monoetanolammina che possono provocare problemi a livello respiratorio, causando attacchi d’asma.
Appartenenti alla famiglia dei tensioattivi, che non sono tutti nocivi, queste si possono trovare anche nei detergenti per la pulizia dei pavimenti, quindi è sempre consigliabile controllare attentamente prima di scegliere quale prodotto utilizzare per la pulizia, sia delle superfici che del bucato.

L’INCI dei prodotti è la nostra cartina di tornasole per sapere sempre cosa stiamo utilizzando quando ci affidiamo ad un detergente, un cosmetico oppure un alimento.

Si tratta in pratica di una lista di ingredienti costruita con regole ben precise, che ci aiuta nel conoscere la composizione del prodotto che vogliamo utilizzare, e assieme all’ausilio del Biodizionario, capire se questo è pericoloso per noi e l’ambiente e in quale misura.

Ma come si legge correttamente un INCI per trarre le informazioni utili da inserire nel Biodizionario in un secondo momento?

Vediamolo brevemente con questa guida rapida!

Come leggere e interpretare un INCI

Come detto l’INCI non è altro che la vera e propria carta d’identità di un prodotto, quindi per conoscerne le caratteristiche dobbiamo essere in grado di saper leggere questa carta d’identità.

Le regole di interpretazione sono quindi fondamentali per non travisare quanto descritto nell’INCI.

  • Ordine nella lista degli ingredienti: le sostanze presenti nel prodotto non sono elencate alla rinfusa o in ordine alfabetico, ma seguono una precisa regola e vengono riportate nella lista in base al loro peso.
    Quindi se l’ingrediente è presente in quantità maggiore rispetto ad altri verrà elencato per primo e via via a scendere sulla base di questo parametro. L’unica eccezione avviene per tutte quelle sostanze che sono presenti in quantità inferiori all’1% del totale, che trovano spazio al termine dell’elenco e sotto quella percentuale possono essere riportate senza un ordine preciso.
  • Nome degli ingredienti: un altro indizio importante riguardo la natura della sostanza è fornito dal nome. Infatti le nomenclature dei vari ingredienti si differenziano a seconda della loro origine, quindi verrà usato generalmente il latino per indicare sostanze di uso comune già presenti nella Farmacopea Europea, o per ingredienti di origine vegetale che non hanno subito trattamenti di alcun tipo.L’Inglese è invece utilizzato per i prodotti che hanno subito modifiche sostanziali: quindi sarà usato ad esempio per sostanze sintetiche e vegetali esposti a trasformazioni chimiche.Unica eccezione al dualismo tra latino e inglese in termini di lingua è destinato al profumo che viene indicato con il francesismo Parfume.
  • Indicazione dei coloranti: per i coloranti viene fatto un discorso a parte, perché vengono segnalati in base al loro standard di classificazione internazionale.
    Esiste infatti il cosiddetto Colour Index solitamente abbreviato con la sigla CI che fornisce un codice in base al colore della sostanza.
    Anche nell’INCI sono quindi riportati con tale codice e solitamente sono posti alla fine dell’elenco perché presenti sempre in quantità comunque inferiori all’1%. Attenzione però questo non significa che siano meno dannosi, perché sappiamo bene come questo tipo di sostanze chimiche possano essere nocive anche in ridottissime quantità.
  • Agricoltura biologica: all’interno dei prodotti che utilizziamo possiamo trovare anche sostanze o ingredienti provenienti direttamente da agricoltura biologica.
    Solitamente accanto al nome che molto spesso è riportato in latino, troviamo un asterisco (*) ad indicare la natura di questo ingrediente.

Quindi questi sono i parametri da tenere in considerazione quando si legge un etichetta INCI di un prodotto.

È comunque bene specificare che non sono considerati ingredienti le impurità che possono rimanere all’interno del prodotto durante il processo di lavorazione dello stesso, quindi la lettura dell’etichetta ci fornisce uno spettro completo al 99,9%.

Capire i risultati di una lettura di etichetta INCI

Abbiamo visto quindi come leggere l’etichetta, ma questo non basta da solo per rendere sicuro l’utilizzo di un determinato prodotto.

Molti di noi non hanno infatti le conoscenze adeguate per stabilire se una sostanza è dannosa o meno e quindi tutto quello che troviamo riportato nell’INCI deve passare ad un ulteriore consulto con il Biodizionario.

Effettuando la ricerca della sostanza attraverso le pagine del Biodizionario possiamo avere un giudizio rapido sulla sua pericolosità, grazie anche al sistema intuitivo fatto da pallini/semafori di colore verde giallo e rosso che ci indica visivamente la natura della sostanza che abbiamo ricercato.

Quindi l’etichetta INCI da sola non è sufficiente ma abbinando questo strumento a quello del Biodizionario tutti saremo in grado di conoscere perfettamente come sono composti i prodotti che magari utilizziamo tutti giorni.

Il bicarbonato di sodio è un sale dalle mille possibilità d’impiego, comunemente utilizzato in moltissimi ambiti, domestici e non. Normalmente lo si trova in soluzione nelle acque sotterranee o superficiali, ma è possibile rinvenirlo anche in forma di cristalli che opportunamente trattati portano ad una polvere cristallina bianca, comunemente commercializzata.

Q

Vediamo insieme cos’è il bicarbonato di sodio, in quali settori d’uso trova spazio e dove acquistarlo!

Origini del bicarbonato di sodio: dal natron al chimico belga Solvay

  • I primi a scoprire uno dei composti derivati dal bicarbonato di sodio furono gli Egizi. Osservavano facilmente che sulle sponde del Nilo, quando l’acqua evaporava, rimaneva un residuo biancastro e polveroso. Sperimentando con esso scoprirono che questo sale aveva enormi potenzialità essiccanti: non per caso, i corpi dei faraoni e dei dignitari passavano in un bagno di natron oltre due mesi per venire completamente asciugati prima di procedere con la mummificazione e la sepoltura.
  • Quando i Romani iniziarono ad intrattenere rapporti commerciali con la potenza medio-orientale cambiarono il nome del sale natron in natrium, secondo la dicitura latina. Questo passaggio culturale è evidente ancora oggi nella scelta del simbolo chimico del sodio: Na, per l’appunto.
  • Fino al 1700 l’uso del bicarbonato non divenne particolarmente popolare, per via dei costi di estrazione. Come per tutti i sali, infatti, l’estrazione poteva avvenire solamente per evaporazione dell’acqua. Il processo era così costoso che lo stipendio veniva chiamato anche “salario” proprio perché veniva pagato in sale, materia prima preziosissima e spesso riservata alla popolazione nobile o ricca.
  • Con la Prima Rivoluzione Industriale del 1700 il chimico francese Lavoisier individuò alcuni dei processi chimici all’origine della produzione naturale del bicarbonato di sodio, mirando a semplificarli e a renderli accessibili anche a livello industriale.

Il metodo Solvay per produrre il bicarbonato di sodio

Non molti anni dopo fu il chimico belga Ernest Solvay ad individuare un procedimento produttivo economico e funzionante per il bicarbonato di sodio, a cui diede il proprio nome.
Fino a pochi anni prima il metodo usato era detto “di Leblanc”, ma non solo i suoi costi erano più elevati, ma durante la produzione si liberavano nell’ambiente composti tossici come il solfuro di calcio o l’acido cloridrico.

Il metodo Solvay, poi esportato in tutte le produzioni del mondo e ovviamente anche nell’omonima impresa (con sede in Italia a Rosignano Solvay, in provincia di Livorno) consiste nel far passare una soluzione di cloruro di sodio in ammoniaca e anidride carbonica. I prodotti di questa reazione sono il cloruro di ammonio e, per l’appunto, un bicarbonato di sodio di purezza pari a circa il 75%.
Se si desidera ottenere bicarbonato di sodio puro, per scopi finali differenti, è necessario invece far reagire carbonato di sodio, acqua e anidride carbonica. In questo caso, l’intera massa prodotta è al 100% bicarbonato di sodio.

Entrambi i prodotti sono d’uso comune, e assolvono a funzioni differenti a seconda del tipo di preparazione che si ricerca. Il bicarbonato di sodio è facilmente identificabile nelle etichette dei cibi, dei farmaci e dei prodotti per la pulizia come additivo “E 500”.

I campi di impiego del bicarbonato di sodio

Le proprietà chimiche del bicarbonato di sodio vengono impiegate in numerosi settori: da quello alimentare alla farmacologia, fino ai prodotti per pulire e alla cucina. Vediamone insieme qualcuno!

I farmaci

Il bicarbonato di sodio reagisce alla presenza di soluzioni acide producendo effervescenza. Questo impiego è classico nella produzione di alcuni farmaci che siano trasferiti da una bustina o da una compressa in un bicchiere d’acqua. Non per caso la maggioranza di questi prodotti è aromatizzata al limone o all’arancia: l’acidità di questi aromi innesca la reazione di effervescenza.

Considerando che il bicarbonato è una sostanza basica, che cioè limita l’effetto degli acidi, viene anche incluso in moltissime preparazioni farmaceutiche che cercano di ridurre l’acidità di stomaco e i sintomi delle indigestioni.

Fa parte anche del kit di primo soccorso nelle aziende che si occupano della manipolazione degli acidi: se qualcuno dei lavoratori si bruciasse con la sostanza acida, abbondanti quantità di bicarbonato limiterebbero l’azione dell’acido sulla pelle prevenendo danni profondissimi.

In cucina

Il bicarbonato di sodio è aggiunto alle preparazioni dolciarie come agente lievitante. Per innescare l’effervescenza è necessario che il composto sia acido: questo effetto si ottiene con gli aromi, gli ingredienti di base oppure con altri agenti come il cremor tartaro o il lievito istantaneo, in cui acido e base sono già perfettamente dosati.

La famosissima “Idrolitina”, la polvere bianca che rende frizzante l’acqua naturale e che si usava comunemente prima dell’introduzione in commercio di bevande gassate, è a base di bicarbonato e sostanze debolmente acide che innescano l’effervescenza.

Se il sugo di pomodoro o il caffè ti sembrano troppo aciduli puoi usare una punta di bicarbonato di sodio per correggerne il PH e renderli più gradevoli.

Bicarbonato di sodio per la cura della persona

Nel settore della cura per la persona il bicarbonato di sodio trova moltissimi usi.

Per le sue proprietà sbiancanti è ancora oggi incluso in alcune paste dentifrice, che producono un effetto leggermente abrasivo e rendono più candido il sorriso. Questo tipo di prodotti, o l’uso del bicarbonato di sodio puro come dentifricio, dovrebbe essere comunque limitato nel tempo per evitare di aggredire lo smalto e causare danni permanenti a denti e gengive.

La proprietà abrasiva del bicarbonato può essere utilizzata anche per effettuare uno scrub delicato sul viso o sul corpo. È necessario creare una pasta con bicarbonato e un olio, per esempio di mandorle, e massaggiare con vigore sulle zone più secche come ginocchia, gomiti o talloni. Ripetendo il procedimento con regolarità la pelle avrà un aspetto più uniforme e compatto, senza aree screpolate.

Per molti anni il bicarbonato di sodio fu anche usato per cosmetici dedicati alle donne afroamericane, che desideravano schiarire la propria pelle e assomigliare maggiormente alle donne caucasiche. Per fortuna, questo tipo di pratica è ormai caduta in disuso e anzi, la bellezza etnica viene sempre di più valorizzata dalle case cosmetiche con colorazioni, formulazioni e prodotti che sottolineano le peculiarità di ogni occhio, bocca o incarnato.

Pulizia domestica

Il bicarbonato di sodio si può usare anche in casa per compiere numerose azioni di pulizia quotidiana. E’ possibile scegliere formulazioni in purezza oppure detergenti già pronti che contengano una percentuale di questa sostanza.

Il bicarbonato di sodio si può usare anche per:

  • Assorbire ed eliminare gli odori dalle posate, dai piatti o dal frigorifero
  • Pulire una pentola dal fondo bruciato
  • Per ridurre la durezza dell’acqua di lavaggio della lavatrice
  • Come antiruggine, a patto che mescolarlo con una sostanza acida come l’acido citrico o l’aceto
  • Per sbiancare le superfici dure e resistenti come la ceramica

Dove si compra e come sceglierlo

Il bicarbonato di sodio è una sostanza facile da reperire in commercio.

Il grado di purezza è sempre esplicitato sulla confezione. Generalmente, il bicarbonato più puro è impiegato in campo farmaceutico e sanitario, per controllare meglio le possibilità reazioni chimiche durante la produzione.

Qui non possiamo che consigliarti di acquistare il BICARBONATO DI SODIO Verdevero, ti arriva a casa nella pratica confezione ZERO plastica in carta riciclabile e sulla confezione trovi spiegati tutti i 100 usi di questo fantastico ingrediente.

