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Come spesso capita, la domenica a pranzo la trascorriamo da mia mamma.

Questa volta, oltre all’opportunità di un piatto a base di lasagne da gustare tutti insieme, è stata l’occasione per provare il detersivo ecologico per lavastoviglie che ho regalato a mia mamma assieme agli altri prodotti della gamma Verdevero.it

Quindi: lasagne, vino, caffè, amaro, e poi, con gran sorpresa della mamma l’ho aiutata a caricare la lavastoviglie.

Naturalmente ero interessato a caricarla come si deve, senza sovrapporre pentole su piatti o mestoli su bicchieri, altrimenti i risultati non sarebbero ottimali.

Tutto fatto, dosiamo il detersivo nella vaschetta, versiamo un po’ di aceto nella vaschetta del brillantante e azioniamo la lavastoviglie: lavaggio a 50°.

Preciso che per fortuna, mia mamma non usa il brillantante, una mia piccola vittoria risalente a qualche mese fa, quando a fine di un lavaggio gli ho fatto leccare un bicchiere: “Che saporaccio” ha esclamato mia mamma, “eh ti credo, è il brillantante”; e da li ha smesso di usarlo.

Comunque, dopo circa un ora la lavastoviglie ha emesso il suo tipico cicalino e da li a qualche secondo avrebbe emesso la sua sentenza.

La mamma apre lo sportello, esce la classica nuvola di vapore acqueo e cominciamo a svuotare il contenuto della lavastoviglie.

“Tutto a posto, tutto pulito” dice la mamma “c’è solo…” ecco, me l’aspettavo la critichina della mamma “…solo che le stoviglie e  i bicchieri rimangono un pò bagnati”

“È vero mamma, l’acqua non scivola velocemente come se avessi usato un detersivo chimico tradizionale, ma ne guadagni in salute, prova a leccare un bicchiere, che sapore ha?”

“Sa di neutro, va beh, poco male, vorrà dire che d’ora in avanti svuoterò la lavastoviglie  con uno strofinaccio in mano e quelle goccioline in più le asciugherò io”.

“Brava mamma”

Mia mamma non usa i detersivi ecologici… e dire che io li produco! Bell’esempio, no?

Eppure le ho spiegato quanto inquina con il detersivo tradizionale che utilizza abitualmente.

Le ho spiegato che usare l’ammorbidente è inutile e dannoso per la natura.

Le ho anche detto che l’anticalcare serve solo per ingrassare le casse dei produttori di detersivi.

Le ho ricordato che una volta non usava smacchiatori per pretrattare, ma semplice Sapone di Marsiglia.

E quei foglietti in tessuto non tessuto che lei dice siano eccezionali per acchiappare i colori che si staccano dai capi, sono bufale.

Io le ho chiesto: “Ma quante volte hai rovinato il bucato prima di iniziare a utilizzare questi fogli miracolosi?”

E lei mi ha risposto: “Mai.”

Ma allora perché li usa?  Impossibile trovare risposta.

“E l’anticalcare mamma? Da quanto tempo lo usi?”

“Da 4 o 5 anni” ha risposto lei “da quando ho comprato la lavatrice nuova, perché non voglio che si danneggi la serpentina.” Peccato che la lavatrice precedente sia durata 17 anni e senza mai usare l’anticalcare.

“Ma l’ammorbidente perché lo usi?” – “Perché ammorbidisce i capi.”

Vi assicuro che gli asciugamani di mia mamma sono i più rigidi del mondo.

Ma tornando ai detersivi ecologici, ho chiesto a mia mamma perché non li utilizza e la risposta è stata: “Costano troppo”

Ma come sempre a caval donato non si guarda in bocca; ecco allora pronto un regalo per la mia cara mamma. Dentro 7 detersivi essenziali per la casa Verdevero.it da testare e giudicare.

La mamma li sta provando e a giorni cominceranno i giudizi.

Ma prima una domanda, stavolta a te che leggi:

“Secondo te costa meno un detersivo ecologico certificato, o usare detersivo tradizionale+ammorbidente+anticalcare+acchiappacolori?”

LA domanda è retorica e se vuoi fare subito la tua parte per migliorare le sorti del nostro pianeta blu, qui ti presento la GreenBox, lo star kit dei detersivi ecologici.

 

Una ricetta deliziosa, per palati fini, da gustare in inverno accompagnata da un filo di olio

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A proposito di inquinamento dei mari: Ti ricordi quale è stato l’ultimo disastro naturale causato dalla fuoriuscita di petrolio?

Forse il disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, al largo del Golfo del Messico, il 20 Aprile 2010? Sicuramente è stato uno dei più grandi disastri naturali ma non è stato l’ultimo.

Quel giorno si aprì una falla a 1500 metri di profondità e fino al 4 Agosto 2010 si riversarono in mare più di 5 milioni di barili, 800 milioni di litri di greggio.

Morirono e muoiono tuttora migliaia di uccelli, animali e pesci a causa dell’inquinamento mari.