Online, in negozi specializzati o al supermercato si trova un bicarbonato addizionato con altre sostanze dall’azione conservante che lo preservano dall’umidità e dalla proliferazioni di germi, ugualmente sicuro ed efficace per tutte le operazioni di pulizia, per la casa, per la bellezza e per preparare pane e prodotti di pasticceria: basta leggere con cura l’etichetta e seguire i suggerimenti d’uso indicati sulla confezione.

Tutti adorano avere una casa pulita, igienizzata e al 100% naturale: per esaudire questo desiderio dovete assolutamente iniziare ad utilizzare il carbonato di sodio.

Si tratta di un elemento estremamente duttile, utilizzato per detergere, scrostare e igienizzare la maggior parte degli elettrodomestici e superfici e grazie alle sue proprietà e caratteristiche è riconosciuto con un prodotto green ed estremamente economico.

Per avere risultati apprezzabili consigliamo sempre di utilizzare il carbonato di sodio con una purezza superiore al 99% e di abbinarlo assieme all’acqua calda per garantire un pulito impeccabile

La proprietà che rende il carbonato di sodio un elemento così usato per la pulizia della casa è la sua alcalinità, cioè la sua proprietà estremamente corrosiva con lo sporco e più gentile verso le superfici meno delicate.

Questo potere sgrassante, permette di pulire moltissime superfici della casa, senza lasciare alcun tipo di segno e soprattutto è un ottimo elemento per eliminare i cattivi odori che si possono creare in cucina, soprattutto se si è soliti trattare alimenti come il pesce.

Essendo un elemento reperibile anche in natura, che non contiene tensioattivi, fosforo e coloranti, il carbonato di sodio non produce schiuma nel suo utilizzo.

È quindi utilissimo quando si devono pulire le stoviglie durante una scampagnata in mezzo al bosco o quando ci si trova in campeggio e si deve prestare attenzione a cosa si rischia di spargere nell’ambiente.

Come pulire la cucina con il carbonato di sodio

Grazie a tutte queste fantastiche qualità naturali e sgrassanti il carbonato di sodio è ottimo per la pulizia della cucina e dei fornelli senza lasciare alcun alone.

Come detto l’utilizzo corretto è quello con un elemento puro abbinato ad un altro agente, come ad esempio l’acqua calda con cui le qualità del carbonato vengono esaltate nell’atto della pulizia delle superfici.

Questo prodotto molto facile da preparare, utilizzare e sciacquare permetterà di ottenere risultati eccellenti su molti tipi di superfici, facendo attenzione solamente a quelle leggermente più delicate per via della forza corrosiva che a lungo andare potrebbe rovinare alcuni elementi della nostra cucina.

Piano cottura

Per quanto riguarda le incrostazioni più ostinate, il grasso seccato e l’unto ancora fresco si consiglia di utilizzare una spugna imbevuta con acqua calda miscelata con carbonato di sodio.

Nel caso lo sporco si presenti più ostinato del previsto, si consiglia di lasciare il carbonato di sodio agire sulla superficie per qualche minuto prima di grattare e sciacquare con l’acqua calda e la spugnetta.

Cappa della cucina

La maggior parte delle case moderne si caratterizzano per avere il living e la cucina presenti all’interno dello stesso ambiente.

Questa soluzione salvaspazio e molto bella da vedere però può rivelarsi scomoda per quanto riguarda gli odori.

Senza una cappa pulita e ben funzionante gli odori della cucina rischiano di diffondersi per tutta la casa e creare delle situazioni spiacevoli per gli inquilini.

Per ovviare questo problema si consiglia una volta al mese di pulire la propria cappa con una miscela fatta di carbonato di sodio, acqua calda e una spugnetta.

Forno e forno a microonde

Per quanto riguarda la pulizia del forno e del forno a microonde si consiglia di procedere sempre con il metodo della spugnetta imbevuta di acqua calda e carbonato di sodio.

Nel caso di sporco ostinato si può usare un vecchio metodo che forse utilizzavano le vostre nonne per pulire questa tipologia di superfici.

Prendete un asciugamento totalmente imbevuto di acqua calda e carbonato di sodio, mettetelo all’interno del forno o nel forno a microonde caldi e lasciate agire per circa 30 minuti.

Dopo aver lasciato in posa lavate e sciacquate tutto con una spugnetta.

Stoviglie, piastrelle, elettrodomestici

Utilizzando sempre il metodo della spugnetta imbevuta in acqua calda con il carbonato di sodio strofinate queste superfici e prestate attenzione a non bagnare eventuali cavi e fili elettrici.

Le dosi utilizzate fra l’acqua calda e il carbonato di sodio dipende sempre da quanto lo sporco e il grasso sono ostinati.

Si consiglia sempre di utilizzare 2 cucchiai di carbonato di sodio all’interno di un litro d’acqua e, se si ritiene opportuno, si potranno aumentare o diminuire le dosi in base alle necessità.

Con il tempo le dosi da utilizzare saranno molto più semplici da utilizzare una volta preso confidenza con questo metodo di pulitura della cucina.

Il forno è uno degli elettrodomestici più utilizzati in cucina, ma spesso viene trascurato quando si tratta di pulizia e in pochi sanno veramente come pulire il forno incrostato come i professionisti. Una corretta pulizia del forno non solo migliora l’igiene della cucina, ma può anche prolungare la durata dell’elettrodomestico. In questo articolo, vi mostreremo come pulire il forno in modo efficiente e semplice.

Q

Cosa sapere prima di Iniziare a Pulire il Forno

Prima di iniziare a pulire il forno, assicurati di avere i seguenti strumenti e prodotti a portata di mano:

  • Guanti di gomma
  • Detergente per forni
  • Acqua
  • Spugna OVENSPONGE o panno in microfibra
  • Raschietto per forno
  • Sacchetto per la rimozione dello sporco

Assicurati di seguire le istruzioni per l’uso del detergente per forni e di indossare guanti protettivi per evitare di irritare le mani.

Vuoi scoprire come lo abbiamo pulito così in una sola passata? >> Scopri i dettagli qui!!!

Come Pulire il Forno Sporco di Cibo

Eccoci al punto più importante: cosa fare esattamente per pulire il forno dalle incrostazioni. Prendiamo per esempio il caso peggiore, cioè quello di un forno molto sporco e unto.

Puoi trattare inizialmente con il vapore per ammorbidire lo sporco. Puoi usare un apparecchio a vapore, oppure riempire un contenitore d’acqua bollente e lasciarlo nel forno caldo e acceso per circa mezz’ora. Scegli ovviamente contenitori in materiale sicuro: metallo o vetro per il forno tradizionale, plastica specifica o vetro per il forno a microonde. Dopo mezz’ora spegni il forno, non aprirlo e fallo raffreddare per un’ora.

Usa uno strumento abrasivo come una spugna o una paglietta di ottone. Attenzione al rivestimento interno: se è vero che il vetro è la parte meno delicata e non corri grossi rischi di graffiarlo, il rivestimento smaltato può danneggiarsi se gli strumenti abrasivi vengono usati con troppo vigore.

Usa un panno o una spugna asciutta per togliere i residui più grossolani. Poi, usane uno bagnato per eliminare anche le tracce più piccole e per risciacquare attentamente. Infine asciuga le componenti e il forno e rimonta le griglie e le teglie.

Se invece il tuo forno è molto sporco di cibo, segui questi ulteriori passaggi per rimuovere lo sporco:

  1. Raffredda il forno completamente
  2. Rimuovi i residui di cibo utilizzando un raschietto per forno.
  3. Procurati FORNOBELLO il detergente per forni sporchi incrostati e seguendo le istruzioni che trovi in etichetta applicalo sulla superficie interna del forno.
  4. Pulisci il forno con una spugna o un panno in microfibra, focalizzandoti sulle aree più sporche.
  5. Rimuovi il detergente per forni con acqua e una spugna o un panno in microfibra.
  6. Asciuga il forno con un panno asciutto.

Se lo sporco è particolarmente ostinato, potrebbe essere necessario ripetere il processo di pulizia più volte.

Come Pulire il Forno con la modalità dell’autocleaning

Se il tuo forno ha una funzione di autocleaning, segui questi passaggi per autoclean il tuo forno:

  1. Leggi le istruzioni del produttore per capire come funziona la funzione di autoclean.
  2. Rimuovi tutti gli accessori dal forno.
  3. Avvia la funzione di autoclean con il tempo di pulizia raccomandato dal produttore.
  4. Lascia raffreddare il forno dopo che l’autoclean è terminato.
  5. Pulisci gli eventuali residui della pulizia rimanenti utilizzando il detergente per forni FORNOBELLO, una spugna o un panno in microfibra.

Cosa succede al forno se si trascura la pulizia

Il forno trascurato incontra una lunga serie di problematiche, alcune facilmente risolvibili e alcune più serie. Vediamo le principali:

  • Il vetro sporco non farà vedere la pietanza in preparazione: potrebbe bruciarsi o cuocere in modo poco omogeneo, perché non potrete sorvegliarla adeguatamente
  • Se lo sporco si accumula sugli elementi riscaldanti, come la serpentina (in questo articolo parliamo proprio di come pulire la serpentina), la cottura sarà disomogenea e insufficiente, o richiederà davvero molto tempo
  • Lo sporco carbonizzato può conferire un sapore e un odore di bruciato al cibo
  • Le particelle di sporcizia ricadranno inevitabilmente sul cibo, contaminandolo

Ogni quanto pulire il forno

Se usi spesso il forno ti consigliamo di pulirlo a fondo non meno di una volta al mese.

Se lo usi sporadicamente e prevalentemente per riscaldare le pietanze piuttosto che per cuocerne di grasse, può andare bene una pulizia accurata ogni tre mesi.

Rimandare troppo la pulizia rischia di far accumulare la sporcizia in strati, decisamente più difficili da rimuovere e che richiederanno più fatica, più tempo e detergenti più aggressivi.

Naturale o sintetico? Quale detergente scegliere per il forno.

I detergenti naturali sono ovviamente i nostri preferiti. Qui trovi il miglior detersivo per la pulizia del forno incrostato.

Succo di limone e aceto, con la loro acidità, sciolgono efficacemente la sporcizia e il grasso, sebbene con un tempo di posa piuttosto lungo. Hanno anche il vantaggio di essere molto economici, facilmente reperibili e di non creare contaminazione chimica sul cibo.

Di contro, però, una sporcizia davvero molto ostinata e incrostata, per esempio per una trascuratezza nella pulizia periodica, potrebbe aver bisogno di un detergente specifico.

La capacità pulente dei detergenti è assicurata dalla quota di tensioattivi presenti (le sostanze che permettono ai saponi di schiumare).

Il tempo di posa è decisamente più breve: possono bastare tra i 5 ei 30 minuti, a seconda del livello di incrostazione dello sporco.

Hanno quindi un’azione più veloce ma portano con se alcune contro indicazioni innegabili: il tempo risparmiato va infatti utilizzato in seguito per eseguire un risciacquo attento delle superfici, in quanto i residui potrebbero vaporizzarsi nel forno nei successivi utilizzi andando ad alterare il sapore delle pietanze, oltre che ad essere comunque particelle pericolose per l’organismo umano.

Una pasta “fai da te” per la pulizia del forno

Un forno incrostato di sporcizia può venire pulito efficacemente con un impasto naturale, facilissimo da creare. Ti servirà solo una base acida (succo di limone o aceto) e di BICARBONATO. Crea un impasto omogeneo e liscio e lascialo agire sulla superficie del forno per almeno 5-6 ore prima di risciacquare.

Ma per sapere esattamente come pulire un forno da macchie ed incrostazioni continua a leggere!

Conclusioni

Pulire il forno non deve essere una sfida. Con i giusti strumenti e prodotti per la pulizia e seguendo le istruzioni del produttore, puoi rimuovere lo sporco e gli odori dal tuo forno in pochi semplici passaggi. Assicurati di pulire regolarmente il tuo forno per prolungarne la durata e migliorare l’igiene nella tua cucina.

Cosa succede se non sai come pulire il forno? Potresti avere un build-up di sporco e grasso che potrebbero influire sulla qualità dei tuoi piatti e persino causare danni alla tua attrezzatura. Inoltre, potrebbe esserci un odore sgradevole e potrebbe essere necessario sostituire il forno prima del previsto.

Che aspetti? Inizia a pulire il tuo forno oggi per una cucina più efficiente e igienica.

 

come pulire forno1 strano metodo per rimuovere più sporco dal tuo forno mentre ti prendi cura della tua famiglia tenendo pulita l’aria che respiri in casa ed evitando detersivi che ti rovinano le mani.

>>> Scopri i dettagli qui!!!

In questo articolo scoprirai come pulire i vetri del forno con rimedi naturali e senza rischi per la tua salute.

I vetri del forno sono la parte dell’elettrodomestico che si sporcherà più facilmente e che sarà più visibile, per via della sua trasparenza.

Ecco tutti i nostri consigli per pulirlo efficacemente, per avere sempre a disposizione un forno igienico e sicuro!

Ogni quanto pulire i vetri del forno

Il vetro del forno andrebbe pulito non meno di una volta al mese, se lo usi spesso; una volta ogni tre andrà bene invece se lo usi poco o se di solito non prepari alimenti che tendano a creare schizzi e macchie.

La sporcizia tende ad accumularsi sul vetro creando aloni giallastri, sgradevoli alla vista, che ostruiscono la visuale sugli alimenti in cottura e decisamente poco igienici. Aspettare più tempo di quello che suggeriamo per la pulizia del vetro del forno rischia di far incrostare la sporcizia, rendendo più faticosa e difficile la sua eliminazione.

I prodotti, naturali e non per pulire i vetri del forno

Per eliminare le tracce di unto e sporcizia dal forno puoi scegliere tra trattamenti chimici, trattamenti naturali e prodotti chimici o naturali. Vediamo subito le varie opzioni a disposizione.

Pretrattare con il vapore o con uno strumento abrasivo

Il vapore permette di ammorbidire le incrostazioni e di rendere più facile la loro eliminazione. Puoi ottenere lo stesso effetto sia con un elettrodomestico specifico, che emette vapore ad alta temperatura, sia con un contenitore pieno d’acqua bollente lasciato per mezz’ora nel forno ben caldo.

Se devi pulire il vetro di un forno a microonde assicurati di non usare contenitori in metallo; se l’oggetto della pulizia è un forno tradizionale usa pentole in metallo senza parti in plastica o gomma o contenitori in vetro o alluminio.

Uno strumento abrasivo può permetterti di dare una prima passata per eliminare le macchie più grossolane prima di usare il detergente. Puoi strofinare il vetro del forno con:

  • Sale grosso e un panno asciutto
  • Una paglietta abrasiva per la pulizia di piatti e pentole
  • Una spugna con una parte più ruvida

Il vetro è la parte meno delicata del forno: se per il rivestimento è meglio evitare gli strumenti più abrasivi, questa accortezza può allentarsi leggermente per la pulizia del vetro.

Ti consigliamo in ogni caso di evitare accuratamente lamette e altri strumenti affilati, che potrebbero graffiare irrimediabilmente il vetro del forno.

Detergenti chimici e naturali per pulire i vetri del forno

I detergenti chimici più utilizzati sono quelli a basi di ampie quantità di tensioattivi. Sono molto facili da usare perché di solito non richiedono né diluizione né lunghi tempi di posa.

Basta spruzzarli sul vetro, lasciato aperto perché non colino all’interno del forno, e lasciarli agire per qualche minuto (tra 5 e 30 a seconda del livello di sporcizia accumulata). Poi puoi utilizzare una spugna, una paglietta o un panno asciutto per strofinare ed eliminare le macchie incrostate.

Puoi ripetere il trattamento se le macchie fossero particolarmente ostinate.

Dopo la pulizia non dimenticare di risciacquare attentamente il vetro del forno con una spugna pulita e acqua calda.

Poi asciuga attentamente la superficie, per evitare che residui di detergente finiscano all’interno del forno e contaminino il cibo.

I detergenti naturali possono ottenere effetti simili, sebbene spesso serva più tempo per agire. Puoi usare una base acida (succo di limone o aceto) mescolata con bicarbonato, fino a creare una pasta della consistenza dello yogurt.

Applicata l’impasto sul vetro con una spazzola, un pennello pulito o una spugna asciutta e lascialo agire per non meno di 5-6 ore.

Successivamente procedi a strofinare e risciacquare come per i detergenti classici. Sebbene il rischio di contaminazione sia minore, perché aceto, limone e bicarbonato sono prodotti commestibili, è sempre meglio accertarsi di aver ben risciacquato e asciugato la superficie prima di chiudere il forno ed utilizzarlo per cucinare.

Se vuoi un prodotto naturale, sano per te ma efficace sullo sporco incrostato del tuo forno allora Fornobello per la pulizia dal forno incrostato fa per te!

I moderni ferri da stiro sono costruiti con tecniche e materiali che permettono allo strumento di rimanere inalterato per migliaia di utilizzi e molti anni di attività. Se una grossa parte del lavoro viene fatta dai produttori, però, dobbiamo occuparci regolarmente della manutenzione e della pulizia del ferro da stiro.

Ecco quali sono i più frequenti danni al ferro da stiro e quali sono le cause!

Danni al ferro da stiro: la piastra è graffiata

La piastra del ferro si graffia quando non facciamo attenzione ad aggirare le componenti metalliche e rigide degli abiti (zip, bottoni in metallo, cursori, gancetti, eccetera).

Una piastra graffiata non comporta grandi problemi per l’utilizzo: forse in corrispondenza del segno la stiratura potrebbe essere leggermente meno precisa, ma ripassando il ferro sulla stessa area il problema sarà risolto.

Questo danno è prevalentemente di natura estetica; purtroppo non esistono soluzioni fai-da-te, ma solo la sostituzione tramite un CAT o il produttore.

Attenzione però: graffi più profondi potrebbero avere delle pareti leggermente affilate o comunque dare vita ad una superficie irregolare che nei casi più gravi può comportare anche lo strappo di alcuni tessuti, soprattutto di quelli più delicati.

In generale quindi una piastra graffiata è un problema da risolvere.

Ferro da stiro con piastra sporca e lascia delle macchie sugli abiti

La piastra del ferro è ovviamente esposta al contatto con i tessuti, con la polvere e con i residui di vapore prodotti dal ferro.

Se questa sporcizia non viene eliminata rapidamente si ossida e può trasferirsi dalla piastra ai tessuti, lasciando brutte macchie.

Ecco cosa è possibile fare per pulirla:

  • Usare un detergente specifico, con PH acido, che elimina i residui
  • Usare una soluzione di acqua e limone e acqua e aceto, strofinando energicamente con un panno umido e poi pulendo e asciugando la piastra successivamente
  • Usare una pasta composta da bicarbonato e acqua, lasciata agire qualche minuto sulla piastra prima di eliminare i residui con un panno
  • Usare un cotton fioc intinto in aceto o limone per pulire i singoli fori di emissione del vapore

L’emissione di vapore dalla piastra è incostante o debole

La causa più frequente di questo malfunzionamento è il calcare, che si accumula in tutte le componenti esposte al contatto con l’acqua.

Per prima cosa pulisci la piastra e i singoli fori con un cotton fioc. Non temere di strofinare con troppa energia: l’acciaio non è facile da scalfire.

Per precauzione utilizza un panno morbido e, ovviamente, disconnetti il ferro dalla presa di corrente e attendi si sia raffreddato.

Se questo non dovesse essere sufficiente è probabile che il calcare si sia accumulato nel serbatoio o nella caldaia. Ecco cosa puoi fare:

  • Usare delle compresse di detergente acido: lasciate nell’acqua del serbatoio o della caldaia rendono l’ambiente sfavorevole alla formazione del calcare
  • Effettuare un lavaggio profondo con una sostanza acida. Mescola 50% di acqua calda e 50% di succo di limone o aceto. Riempi il serbatoio, imposta la modalità “vapore” e fai riscaldare bene il ferro. Dopodichè premi l’erogatore del vapore per circa 30/50 secondi. Ripeti l’operazione fino a 10 volte, o finché il vapore non esce liberamente.

Se usi acqua distillata o demineralizzata per il ferro, questo lavaggio approfondito sarà necessario solamente una volta ogni 5-6 mesi.

La caldaia del ferro da stiro non scalda l’acqua

Abbiamo visto come il funzionamento sia strettamente legato al calore e al vapore generato e possa causare danni al ferro da stiro

Può succedere che nonostante manutenzione e pulizia il ferro possa non arrivare alla giusta temperatura e che quindi la caldaia non scaldi abbastanza per trasformare l’acqua in vapore utile a stirare i capi.

In questo caso le componenti interessate potrebbero essere:

  • Termostato: nel caso dei ferri a caldaia il termostato regola la temperatura e se questo risulta guasto le regolazioni non avvengono più regolarmente. Infatti se questa parte del sistema risulta guasta un sistema di sicurezza impedisce semplicemente di raggiungere la temperatura per l’evaporazione.
  • Resistenza: quando ci si trova nella situazione in cui la piastra non scalda il guasto potrebbe derivare più che dalla piastra stessa proprio dalla resistenza deputata scaldarla.
  • Alimentazione: infine la cosa più ovvia. n guasto al sistema di alimentazione non permette l’assorbimento dell’energia necessaria per scaldare il ferro da stiro. In questo caso potrebbe essere il sistema di alimentazione interno del sistema stirante ama anche banalmente la spina della corrente.

A meno che tu non abbia scelto un modello di ferro da stiro a secco, che non richiede acqua per funzionare, avrai bisogno di scegliere il giusto prodotto per il tuo bucato.

La combinazione di ferro e acqua è infatti fondamentale: un perfetto risultato sul bucato dipenderà in parte anche da questa scelta.

Mettiamo a confronto le diverse possibilità per capire quale acqua usare per il ferro da stiro!

Ma prima voglio svelarti alcuni trucchetti per pulire casa in modo sano, naturale, facile e veloce:

Q

 

Quale acqua posso usare per il ferro da stiro?

Acqua del rubinetto

L’acqua di rubinetto è in assoluto la peggiore per i ferri da stiro.

Generalmente contiene molto calcare, una sostanza solida in essa disciolta, costituita da minerali (prevalentemente carbonato di calcio).

Il suo accumularsi nei sistemi del ferro da stiro e degli altri elettrodomestici causa frequenti malfunzionamenti e senza una pulizia rigorosa rischia di danneggiare lo strumento in pochissimi utilizzi.

Esistono molte possibilità per la pulizia di un ferro a vapore incrostato dal calcare, ma la scelta dell’acqua di rubinetto dovrebbe essere in partenza evitata, se non in sporadici casi di emergenza.

 

Acqua imbottigliata

Anche l’acqua imbottigliata non è una buona scelta.

Per la salute degli esseri umani i minerali contenuti nell’acqua sono fondamentali: ci fanno rimanere idratati e il loro corretto bilancio assicura il benessere e il funzionamento di tutti gli organi.

Per il ferro da stiro è invece troppo ricca di questi minerali: il suo utilizzo potrebbe far accumulare residui nel serbatoio o nella caldaia, difficili da pulire e che rischiano di danneggiare la resistenza, le condutture e la piastra.

 

Acqua addolcita da sistemi domestici

Forse in casa hai installato, al rubinetto, un addolcitore, cioè un filtro che trattiene parte del calcare.

Certamente questa soluzione è leggermente migliore dell’acqua di rubinetto semplice o di quella imbottigliata, ma ancora non è sufficiente.

Se devi o vuoi usarla, fai in modo che sia un utilizzo sporadico oppure mescolala con acqua distillata (50/50 è una proporzione perfetta).

 

Acqua distillata o demineralizzata

L’acqua distillata -o demineralizzata- è in assoluto la più consigliata per il ferro da stiro.

Prima della vendita subisce particolari lavorazioni e filtraggi che eliminano quasi il 100% dei minerali. In questo modo non si depositeranno nel ferro da stiro.

Attenzione però: questo tipo di acqua è pensata specificatamente per utilizzi di questo tipo e non per l’utilizzo umano.

Pertanto non è consigliabile bere questo tipo di acqua che non apporterebbe la giusta quantità di sali minerali necessari alla salute del corpo sia di esseri umani che di animali.

 

Un’alternativa all’acqua distillata

In casa si possono trovare delle alternative valide all’acquisto di acqua distillata.

Condizionatori e deumidificatori ad esempio producono condensa, in quantità maggiori o minori a seconda della temperatura esterna all’ambiente e al tasso di umidità presente.

Il sistema del condizionatore replica, per certi aspetti, quello dei sistemi industriali per la produzione di acqua distillata. La condensa che esce dall’apparecchio può essere raccolta e utilizzata per il ferro da stiro.

Certamente non si tratterà di acqua distillata con la stessa percentuale di purezza di quella acquistata, ma per un uso di emergenza è indubbiamente una soluzione perfetta.

Nemmeno quest’acqua è adatta al consumo umano o degli animali: non berla.

Diverso il discorso per l’acqua piovana che non è consigliabile per l’utilizzo in un ferro da stiro. le particelle in essa contenute potrebbero danneggiare i sistemi di funzionamento del ferro.

È possibile comunque eseguire una distillazione dell’acqua in modalità fai da te con gli strumenti che si hanno normalmente a casa: per fare questo è necessario però ottenere un piccolo sistema di condensazione eseguibile con una pentola capiente riempita per tra quarti d’acqua, al cui interno posizionare una ciotola.

Ponendo il coperchio alla pentola grande con adagiato del ghiaccio sopra, il riscaldamento interno e il conseguente vapore sprigionato a contatto con la parete fredda del coperchio produrrà della condensa che verrà raccolta dalla ciotola.

È comunque un sistema abbastanza laborioso e che può comportare dei rischi per via delle elevate temperature che raggiunge all’interno della pentola principale.

>> Cosa fare se in precedenza hai usato acqua normale per il ferro da stiro e adesso vuoi scoprire come pulire il ferro da stiro in modo sano e naturale.

L’acqua ossigenata, o perossido di idrogeno, è una sostanza versatile con moltissime possibilità di impiego molto utili: in particolare, sbiancamento, pulizia delle ferite e trattamenti di colorazione dei capelli.

La sua economicità e versatilità non deve però trarre in inganno: la sostanza è tutt’altro che innocua! Durante l’uso è fondamentale prestare attenzione ai dettagli.

Ecco quali sono i possibili rischi dovuti all’utilizzo dell’acqua ossigenata e le precauzioni da prendere!

Rischi per le stoffe

L’acqua ossigenata ha un fortissimo potere schiarente e sbiancante. Questa peculiarità è utilissima per la pulizia della casa: una soluzione 1:1 di acqua ossigenata a 10 volumi in acqua minerale costituisce un ottimo detergente, molto economico, per la ceramica e il vetro. Inoltre, previene la formazione di muffe, frequenti nell’ambiente caldo-umido del bagno.

Il potere schiarente si esercita anche sui tessuti: quando la usi presta attenzione ai tuoi abiti e ai panni impiegati per pulire.

Rischi per la pelle e le mucose in seguito al contatto con l’acqua ossigenata

Ancor più rischioso è un contatto improprio dell’acqua ossigenata con la pelle sana e le mucose.

Se da un lato l’acqua ossigenata è un efficace antisettico per le ferite e le escoriazioni, dall’altro non deve mai entrare in contatto con la pelle sana, gli occhi, le labbra o la bocca, il naso e i genitali.

Per un’applicazione più precisa usa dei bastoncini cotonati monouso: ti permetteranno di pulire le ferite in profondità senza toccare la pelle sana, che in caso contrario svilupperebbe un’irritazione rossa e dolente.

Durante le pulizie di casa, se usi l’acqua ossigenata, arieggia bene i locali ed evita di inalare i vapori: occhi, naso e gola potrebbero infiammarsi ed irritarsi.

Rischi dal parrucchiere

Uno degli usi più famosi del perossido di idrogeno, in crema anziché soluzione acquosa, è la colorazione o decolorazione dei capelli.
L’ossigeno contenuto nel preparato solleva le squame dei capelli e permette al colore di fissarsi sotto di esse, resistendo più efficacemente ai lavaggi.

Il parrucchiere farà sempre attenzione, durante l’uso, a:

  • Non applicare il composto sulla pelle: ad elevate concentrazioni e con il necessario tempo di posa il perossido può causare irritazione, prurito, forfora e piccole ustioni chimiche.
  • Non lasciare in posa per troppo tempo il colore: ad un minor tempo di posa corrispondono rischi di danni minori.
  • A risciacquare accuratamente il colore e ad applicare un prodotto ristrutturante per ricostituire i capelli, inevitabilmente danneggiati dal trattamento.
  • Non inalare il composto durante l’applicazione.

Se desideri un cambiamento radicale per la tua chioma ti suggeriamo di affidarti ad un professionista competente: minori rischi per la salute, gli oggetti e i capelli, effetto più duraturo e luminoso!

Pericoli dovuti all’ingestione dell’acqua ossigenata

Il dentista o l’igienista dentale possono usare prodotti professionali a base di perossido per sbiancare i denti ed eliminare le macchie dovute alle bevande o al fumo. Il trattamento viene eseguito in sicurezza per il paziente e il medico grazie a protocolli, prodotti e strumenti studiati specificamente per questo scopo.

Usare l’acqua ossigenata per la pulizia, il trattamento delle ferite o dei capelli sui denti è pericoloso per la salute! A pagare il prezzo maggiore sono lo smalto dei denti, lingua e palato. In caso di ingestione, anche accidentale, possono verificarsi i seguenti problemi anche gravi:

  • Ulcerazioni ed ustioni chimiche del cavo orale, della gola e dell’esofago
  • Bruciore di stomaco e sviluppo di ulcere gastriche
  • Diarrea
  • Ad elevate quantità, un avvelenamento letale

Come vedi gli usi dell’acqua ossigenata sono moltissimi e pratici nella vita quotidiana: ma altrettanti sono i rischi. Segui sempre le istruzioni del medico, del dentista, del parrucchiere e riportate sulla confezione di prodotto acquistato!

Prodotti Verdevero con acqua ossigenata: efficaci e sicuri per la pulizia naturale

Se vuoi sfruttare i benefici dell’acqua ossigenata per la pulizia della casa senza rischi, Verdevero ha sviluppato una gamma di prodotti ecologici a base di perossido di idrogeno, sicuri, biodegradabili ed efficaci contro germi, macchie e sporco ostinato.

  • Usamix: un detergente multiuso perfetto per igienizzare superfici, rimuovere macchie e sgrassare senza lasciare residui chimici dannosi.
  • BioBianco: un additivo sbiancante naturale attivo a 30°C, ideale per rimuovere macchie dal bucato e igienizzare i tessuti senza candeggina.
  • SOS Lavatrice: un trattamento naturale per mantenere la lavatrice pulita, eliminando calcare e residui di detersivo grazie all’azione igienizzante dell’acqua ossigenata.
  • Percarbonato di sodio: un potente smacchiante naturale che libera ossigeno attivo a contatto con l’acqua calda, perfetto per sbiancare i capi senza l’uso di sbiancanti chimici aggressivi.

Questi prodotti ti permettono di ottenere una pulizia profonda e sicura, evitando i rischi legati all’uso di acqua ossigenata pura e garantendo un ambiente domestico più sano e rispettoso dell’ambiente. Scegliendo Verdevero, proteggi la tua casa e il pianeta con formulazioni naturali ed efficaci!

Se vuoi approfondire come pulire con acqua ossigenata non perderti la nostra guida completa!

L’acqua ossigenata sulla pelle è un efficace sbiancante, schiarente e disinfettante. Proprio in virtù di queste capacità viene utilizzata quotidianamente da parrucchieri, dermatologi e dentisti per i trattamenti su clienti e pazienti!

Vediamo come!

Colorazione e decolorazione dei capelli con acqua ossigenata

L’uso più classico del perossido di idrogeno è per la colorazione e decolorazione dei capelli. Il parrucchiere miscela colore o polvere decolorante al perossido, in varie concentrazioni:

  • 3-5 volumi per un effetto delicato o sui capelli sottili, fragili, biondi
  • 10 volumi per un effetto leggermente più intenso e se non è necessario coprire capelli bianchi
  • 20 volumi per un effetto medio o per coprire i capelli bianchi
  • 30 volumi per un effetto forte, anche su molti capelli bianchi o sui capelli naturalmente spessi o neri

Le due sostanze permettono alle squame del capello di sollevarsi e di far passare il colore (che si fisserà alla chioma) o al decolorante di agire per sciogliere il tono non più gradito.

La decolorazione può riguardare anche i peli: in commercio esistono preparazioni schiarenti che consentono di mascherare i peli superflui rendendoli quasi bianchi e meno visibili.

Al termine del trattamento (generalmente di 30/40 minuti di durata, ma molto dipende dall’effetto desiderato e dalla qualità e forza dei capelli) è fondamentale eseguire un risciacquo approfondito, che elimini ogni traccia di mix, e l’uso di un ricostituente per ridonare morbidezza ed elasticità ai capelli provati dall’operazione.

Considerando che il perossido di idrogeno può causare irritazioni della cute e secchezza dei capelli, è sempre bene rivolgersi ad un parrucchiere esperto se si desidera cambiare colore, per evitare di danneggiare la pelle e la chioma.

Trattamenti dermatologici contro l’acne e le macchie

Le proprietà disinfettanti dell’acqua ossigenata possono venire sfruttate dal dermatologo per la cura dell’acne. L’acne è causata infatti da batteri, depositati nei pori e sulla pelle: l’acqua ossigenata denatura le proteine e impedisce la replicazione dei patogeni. Solamente il medico può prescrivere una cura con questo prodotto: segui sempre le sue istruzioni, acquista i prodotti suggeriti e non tentare il fai-da-te! Sulla pelle sana l’acqua ossigenata può causare macchie bianche, irritazioni ed escoriazioni dolorose.

Il potere schiarente dell’acqua ossigenata può venire impiegato, da dermatologo o medico estetico, per trattare macchie della pelle dovute a:

  • Cattiva ed eccessiva esposizione al sole
  • Sbalzi ormonali, per esempio durante o dopo la gravidanza
  • Cicatrici in fase di rimarginazione

Anche in questo caso è fondamentale rivolgersi ad un professionista competente che ti indicherà se il trattamento è appropriato per le tue esigenze e che, nel caso di valutazione positiva, lo eseguirà in totale sicurezza e dandoti le istruzioni per la cura successiva e il mantenimento degli effetti benefici.

Dal dentista

Uno dei possibili trattamenti di sbiancamento dei denti può essere effettuato con il perossido di idrogeno per uso dentistico. Non si può usare l’acqua ossigenata venduta in farmacia per la detersione delle ferite: il rischio è di causarsi ustioni, ulcere, danni allo smalto.

Lo sbiancamento con perossido prevede:

  • La cura di eventuali patologie dentistiche responsabili dell’ingiallimento o delle macchie, come gli ascessi o la pulpite
  • L’adozione di comportamenti più corretti e sani (frequente e corretta igiene orale quotidiana, riduzione delle quantità di tè, caffè, vino rosso, fumo di sigaretta, sostanze che macchiano lo smalto)
  • L’applicazione di un gel o una pasta al perossido sui denti. Alcuni prodotti vengono attivati da speciali lampade a raggi UV
  • Lo spazzolamento e la rimozione del gel e delle tracce delle macchie con strumenti appositi usati dal dentista, per eliminare la sporcizia ma lasciando sano ed integro lo smalto che riveste i denti, ora più bianchi e lucidi

Questo ingrediente è molto utile ma va usato con alcune precauzioni: trovi l’articolo completo sui rischi, pericoli e precauzioni dell’uso dell’acqua ossigenata.

Sbiancare i denti con acqua ossigenata è uno dei possibili usi di questo ingrediente versatile. La procedura dovrebbe essere sempre eseguita dal dentista o dall’igienista dentale, che conosce il caso, i prodotti usati e gli strumenti necessari.

Molte persone però credono di poter usare la normale acqua ossigenata per la pulizia delle ferite. Questa procedura è potenzialmente pericolosa per la salute: vediamo perché e facciamo chiarezza!

Perché si usa l’acqua ossigenata per sbiancare i denti?

L’acqua ossigenata, a contatto con le macchie presenti sullo smalto, innesca una reazione per cui le proteine vengono dissolte. Mentre lo smalto rimane intatto, le sostanze organiche di cui sono costituite le macchie vengono distrutte: ecco come mai dopo il trattamento il colore dei denti è più bianco e uniforme.

L’efficacia del trattamento dipende da:

  • Concentrazione della soluzione usata
  • Tempo di posa
  • Tipologia di macchie riscontrate dal dentista o dall’igienista dentale

Per quali macchie l’acqua ossigenata è più efficace?

Le macchie più frequenti che si sviluppano sullo smalto dei denti sono dovute a:

  • Consumo frequente di cibi e bevande con potere tintorio: caffè, tè e vino rosso sono le più ostinate e difficili da pulire con la normale igiene orale quotidiana
  • Fumo di sigaretta

Usi alternativi dell’acqua ossigenata

L’acqua ossigenata è un ingrediente sorprendentemente versatile, utile non solo in ambito medico ma anche per la pulizia della casa. Grazie al suo potere igienizzante e sbiancante, può essere utilizzata in diversi modi per ottenere superfici più pulite e brillanti senza l’uso di sostanze chimiche aggressive.

Ecco alcuni utilizzi pratici dell’acqua ossigenata nelle pulizie domestiche:

  • Sbiancare i tessuti: aggiungere un po’ di acqua ossigenata nel bucato aiuta a rimuovere macchie e aloni gialli, soprattutto su capi bianchi e lenzuola. Un’alternativa ancora più efficace è l’uso del percarbonato di sodio, un composto ecologico che, a contatto con l’acqua, rilascia ossigeno attivo e potenzia l’azione smacchiante. Scopri il percarbonato di sodio qui.
  • Disinfettare superfici e oggetti: l’acqua ossigenata è perfetta per igienizzare taglieri, piani di lavoro e persino spugne da cucina, eliminando batteri e residui di cibo in modo naturale.
  • Eliminare la muffa: spruzzata sulle fughe delle piastrelle o sulle zone soggette a umidità, aiuta a rimuovere la muffa senza dover ricorrere a candeggina o altri prodotti chimici aggressivi.
  • Pulire e igienizzare il bagno: può essere utilizzata per sbiancare e igienizzare sanitari, box doccia e persino lo spazzolino da denti, immergendolo in una soluzione di acqua ossigenata per eliminare germi e batteri.

Con questi semplici trucchi, puoi sfruttare il potere dell’acqua ossigenata per una pulizia naturale ed efficace, evitando prodotti aggressivi e poco ecologici.

Prodotti ecologici per le pulizie a base di acqua ossigenata

Come si esegue il trattamento?

Il dentista procede all’applicazione di una pasta o un gel contenente perossido di idrogeno, in quantità e concentrazione variabile. Alcuni prodotti richiedono l’esposizione ad una speciale lampada a raggi UV per essere efficaci.

Con l’uso dei giusti strumenti, il dentista procede poi a spazzolare e pulire meccanicamente i denti su ogni superficie. La spazzolatura serve ad eliminare sia i residui di gel sbiancante, sia i residui delle macchie rimosse.

Qual è il costo del trattamento?

Ogni studio dentistico applica le tariffe che ritiene più opportune per la professionalità dei trattamenti, ma uno sbiancamento costa indicativamente tra i 150 e i 500 euro.

Perché non posso usare l’acqua ossigenata venduta in farmacia per sbiancare i denti da solo?

A rigor di logica, se la sostanza usata per sbiancare i denti è il perossido di idrogeno si dovrebbe poter usare l’acqua ossigenata venduta comunemente in farmacia per uno sbiancamento fai-da-te.

Questo comportamento è però estremamente pericoloso per la salute. I motivi sono tre, principalmente:

  • Il dentista sceglie concentrazione di perossido e tempo di posa in base alla resistenza dello smalto e del tipo di macchie: da solo non potrai valutare questi due fattori fondamentali.
  • Il prodotto usato dal dentista è formulato in modo apposito per non intaccare lo smalto e le mucose. L’acqua ossigenata per la pulizia delle ferite no, invece: potrebbe essere molto aggressiva e causare danneggiamenti dei denti e ustioni o irritazioni alla bocca, dolorose e difficili da curare.
  • Eseguendo da soli il trattamento è possibile ingerire parte della soluzione. Il perossido di idrogeno è fortemente tossico: può causare dolore allo stomaco, ulcerazioni di bocca, esofago e stomaco e diarrea. Ad elevate concentrazioni può causare un avvelenamento letale.

I miei denti non sono più bianchi: cosa posso fare?

Se hai notato uno scurimento o un ingiallimento dei denti è fondamentale rivolgerti al dentista o all’igienista dentale.

Per prima cosa valuterà le cause del problema: se dovute ad una patologia, come la pulpite, prima di eseguire lo sbiancamento dovrà curare questa condizione. Se invece le macchie sono dovute a comportamenti scorretti (abuso di tè, caffè, fumo o cattiva igiene orale) ti suggerirà di ridurre il consume di queste sostanze e procedure di pulizia più efficaci.

Solo dopo potrete valutare il giusto tipo di sbiancamento dentale: quello con perossido di idrogeno non è l’unico eseguibile! A seconda del tuo caso specifico ti suggerirà il prodotto migliore per te.

Il sapone alla lavanda è uno dei nostri preferiti: il suo profumo inebriante ed intenso è perfetto sia per la pulizia del corpo sotto la doccia o nella vasca, sia per il bucato.

Ti proponiamo due ricette per la creazione del sapone alla lavanda fatto in casa: una davvero facilissima e una un po’ più complicata, riservata agli esperti della saponificazione!

Q

Come fare il sapone alla lavanda partendo da saponette neutre o fiocchi di sapone

Iniziamo con la ricetta facilissima. Ti basterà acquistare dei fiocchi di sapone o delle saponette neutre da sminuzzare con un coltello e avere a disposizione i fiori di lavanda secchi.

Metti in una pentola i fiocchi di sapone o le saponette tritate. Metti la pentola a bagnomaria su un’altra casseruola più grande e piena d’acqua bollente. Mescola spesso il composto perché tutto il sapone si sciolga a dovere.

Quando il sapone è sciolto (attenzione: è molto caldo!) aggiungi i fiori di lavanda. La quantità dipenderà dalle tue preferenze. Mescola ancora qualche istante e preparati a versare il sapone nello stampo.

Scegli uno stampo che non usi più per il cibo. I migliori sono gli stampi in silicone, dai quali è facile rimuovere la barretta seccata. Versa il sapone nello stampo e lascialo asciugare indisturbato per non meno di un paio di giorni.

Olio e soda: come fare il sapone alla lavanda dagli ingredienti base

Passiamo ora alla ricetta per il sapone alla lavanda per gli esperti. Per prepararla è necessario maneggiare la soda caustica, un prodotto estremamente tossico e pericoloso. Scegli questa strada solamente se conosci la procedura e in un ambiente sicuro e arieggiato!

Ingredienti per fare il sapone alla lavanda

Ti serviranno:

  • 210 ml di olio d’oliva o di olio di girasole
  • 30 gr di soda caustica in fiocchi
  • 65 ml di acqua distillata
  • olio essenziale di lavanda
  • fiori di lavanda secchi
  • uno stampo che non userete più per il cibo. L’unica accortezza è che non sia in alluminio
  • occhiali antinfortunistici per prevenire il contatto dei vapori di soda con gli occhi
  • guanti in gomma spessi
  • frusta (da dedicare solamente alla saponificazione)
  • casseruola ampia
  • contenitore o ciotola in vetro (da dedicare solamente alla saponificazione)
  • cucchiaio di legno (da dedicare solamente alla saponificazione)

Il procedimento:

Il procedimento una volta reperito tutto il necessario è il seguente, con dei passi precisi da fare uno dopo l’altro:

  1. Poni nello stampo alcuni fiori di lavanda: saranno visibili all’esterno dopo aver sformato le barrette.
  2. Indossa i guanti e gli occhiali. Metti la soda nel contenitore in vetro.
  3. Aggiungi l’acqua distillata. La soda si scalderà molto, schizzerà e produrrà vapori tossici. Non respirarli e lascia ben aperte le finestre, o se puoi lavora all’aperto!
  4. Lascia raffreddare completamente la soda con acqua all’aperto.
  5. Scalda l’olio in una pentola: dovrà arrivare a circa 40 gradi. Senza che si raffreddi aggiungilo a filo alla soda con acqua, usando la frusta per ottenere un composto denso, di consistenza gelatinosa. In questa fase è fondamentale fare attenzione sia al calore che ai vapori.
  6. Aggiungi tra le 20 e le 30 gocce di olio essenziale di lavanda e i fiori. Mescola accuratamente.
  7. Versa il gel negli stampi. Copri con un panno spesso per evitare che il calore si disperda troppo velocemente. Non girare, muovere o scoprire lo stampo per 24 ore.
  8. Rimuovi le barrette dallo stampo e fallo indurire per circa due mesi al buio e all’asciutto. Il sapone deve poter maturare per seccarsi completamente ed esaurire il suo potere caustico, dovuto alla soda. Attendi sempre questo tempo prima di usarlo su pelle e bucato.

Ecco dunque come puoi preparare un fantastico sapone profumatissimo di lavanda, che farà sapere tutte le stanze di questo fiore straordinario!

Se qualche barretta non dovesse venire perfetta ti consigliamo di coprirla con un sacchetto di cotone e di usarla per profumare i cassetti, gli armadi o gli ambienti: nonostante l’aspetto impreciso il profumo sarà intenso e intatto!

Ecologica, poco costosa e dai mille volti: e’ l’acqua ossigenata, che vogliamo insegnarvi ad utilizzare anche nelle pulizie domestiche sostenibili

Nelle case di tutti noi c’è un ingrediente davvero speciale, ma decisamente sottovalutato: e’ l’acqua ossigenata, comunemente utilizzata per disinfettare le ferite.

In realtà questo ingrediente possiede molteplici utilizzi, ed e’ un ingrediente particolarmente utile nelle pulizie domestiche.

Ecologica e a basso costo, la sua molecola contiene più ossigeno dell’acqua normale, che tende a perdere liberandolo nell’acqua sotto forma di ossigeno nascente.

Questo atomo di ossigeno libero è reattivo e ossida le molecole degli agenti infettanti.

La concentrazione dell’acqua ossigenata è espressa in volumi: se ad esempio una soluzione di acqua ossigenata è a 10 volumi significa che dalla sua decomposizione deriverebbero 10 litri di ossigeno gassoso.

A questo potente ingrediente resistono poche specie batteriche: è anche ecologica poiché si decompone in acqua e ossigeno.

Non si utilizza mai pura, ma in soluzioni acquose in percentuali non superiori al 60%. Soluzioni troppo concentrate di acqua possono intaccare metalli e marmi.

Oltre che sulle ferite, l’acqua ossigenata e’, quindi, un ingrediente perfetto per pulire la propria casa, e sono davvero molte le preparazioni, molto semplici, da fare in autonomia.

Ad esempio, Elisa Nicoli, nel suo libro Pulizie Creative, Altreconomia edizioni, ci insegna una ricetta meravigliosa per autoprodurre la candeggina delicata. Questa ricetta prevede la versione a a 130 volumi, molto potente: quando la utilizzerete, indossate sempre guanti di gomma e occhiali.

Candeggina delicata

170 gr di acqua ossigenata a 130 volumi;
700 ml di acqua DEMINERALIZZATA;
50 gr di acido citrico;
80 gr di detersivo ecologico per piatti
Sciogliere l’acido citrico nell’acqua che avrete versato in una bottiglia di plastica, si aggiunge quindi l’acqua ossigenata utilizzando guanti e occhialetti per eventuali schizzi, il detersivo per piatti. Si miscela ed è pronta.
Tenere fuori dalla portata dei bambini.
Utilizzo: direttamente sulle macchie per pretrattare, o 100 ml nella vaschetta del candeggio in lavatrice.

Oppure possiamo provare con queste.

Detergente sanificante per il bagno (800 ml di prodotto)

500 ml di acqua demineralizzata
300 ml di acqua ossigenata a 130 volumi
1 spruzzino
Una volta indossati i guanti e gli occhiali per eventuali schizzi, versare nello spruzzino l’acqua ossigenata e l’acqua demineralizzata. Etichettate il flacone e tenere fuori dalla portata dei bambini.
Uso: spruzzare sui sanitari, aspettare 5 minuti, quindi risciacquare. Passate poi con un prodotto sgrassante per la normale detersione.

Acqua ossigenata per togliere la muffa

La prima regola per prevenire la muffa è quella di sapere che essa si ciba dei depositi di materiali organici che espelliamo quando ci laviamo, i quali vengono assorbiti dal cemento nel momento in cui l’acqua schizza.

Asciugare e detergere subito la superficie bagnata con un panno e acqua ossigenata a 12 volumi e, se riuscite, coprirla con dei teli assorbenti ogni volta che vi lavate.

Sempre in linea col fatto che la muffa ama l’umidità, in particolar modo il vapore acqueo, aprire le finestre subito dopo essere usciti dalla doccia, senza attendere neppure 1 minuto; inoltre, esistono delle simpatiche piante tropicali che si nutrono di umidità, perfette da mettere in bagno, funzionali e ornamentali.

Altri escamotage domestici da osservare sono: non asciugare i vestiti in casa; evitare armadi a muro troppo ingombranti, tenere la doccia pulita, qui si immagazzina lo sporco peggiore! Se tinteggiate le pareti, scegliete una pittura a calce, eviterete il proliferare delle spore.

Se invece la muffa già vi fa compagnia, allora provate con una soluzione a base di bicarbonato e acqua ossigenata: sciogliete 2 cucchiai di bicarbonato di sodio e 2 cucchiai di sale fino in 700 ml di acqua e versate la soluzione in uno spruzzino recuperato da 1 litro, agitando bene; aggiungete quindi 2 cucchiai di acqua ossigenata a 130 volumi (mettete guanti di gomma e occhialetti).
Applicate questa soluzione sulla superficie da trattare, aiutandovi con un vecchio spazzolino da denti per raggiungere i punti più difficili.
Se la situazione e’ davvero grave, allora intervenite con la sola acqua ossigenata a 130 volumi, sempre muniti di occhiali e guanti di gomma, versandola in un recipiente di plastica: immergere uno straccio nell’acqua ossigenata e tamponare, pulendo, i punti interessati dalla muffa.

Altri utilizzi dell’acqua ossigenata nelle pulizie domestiche

1.Per pulire: un’alternativa naturale alla candeggina

Se volete eliminare una macchia colorata o pulire il bagno e la cucina, indossate guanti e occhialetti e preparate la seguente soluzione: diluite una parte di acqua a 130 volumi in 3 parti di acqua e trasferite la soluzione in uno spruzzino.

2. Per disinfettare lo spazzolino da denti

Per evitare contaminazioni batteriche in famiglia, immergere lo spazzolino in un bicchiere contenente il prodotto a 10 o 12 volumi.

3. Al posto dell’Amuchina

Per lavare la frutta e i vegetali, oltre al bicarbonato di sodio, si può utilizzare la versione a 10 volumi dell’acqua. Mettetela in una bottiglietta spray, spruzzate gli ortaggi, lasciate agire qualche minuto e poi risciacquateli con acqua corrente.

4. Via le macchie dal marmo

Se il vostro marmo presenta macchie di vino, caffè o frutta, procuratevi acqua ossigenata a 130 volumi, guanti e occhiali protettivi.
Si procede così: lavare la superficie di marmo da trattare con acqua e detergente neutro, quindi lasciate asciugare. Indossate guanti di plastica e occhiali protettivi, ricoprite la macchia con abbondante soluzione e attendete fino a completa asciugatura.

5. Rimuovere le macchie dagli abiti

È possibile rimuovere le macchie di muffa dagli abiti. Inoltre, ha la capacità di disinfettare i vestiti macchiati di sangue o altre secrezioni corporee, si può utilizzare anche per detergere i pannolini lavabili dei bambini: basta mettere i capi in ammollo in una soluzione d’acqua ossigenata al 10% prima del lavaggio normale: in una vaschetta versare 3 litri di acqua e 1 litro di acqua ossigenata.

L’acqua ossigenata si può utilizzare per eliminare le macchie di vino dai tessuti bianchi: versare un pochino d’acqua ossigenata direttamente sulla macchia e poi lavare normalmente, meglio se in acqua fredda.

 

Sanificare, pulire, igienizzare o disinfettare? Che confusione… come fare ad essere sicuri di cosa vogliono dire queste parole nello specifico? Molti pensano che siano sinonimi, ma non è così, e usare l’approccio sbagliato può essere pericoloso.

In questo articolo ti insegno come distinguere tra queste attività secondo la normativa corrente.

SANIFICARE

Si parla di sanificazione quando si stratta dell’intervento totale per rendere sano un ambiente. Abbiamo comprese quindi le fasi pulizia, igienizzazione e/o disinfezione. In questo processo andiamo incontro anche ad un miglioramento delle condizioni ambientali. Abbiamo uno scenario con una migliore ventilazione, areazione e microclima.

Con la sanificazione abbiamo quindi sia le attività di pulizia ordinaria con acqua e detergenti seguita poi da un trattamento di decontaminazione con igienizzazione o disinfezione.

La sanificazione è utile se si vogliono decontaminare interi ambienti ed essere sicuri che agenti patogeni e batteri vengano eliminati completamente.

Per attuarla servono attrezzature specifiche per spargere i principi attivi e il personale che la compie deve avere competenze professionali.

Può anche essere svolta da operatori non professionali, dove però l’attività è compiuta in area e ambienti circoscritti

Con la sanificazione abbiamo una riduzione dei germi e degli agenti patogeni nell’immediato, ma la sua efficacia non dura troppo a lungo. Per una corretta pulizia degli ambienti gli interventi di pulizia e igienizzazione devono essere frequenti con una particolare attenzione a quelli che si vanno a contaminare più spesso.

PULIRE

Parliamo di pulizia quando eseguiamo la rimozione di polvere, residui, sporcizia presente sulle superfici. È un attività effettuata con detergenti e mezzi meccanici e permette anche la rimozione di contaminanti patogeni

IGIENIZZARE

La igienizzazione avviene quando la pulizia si realizza più a fondo con sostanze che rimuovono o riducono gli agenti patogeni su oggetti e superfici. Le sostanze igienizzanti (es. ipoclorito di sodio o candeggina) sono efficaci nello sconfiggere gli agenti patogeni. Il ministero della salute non le considera però disinfettanti in quanto non classificate come presidi medico chirurgici. Un buon detergente igienizzante naturale lo trovi qui!

DISINFETTARE

Passando alla disinfezione abbiamo il processo che tramite sostanze disinfettanti riduce la presenza di agenti patogeni andando a diminuirli in maniera significativa, ma non a eliminarli del tutto. Se sconfitti del tutto si parlerebbe di sterilizzazione. Puoi trovare utile un altro articolo sulla disinfezione della casa.

Se si vuole andare ad approfondire in maniera dettagliata la normativa e capire ulteriori differenze tra sanificare, disinfettare e igienizzare, si consiglia di andare a studiare il seguente decreto legge:
DECRETO MINISTERIALE 7 luglio 1997, n. 274Regolamento di attuazione degli articoli 1 e 4 della legge 25 gennaio 1994, n. 82, per la disciplina delle attivita’ di pulizia, di disinfezione, di disinfestazione, di derattizzazione e di sanificazione“.

Il caffè è una bevanda che non manca mai nelle case degli italiani, da nord a sud ogni famiglia degusta il suo caffè preferito. Una tazza di caffè lungo o ristretto, dolce, amaro o con senza il latte, non importa. Ciò che importa è che accompagni dalla mattina appena svegli le nostre giornate.

Non c’è niente di peggio però quando il nostro caffè si rovescia sul divano o sui nostri vestiti, macchiando i tessuti e le nostre giornate indaffarate!

Pulire e rimuovere completamente una macchia di caffè è un’operazione relativamente semplice se sai come fare. Noi di Verdevero in questo articolo ti consigliamo dei pratici rimedi naturali per togliere le macchie di caffè che esse siano presenti su un capo di cotone o sui jeans, sul tappeto o sul materasso!

Scopriamo insieme le tecniche più efficaci!

Macchie di caffè sul tappeto

Il tappeto vicino al divano dove consumi il caffè è facile che prima o poi diventi bersaglio di una tazzina di caffè caduta accidentalmente.

Quando la macchia è ancora fresca puoi utilizzare un panno in microfibra Verdevero inumidito con un po’ di acqua calda. L’importante è tamponare delicatamente la macchia senza strofinare. Se si agisce rapidamente è possibile eliminare la macchia senza aggiungere altro.

Se al contrario, le macchie sono ormai secche puoi provare mescolando in un bicchiere d’acqua un cucchiaino di aceto bianco e un po’ il sapone liquido per piatti ecologico. Una volta ottenuto il composto puoi rimuovere la macchia con l’ausilio di una Macchie di caffè sui jeans o indumenti in cotone

Macchie di caffè sui jeans o indumenti in cotone

Per rimuovere la macchia di caffè sui jeans, quando questa è ancora fresca, puoi agire preparando un composto con un cucchiaio di aceto bianco unito ad un bicchiere di acqua fredda. Dopo di che applicare la soluzione sulla macchia, sfregando delicatamente con una spugna Evosponge o con un panno.

Quando invece la macchia è particolarmente grande e sedimentata nel tessuto puoi utilizzare il bicarbonato pulente VERDEVERO. Ti basterà un solo cucchiaio da cospargere su un panno multiuso VERDEVERO pulito e bagnato. Strofina delicatamente il panno sulla macchia fin quando non scompare dai tuoi jeans.

Se la macchia persiste dopo aver utilizzato il metodo appena descritto, puoi procedere con un normale lavaggio in lavatrice per avere praticamente la certezza di risolvere il problema.

Macchie di caffè sui pavimenti o mobili in legno

Se la macchia di caffè è ancora fresca verrà via facilmente con un panno multiuso VERDEVERO e un po’ di acqua calda dalla superficie in legno.

Quando invece la macchia è presente già da qualche giorno o più ti consiglio di versare un cucchiaino di aceto sulla macchia e lasciarlo riposare per alcuni minuti. In questo modo i residui di caffè si sciolgono ed eliminarli con un po’ di carta assorbente non è mai stato così facile.

Macchie di caffè sul materasso

Il materasso è un altro punto nevralgico particolarmente attratto dal caffè, soprattutto la domenica mattina quando decidi di consumare una colazione a letto. Per eliminare la macchia di caffè il consiglio è quello di agire velocemente.

A causa dello spessore del materasso, una volta che l’alone penetra in profondità sarà difficile rimuoverlo. Per risolvere il problema puoi provare una soluzione composta da acqua calda, 2 cucchiai grattugiati del nostro sapone naturale Smacchietta, due cucchiai di bicarbonato VERDEVERO e un bicchiere di aceto bianco.

Dopo aver mescolato il tutto applica il composto sulla macchia lasciandolo agire per circa un quarto d’ora aiutandosi con un panno multiuso VERDEVERO.

Questi metodi sono al 100% naturali e permettono di eliminare ogni macchia di caffè che sia fresca o secca. Sul web si legge che anche la candeggina essere un rimedio efficace se applicata direttamente sulla macchia, soprattutto quando si tratti di tessuti di colore bianco come può essere una tovaglia.

Noi di Verdevero tuttavia, sconsigliamo l’uso di prodotti quali la candeggina o smacchiatori chimici, piuttosto perché non provi il nostro metodo per ottenere la candeggina ecologica fatta in casa? Leggi l’articolo dedicato e scopri come creare un’alternativa 100% green.

 

 

L’articolo è stato utile? Per qualsiasi necessità e supporto puoi visitare la nostra pagina dedicata all’assistenza https://www.verdevero.it/assistenza/

Vuoi diventare un membro VIP della tribù VERDEVERO e ottenere sconti, privilegi e offerte speciali? Visita la sezione dedicata al programma: https://www.verdevero.it/tribu-di-verdevero-come-diventare-un-membro-vip/

Oppure contattaci
Scrivendo una mail a: [email protected]
Oppure in chat su messenger:
https://m.me/verdevero.it

Per passione e per lavoro mi ritrovo ogni giorno a farmi domande molto scomode:

  • Le ecodosi, sono davvero ecologiche?
  • Serve davvero acquistare un detersivo monodose dentro a un involucro in PVA difficilmente biodegradabile?
  • Totti fa davvero il bucato a casa sua? (Se non lo sai già è il testimonial)

Le ecodosi sono davvero ECO?

E’ l’ultima in particolare che mi sta tormentando da diverse settimane.

E cioè da quando Francesco, indiscusso campione di calcio, ci sta tormentando dalla sua lavanderia con le famose ecodosi della famosa marca di detersivi NON ECOLOGICI.

Ad essere precisi non mi tormenta Totti ma l’argomento in sé.

LE ECODOSI sono dei sacchettini idrosolubili all’interno dei quali si può inserire una dose di detersivo per lavatrice o lavastoviglie.

Certamente sono comode e possono essere toccate con le dita senza sporcarsi e senza entrare in contatto con le sostanze chimiche del detersivo

Non richiedono all’utilizzatore di dosare il prodotto e quindi facilitano l’utilizzo nella vaschetta della macchina.

Ma io mi chiedo spesso:

Ma sono davvero ecologiche le pastiglie di detersivo in ECODOSE?

E a questa domanda mi sono dato 3 facili risposte:

 

RISPOSTA 1

Le ecodosi non sono ECOLOGICHE perché il PVA non è facilmente biodegradabile.

L’involucro delle pastiglie è composto da PVA, Alcool Polivinilico.

Il PVA si biodegrada del 18% in 28 giorni. Peccato che per definire un ingrediente o un elemento facilmente biodegradabile si dovrebbe degradare del 60% in 28 giorni.

Questo dato mi fa dire che no, le ecodosi non sono ecologiche.

 

 

RISPOSTA 2

Le ecodosi non sono ecologiche perché il contenuto delle pastiglie non è ecologico.

Se è vero che all’interno degli involucri in PVA c’è il classico detersivo della nota marca che non è ecologico, allora perché lo stesso detersivo dentro a un involucro non facilmente biodegradabile dovrebbe essere ecologico?

 

RISPOSTA 3

Perché proprio Totti?

Quanto sono sicure le ECODOSI?

Ma se smettiamo un attimo i panni degli ecologisti e guardiamo a casa nostra allora c’è subito un dato allarmante da considerare: dal 2010 ad oggi sono esponenzialmente aumentate le segnalazioni di danni causati da detersivi all’interno delle nostre case.

Ecco i darti che riporta Corriere.salute:

“al Centro Antiveleni di Milano sono arrivate, dal 2010 al 2016, 2.203 segnalazioni cliniche relativi a incidenti con detersivi monodose per lavatrice, il 90% dei quali relativi a bambini sotto i 5 anni. Nella maggior parte dei casi si trattava di ingestione (82,7%), seguita da lesioni oculari (4,6%) e cutanee (0,8%), quando l’esposizione era singola (88,1%). C’erano poi le situazioni di contatto multiplo (11,9%): ingestione e oculare (5,1%), ingestione, oculare e cute (1,6%), ingestione e cutanea (1,7%), cutanea e oculare (3,3%).”

 

Le lesioni si verificano perché i bambini trovano questi oggetti colorati molto simili a caramelle e sono invogliati a toccarle.

Giocando e Manipolandole, le capsule si possono rompere spruzzando il detersivo negli occhi dei bambini. 

O ancora, rompendosi e colando nelle mani dei bambini, queste rimangono intrise di ingredienti chimici. E i bambini si sa, si portano le mani agli occhi o alla bocca, mangiandosi detersivo.

Sarebbe auspicabile che almeno i produttori si impegnassero a renderle meno attrattive e accattivanti per far si che i bambini che le trovano in casa non ne vengano attratti.

Ma a giudicare da quelle che usa Francesco per ora non è così.

Come pulire il ferro da stiro: tutti i suggerimenti

Come per tutti gli elettrodomestici, un’accurata pulizia del ferro da stiro permette di scongiurare numerosi problemi. Più viene utilizzato, e dunque messo sotto stress, più frequente dovrà essere la manutenzione. I motivi sono essenzialmente due: da un lato si mantiene lo strumento in eccellenti condizioni, con prestazioni sempre elevate; dall’altro si evita la formazione di sporcizia che può causare guasti complessi e costosi da risolvere. Ecco tutti i nostri consigli su come pulire il ferro da stiro!

Q

Il principale nemico della pulizia del ferro da stiro è il calcare

Il calcare è una sostanza presente nell’acqua, specialmente in quella di rubinetto. Costituito da minerali disciolti nell’acqua, specialmente da carbonato di calcio, ha l’aspetto di una polvere biancastra o grigia incrostata su tutti gli oggetti che sono frequentemente a contatto con l’acqua. Gli oggetti e gli elettrodomestici più spesso esposti al calcare sono:

  • Vetri della doccia
  • Sanitari, lavandini della cucina e piani di lavoro
  • Rubinetteria
  • Bollitori
  • Caldaie, scaldacqua e boiler
  • Ferri da stiro

Il ferro da stiro a vapore funziona per via dell’acqua caricata nella caldaia: riscaldata dalla resistenza consente l’emissione di un getto di vapore caldo che contribuisce ad eliminare pieghe e grinze.

L’acqua che ristagna nella caldaia può però causare problemi al ferro, alle sue componenti e dunque al momento dell’utilizzo.

L’acqua è il problema!

Senza acqua il ferro da stiro non funziona, come abbiamo detto. La scelta dell’acqua è vitale per la conservazione dello strumento (leggi qui quale acqua usare per il ferro da stiro).

L’acqua di rubinetto è in assoluto la peggiore: in molte città italiane il tasso di calcare è elevato e può danneggiare gli elettrodomestici.

Decisamente più sicure per la loro funzionalità sono le acque demineralizzate, vendute esattamente per questo scopo.

L’acqua si dice demineralizzata quando è sottoposta ad un trattamento di bollitura e preparazione che elimina oltre il 99% delle componenti minerali presenti in origine.

E se non voglio acquistare l’acqua demineralizzata?

L’acqua demineralizzata è un prodotto efficacissimo per la conservazione del buono stato del ferro da stiro. Venduta in taniche è però pesante e scomoda da trasportare e stoccare in casa.

Che fare, dunque? Una soluzione parziale ma efficace è l’acqua di condensa dei condizionatori e dei deumidificatori.
Il passaggio nei circuiti dell’elettrodomestico elimina una buona parte dei minerali: non nella percentuale eliminata dall’acqua demineralizzata in modo industriale, ma comunque abbastanza elevata per un uso con molti meno rischi.

Per raccoglierla basta lasciare un catino, una bacinella o una brocca sotto lo scolo nel condensatore: specie nello giornate più umide ci vorranno poche ore per avere una buona provvista di acqua demineralizzata perfetta per il ferro da stiro.

Attenzione: né l’acqua demineralizzata in modo industriale né quella ottenuta dal condizionatore è adatta per essere bevuta!

Cosa fare per preservare il ferro da stiro

Ecco alcuni suggerimenti per preservare efficacemente il ferro da stiro in ottime condizioni di pulizia dal calcare e per prevenire i danni più comuni.

  • Alla fine dell’uso elimina sempre l’acqua residua e asciuga il contenitore della caldaia, lasciandolo scoperto. Se l’acqua ristagna per ore nel serbatoio potrebbe formarsi una maggiore quantità di calcare.
  • Almeno una volta a settimana, se usi spesso il ferro da stiro, procedi con una pulizia più accurata della piastra. Esistono sia prodotti appositi, come gli stick di ammoniaca, sia prodotti naturali come il bicarbonato, l’acido citrico e il detergente per le stoviglie. Passane una piccola quantità sulla piastra, lascia agire qualche minuto e poi strofina con un panno asciutto per eliminare i residui.
  • Se noti calcare nel serbatoio puoi utilizzare una soluzione di acqua calda e in soluzione al 15% (non usare lemontrì perché contiene cellulosa)  o succo di limone. Lasciala nella caldaia per una mezz’ora, eliminala, risciacqua e asciuga attentamente. L’acidità dell’acido citrico scioglierà il calcare e lo farà depositare sul fondo del serbatoio, dove è facile eliminarlo. Se il tuo ferro da stiro è di ultima generazione potrebbe avere una funzione di rimozione del calcare integrata: segui le istruzioni per eseguire la procedura e pulire il serbatoio.

Prodotti sintetici o naturali?

Abbiamo accennato all’esistenza sia di prodotti specifici, spesso consigliati dai produttori, sia di prodotti naturali efficaci per la rimozione del calcare.

Vediamo insieme vantaggi e svantaggi dell’uso di entrambi.

Il detergente sintetico è sicuro dal punto di vista dell’uso, a patto di rispettare le istruzioni sulla confezione e fornite dal produttore. Per evitare un carico di responsabilità, i prodotti spesso sconsigliano i rimedi naturali per la pulizia del ferro e piuttosto consigliano l’acquisto di detergenti specifici. Hanno il vantaggio di essere già pronti all’uso, ma costosi.

I rimedi naturali sono facili da organizzare: spesso sono creati a partire da ingredienti presenti in qualsiasi cucina, dispensa o armadietto delle pulizie. Richiedono qualche tentativo per dosare bene gli ingredienti e trovare il giusto mix per le proprie esigenze, ma il loro costo è decisamente irrisorio. Generalmente -anche se non è detto in modo assoluto!- comportano meno rischi per la salute e per l’ambiente naturale.

Il prodotto principe per la pulizia del ferro da stiro in modo naturale è l’ Acido citrico, economico e di facile reperimento.

La scelta, insomma, si basa soprattutto sulle singole esigenze. Valuta entrambi le soluzioni, provare e verifica quali si adattano meglio al tuo caso!

Pulire la piastra del ferro da stiro: i metodi più comuni

La piastra del nostro ferro da stiro è la parte più importante su cui effettuare una continua manutenzione.

Il motivo è ovvio: si tratta della parte a stretto contatto coi capi che intendiamo stirare, quindi trascurarla significherebbe anche mettere a repentaglio i nostri vestiti in fase di stiratura.

Per prevenire questo problema esistono molti metodi per la pulizia della piastra in maniera efficace e vediamo allora qualche trucchetto per mantenere il nostro ferro da stiro come nuovo.

Trattare la piastra del Ferro da Stiro con sale e l’aceto

Il primo metodo per una pulizia naturale della piastra è quello che coinvolge il sale e l’aceto.

La procedura è molto semplice.

In un piccolo tegame mettere a scaldare dell’aceto con del sale fino. la soluzione che si viene a creare va portata ad ebollizione e appena raggiunge quel punto va tolta dal fuoco.

A quel punto, avendo cura di indossare un paio di guanti come quelli che si usano per le pulizie domestiche, intingere un panno nella soluzione calda e strofinarla sulla piastra del nostro ferro da stiro.

Questa soluzione è ottima per togliere le incrostazioni di sporco dalla piastra e se il panno non dovesse bastare, si può decidere di applicare più forza allo strofinamento con l’ausilio di una paglietta delicata, avendo cura di non rovinare la piastra con graffi che ne pregiudicherebbero l’effetto stirante.

Pulire la piastra del ferro da stiro con bicarbonato di sodio

Anche il bicarbonato può venire in aiuto per la pulizia della piastra del nostro ferro da stiro.
In un piccolo recipiente mettiamo poca acqua e aggiungiamo due cucchiai di bicarbonato di sodio, mescolando il composto fino ad ottenere una pasta omogenea.

Questa pasta verrà poi stesa sulla superficie della piastra del nostro ferro in maniera uniforme, avendo cura di concentrarci in particolar modo nelle zone dove si annida maggiormente lo sporco, tendenzialmente in prossimità delle scanalature e dei fori da cui fuoriesce il vapore.

Quando la pasta è stesa passiamo con un panno umido fino a togliere del tutto il composto precedentemente applicato. In questa fase possiamo anche togliere energicamente con il panno il composto, senza avere timore di rovinare la piastra.

Nelle zone di fori e scanalature è consigliate passare con l’ausilio di un cotton fioc inumidito per raggiungere ogni zona e togliere ogni residuo di bicarbonato pastoso.

Se sulla superficie rimane un alone bianco dovuto a qualche residuo passiamo più volte il panno umido ed infine eseguiamo una stiratura di prova su di uno straccio sacrificabile.

 

Altri metodi fai da te per pulire la piastra del ferro da stiro

Esistono altri metodi semplici per manutenere la piastra del nostro ferro da stiro.

Si possono usare detersivi naturali che utilizziamo anche per le padelle, soprattutto per quei ferri da stiro con piastre rivestite in teflon, come le padelle antiaderenti.

La soluzione da preparare con acqua e detersivo naturale dovrà essere estremamente concentrata per dare un buon risultato.

In alternativa è possibile anche utilizzare del classico dentifricio, da passare su tutta la superficie della piastra per poi toglierlo con un panno umido su più passate.

La raccomandazione in genere è sempre quella di non usare nulla metallico per rimuovere il detergente che intendiamo utilizzare, per non rovinare la superficie.

Nelle zone dei fori del vapore assicurarsi di passare con un cotton fioc umido per pulire al meglio anche le zone difficilmente accessibili da un panno.

Infine è possibile anche sfruttare il funzionamento del ferro per effettuare una pulizia dell’impianto. Si può infatti inserire dell’aceto bianco riempiendo circa un terzo del serbatoio, magari diluendo con un po’ di semplice acqua. a questo punto accendere il ferro da stiro e portarlo alla massima temperatura lasciando che possa sviluppare il vapore.

Quando l’aceto sarà completamente evaporato si può passare la piastra su uno straccio sacrificabile poggiato sull’asse da stiro, in quanto la procedura potrebbe macchiare le superfici.

Adesso tocca a te! ☺

Lo spazzolino elettrico è uno strumento fondamentale per una corretta igiene orale, ma per garantire la sua efficacia e durata nel tempo è importante mantenerlo pulito vediamo come pulire spazzolino elettrico, perché batteri, residui di dentifricio e calcare possono accumularsi sulla testina e sull’impugnatura, compromettendone l’igiene e il funzionamento.
Se ti stai chiedendo come pulire lo spazzolino elettrico nel modo giusto, il bicarbonato di sodio è un ottimo alleato: è naturale, antibatterico e capace di rimuovere incrostazioni e residui in modo delicato ma efficace.
In questa guida vedremo come disinfettare lo spazzolino elettrico, pulire la testina e l’impugnatura, e quali accorgimenti adottare per mantenerlo sempre in perfette condizioni.

Perché è importante pulire lo spazzolino elettrico regolarmente?

Molte persone trascurano la pulizia dello spazzolino elettrico, pensando che il semplice risciacquo dopo ogni utilizzo sia sufficiente. In realtà, con il tempo si accumulano batteri, residui di dentifricio, calcare e muffe nelle setole della testina e nella base di attacco.
Se non pulito regolarmente, lo spazzolino può:
  • Accumulare germi e batteri nocivi per la salute orale.
  • Perdere efficacia nel rimuovere placca e residui di cibo.
  • Presentare cattivi odori a causa dell’umidità stagnante.
  • Rovinarsi più velocemente, costringendoti a sostituirlo prima del previsto.
Per garantire la massima igiene e far durare più a lungo il tuo dispositivo, segui questi 4 passaggi per la pulizia dello spazzolino elettrico con bicarbonato.

Come pulire lo spazzolino elettrico: il metodo in 4 fasi

PASSO 1: Pulire il corpo dello spazzolino elettrico

L’impugnatura dello spazzolino elettrico è una delle parti più trascurate, ma anche quella che viene a contatto con mani e superfici, accumulando sporco e batteri.
Cosa ti serve:
Procedura:
  1. Spruzza USAMIX su un panno in microfibra.
  2. Passa il panno su tutta la superficie dell’impugnatura, insistendo sulle zone dove si accumula il dentifricio.
  3. Per pulire le fessure e i punti più difficili, usa un cotton fioc o uno stuzzicadenti.
  4. Asciuga con un panno asciutto per eliminare l’umidità residua.
Consiglio: Se la base di ricarica ha accumulato polvere o residui di dentifricio, puliscila con lo stesso metodo, evitando di usare acqua direttamente sull’unità elettrica.

PASSO 2: Disinfettare la testina dello spazzolino elettrico con bicarbonato

La testina dello spazzolino è la parte più esposta a batteri e residui, quindi va pulita e igienizzata almeno una volta alla settimana per evitare la proliferazione di germi.
Cosa ti serve:
Procedura:
  1. Porta ad ebollizione un pentolino d’acqua e spegni il fuoco.
  2. Aggiungi 1 cucchiaio di bicarbonato di sodio e mescola finché non si scioglie completamente.
  3. Immergi le testine dello spazzolino nell’acqua con bicarbonato.
  4. Lascia in ammollo per 15-20 minuti per eliminare batteri e residui di dentifricio.
  5. Togli le testine e risciacquale sotto acqua corrente.
Consiglio: Per una pulizia ancora più profonda, puoi aggiungere qualche goccia di aceto di mele, che ha un’azione antibatterica naturale e aiuta a sciogliere i depositi di calcare.

PASSO 3: Pulire la base della testina e l’attacco allo spazzolino

Un’altra parte dello spazzolino elettrico che tende ad accumulare sporco è l’attacco tra testina e impugnatura. Se non pulito regolarmente, può diventare un punto critico per la proliferazione di muffe e batteri.
Cosa ti serve:
  • Uno stuzzicadenti o una spazzolina piccola
  • Un panno umido
Procedura:
  1. Dopo aver rimosso la testina, controlla l’attacco sull’impugnatura. Se ci sono incrostazioni, usa uno stuzzicadenti per rimuoverle delicatamente.
  2. Per le zone più difficili, puoi usare una spazzolina morbida.
  3. Passa un panno umido per eliminare ogni residuo e lascia asciugare completamente prima di rimontare la testina.
Consiglio: Se l’attacco è particolarmente incrostato, puoi immergerlo in una soluzione di acqua calda e bicarbonato per qualche minuto prima di pulirlo con la spazzolina.

PASSO 4: Sciacquare e asciugare bene tutte le parti

Dopo aver pulito ogni parte dello spazzolino, è fondamentale risciacquarlo accuratamente per eliminare ogni traccia di bicarbonato o sporco residuo.
Cosa fare:
  1. Sciacqua bene la testina sotto acqua corrente.
  2. Asciuga ogni parte con un panno pulito e lascia lo spazzolino smontato per qualche minuto affinché si asciughi completamente.
  3. Rimonta la testina solo quando tutto è completamente asciutto per evitare ristagni di umidità.
Consiglio: Evita di riporre lo spazzolino in un contenitore chiuso quando è ancora umido, perché potrebbe favorire la proliferazione di muffe.

Conclusione

Pulire lo spazzolino elettrico con bicarbonato è un metodo naturale ed efficace per mantenerlo igienizzato e funzionante nel tempo. Seguendo questo procedimento in 4 fasi, potrai rimuovere batteri, calcare e residui di dentifricio senza dover ricorrere a prodotti chimici aggressivi.
Una corretta manutenzione dello spazzolino ti permetterà di migliorare la tua igiene orale e di prolungare la durata del dispositivo. Ricorda di:
  • Pulire regolarmente il corpo dello spazzolino con un panno in microfibra e un detergente naturale.
  • Disinfettare la testina una volta a settimana con bicarbonato e acqua calda.
  • Rimuovere residui dall’attacco della testina per evitare accumuli di sporco.
  • Asciugare bene tutte le parti prima di rimontare lo spazzolino.
Vuoi un’igiene naturale ed efficace? Scopri i prodotti ecologici di Verdevero per la pulizia della casa e della persona!

Biodegradabile oltre il 90%
Parliamoci chiaro: riferito a un detersivo non significa una cippa!

Vediamo perché…

Ti sarà capitato di leggere sull’etichetta di un detersivo la scritta BIODEGRADABILE oltre il 90%.

Se pensi che puoi stare tranquilla perché hai in mano un prodotto poco inquinante stai commettendo un grave errore.

Infatti si tratta di una dicitura che può generare confusione facendo pensare ad un prodotto “ecologico” quando il prodotto ecologico non è.

Ma allora cosa significa Biodegradabile oltre il 90%?

Qui corro il rischio di fare un pippone noioso con termini tecnici, ma sarà necessario per comprendere il problema, e smetterla di farti prendere in giro da questa frasetta magica.

La parola “biodegradabilità” senza ulteriori precisazioni risulta ambigua e poco precisa, ma in linea generale sta a significare la demolizione di un composto da una struttura complessa a una struttura semplice.

Parlando di detersivi, non possiamo fare a meno di fare riferimento ai 3 tipi di biodegradabiltà diversa e di precisare che in nessun caso si prende inconsiderazione la biodegradabilità dell’intero prodotto ma solo quella dei tensioattivi che lo compongono.

E i tensioattivi sono la minima parte della formula di un detersivo.

Ma vediamo le 3 biodegradabilità di un detersivo:

1)       Biodegradabilità aerobica primaria

È la trasformazione del tensioattivo da parte di microorganismi in presenza di ossigeno.

È la più semplice che si verifica ma è una semplice rottura delle molecole del tensioattivo.

In questo caso, non è detto che le molecole ottenute siano meno inquinanti di quelle di partenza.

La normativa dice: “[…] «biodegradazione primaria» è la modifica strutturale (trasformazione) di un tensioattivo da parte di microrganismi che ne provoca la perdita delle proprietà tensioattive a causa della degradazione della sostanza madre e la conseguente perdita della proprietà tensioattiva […]”
(Reg. Cee 648/2004 – Art 2,7)
“La biodegradabilità primaria si considera soddisfacente a un livello minimo dell’80 % […]“
(Reg CE 648/2004 – Allegato II)

Questa è la biodegradabilità considerata nel DL 136 del 26/4/1983, ormai non più in vigore, a cui faceva riferimento la dichiarazione “Biodegradabile oltre il 90%” riportata in etichetta dai detersivi:

“È vietata la produzione, la detenzione, la immissione in commercio, l’introduzione nel territorio dello Stato e l’uso da parte degli stabilimenti industriali o degli esercizi pubblici di detersivi quando la biodegradabilità media dei tensioattivi sintetici in essi contenuti sia inferiore al 90 per cento […]”
(DL 136/1983 – Art. 2)

In sintesi…

Quando trovi la scritta BIODEGRADABILE OLTRE IL 90% significa solamente che il prodotto è conforme a questa legge.

Non significa che è ecologico.

Non solo, questa normativa è superata.

Il regolamento europeo 648/04 attualmente in vigore introduce infatti un secondo tipo di biodegradabilità, la Biodegradabilità aerobica totale.

2)       Biodegradabilità aerobica totale (mineralizzazione)

È la biodegradazione che si ottiene quando il tensioattivo viene distrutto completamente e trasformato in biossido di carbonio, acqua e sali minerali.

“La biodegradabilità dei tensioattivi nei detergenti si considera soddisfacente se il livello di biodegradabilità (mineralizzazione) misurato […] è almeno del 60% entro un termine di ventotto giorni […]”
(Reg. CEE 648/04 – Allegato III)

In sintesi…

L’attuale regolamento prevede che tutti i tensioattivi utilizzati per creare un detersivo diventino sali minerali, biossido di sodio e acqua.

Per misurare se questo fenomeno si avvera, si verifica se entro 28 giorni i tensioattivi si sono mineralizzati almeno del 60%.

Anche questo secondo criterio si applica a tutti i detersivi in commercio, ecologici e petrolchimici, e un detersivo che lo rispetta non è un detersivo ecologico.

Fino a qui le regole a cui si attengono tutti i detersivi in commercio.

È chiaro che la scritta BIODEGRADABILE riportata nei detersivi non indica che il prodotto è ecologico

Entriamo ora nell’ambito dei detersivi ecologici e della normativa di riferimento, la normativa Ecolabel.

Non è raro che i tensioattivi non si degradino completamente in acqua, e cioè in ambiente aerobico.

E cosa succede quando raggiungono i fanghi di fiumi, laghi e mari e cioè gli ambienti anaerobici?

Semplice: rimangono lì a inquinare.

È questo il motivo che ha spinto a creare la Commissione Ecolabel e analizzare la capacità di degradazione dei tensioattivi anche in ambiente anaerobico.

Qui entriamo nel campo dei detersivi ecologici e della biodegradabilità anaerobica.

3)       Biodegradabilità anaerobica

È la biodegradabilità che si ottiene anche in ambienti privi di ossigeno.

Fondi e fanghi di fiumi, laghi e mari.

Un detersivo per essere ecologico deve garantire la degradabilità finale in condizioni anaerobiche di almeno il 60%.

La verifica di tale criterio avviene grazie alla pubblicazione di una lista degli ingredienti, una “DID list” (Detergent Ingredient Database) nella quale è indicato se un certo tensioattivo è biodegradabile anaerobicamente o meno.

Se l’ingrediente non è presente nella lista allora non si può usare per un detersivo che si vuole chiamare ecologico.

Se i produttori di detersivi petrolchimici inserissero la lista degli ingredienti in etichetta sarebbe molto semplice verificare l’ecologicità del prodotto.

Purtroppo non lo fanno.

La Biodegradabilità anaerobica dei tensioattivi non è richiesta per prodotti convenzionali petrolchimici, ma solo per quelli che intendono certificarsi secondo lo standard Ecolabel e gli altri standard più stringenti che fanno comunque riferimento ai criteri Ecolabel.
(ICEA-AIAB-BIOCERT)

Ora ti è chiaro che quando ti scrivono Biodegradabile oltre il 90% in etichetta in realtà ti stanno prendendo in giro e facendo credere di avere in mano un detersivo ecologico.

Oltre a questo dobbiamo fare un’altra precisazione: per essere un vero detersivo ecologico non basta garantire la biodegradabilità totale anaerobica ma…

Bisogna prendere in considerazione anche la tossicità del prodotto.

Non basta pensare a come si degrada il detersivo ma anche a quanto è tossico e quanti danni combina mentre si trova in acqua e si degrada.

Questa valutazione viene fatta attraverso il il calcolo del Volume Critico di Diluizione VCDtox.

La formula per calcolarla è la seguente:

VCD tox (ingrediente)        Peso ingrediente  x  Fattore di carico (LF)        X 1000
Effetto di lungo termine (LTE)

Il risultato di questo calcolo è un valore che rappresenta la quantità di acqua minima necessaria per rendere innocua una dose standard di detergente per gli organismo acquatici.

Ci dice quanta acqua serve aggiungere a una dose di prodotto perché quell’acqua sia di nuovo vivibile per gli organismi acquatici.

Pulire la moka con il detersivo non è una pratica diffusa, per fortuna… Ma di tanto in tanto potrebbe essere opportuno decalcificarla per ottenere un caffè più buono, in meno tempo e preservando la moka per lunghissimo tempo.

Il procedimento per decalcificare la moka è facile e veloce. Ecco come procedere:

  1. Metti un cucchiaino di ACIDO CITRICO nel serbatoio della moka e aggiungi acqua come se la stessi preparando per un normale caffè
  2. Inserisci il filtro (lasciandolo vuoto)

  3. mettila nel fuoco come se stessi preparando un vero caffè.

  4. Quando l’acqua sarà passata per il filtro avrà svolto insieme all’ACIDO CITRICO, la sua azione di pulizia e decalcificazione.

  5. Non preoccuparti se il primo caffè che farai dopo questo procedimento avrà un sapore diverso dal solito. Al caffè successivo tornerà tutto come prima.

Nota: la soluzione migliore è l’acido citrico e non l’aceto come ti può essere capitato di leggere. Questo perché, seppure l’aceto è una soluzione ecologica, l’acido citrico inquina 53 volte di meno le falde acquifere.

Hai un negozio e vuoi rivendere i nostri prodotti?
COMPILA IL FORM, TI RICONTATTIAMO NOI!