Ma non è stato l’ultimo disastro, anche se di quel disastro si parla ancora e restano i numeri a tenere aperta una ferita non più curabile:

  • 17% del petrolio recuperato direttamente all’imbocco del pozzo danneggiato;
  • 16% dissolto naturalmente in mare (?);
  • 3% raccolto dai battelli usati per pulire la superficie dell’acqua;
  • 5% evaporato bruciando;
  • 25% evaporato senza bruciare;
  • 8% diluito con appositi solventi chimici;
  • 26% ancora in mare.

Il 2011 è stato l’anno del disastro nucleare di Fukushima e tutti ce lo ricordiamo.

Ma disastri naturali causati dal petrolio nel 2011 non ce n’è stato nemmeno uno.

O forse sì?

Ebbene si e più di uno. Ma sono tutte notizie passate in sordina.

Ecco l’elenco:

  • Gennaio 2011, Nigeria, al largo del Delta del Niger: 923 km quadrati di superficie contaminata.
  • Agosto 2011, Mare del Nord a 180 km a nord della scozia, 180 tonnellate di greggio riversate in mare.
  • Ottobre 2011, Nuova Zelanda, Bay of Plenty, 350 tonnellate di greggio: sono morti migliaia di pesci e uccelli rari tra cui i pinguini blu.
  • Novembre 2011, Brasile, a 120 km a nord di Rio de Janeiro si riversano in mare 400 mila litri di petrolio.

Quando si parla di inquinamento da detersivi ci dimentichiamo di considerare anche questo inquinamento.

I detersivi tradizionali sono composti da ingredienti di origine petrolchimica.

Non è forse meglio usare detersivi composti da ingredienti di origine vegetale e magari reperiti a km zero?

 

Facendo la doccia con un profumatissimo bagnoschiuma al cetriolo e tè verde con una etichetta bellissima e superbiologica,

pensavo a quanto mi sentivo immerso nella natura…

Poi, ho letto i componenti.

Ed il più amichevole era una cosa che si chiama laurilsolfato di sodio (sodium lauryl sulphate )… altro che cetriolo!

Questa frase l’ho presa in prestito da un amico su Facebook.

Sodium laureth sulfate, Magnesium Laureth sulfate, MEA Laureth Sulfate, Amonium laureth sulfate sono tutti tensioattivi utilizzati in bagnoschiuma, creme, dentifrici e detersivi.

O meglio sono utilizzati in bagnoschiuma, creme, dentifrici e detersivi tradizionali.

In quelli ecologici e biologici Certificati, sicuramente no.

Il sodium lauryl sulfate, come dice il mio amico, è abbastanza amichevole e può essere usato anche nei detersivi ecologici.

Basta fare caso alla parte finale del nome: Laureth e Lauryl non sono la stessa cosa e non sono scritti diversamente per un errore di battitura.

Cosa significano quei nomi nell’etichetta del detersivo?

Il suffisso -yl indica un ingrediente di origine vegetale;

Il suffisso -th indica in tensioattivo di origine vegetale “etossilato”.

In pratica alla parte vegetale è stata aggiunta una componente chimica.

Non si giudica un libro dalla copertina, una persona dall’aspetto fisico e un prodotto, sia esso un sapone, una crema o un detersivo, dall’aspetto dell’etichetta, casomai è il contenuto dell’etichetta che conta.

La parte importante di una etichetta di creme, saponi e detersivi è l’INCI name.

Ossia quella parte dove sono elencati tutti gli ingredienti del prodotto.

Sono elencati in ordine decrescente dall’ingrediente contenuto nella percentuale più alta e via via fino a quello contenuto in percentuale più bassa.

L’INCI name è scritto in inglese e non è sempre di facile comprensione: ethylhexyl glycerin, lauryl glucoside, disodium edta, methylparaben, sono parole che dicono ben poco sulla bontà o meno dell’ingrediente.

Ci corre in aiuto il Biodizionario (www.biodizionario.it).

Basta inserire l’ingrediente trovato nell’INCI name del prodotto, premere invio e comparirà un semaforino che indica se l’ingrediente è ecologico, così e così o da evitare (a proposito, i primi due elencati a inizio frase sono buoni e i secondi proprio no).

L’INCI name è già obbligatorio nelle etichette di creme, saponi, bagnoschiuma e shampoo ma non in quelle dei detersivi.

I produttori di detersivi ecologici (veri Detersivi Ecologici e non solo quelli con ingredienti di origine vegetale) inseriscono per trasparenza l’INCI name dei propri prodotti in etichetta già da qualche tempo.

Provate a controllare gli ingredienti di detersivi tradizionali e vedrete se trovate qualcosa.

Buona fortuna!

Un’idea nuova per utilizzare il seitan ricco di proteine, minerali, vitamine, carboidrati

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Stanno girando sul web 4 simpatici video con un Babbo Natale Verde, per promuovere l’uso volontario di mezzi di trasporto alternativi all’auto

Si dice che il vestito rosso di Babbo Natale sia opera della Coca-Cola, e che originariamente fosse verde… ma se state pensando a un?operazione di green-marketing della bibita americana siete fuori strada! Si tratta del Babbo Natale Verde della ?Campagna 1×100 per la Mobilità Sostenibile? che ha da pochi giorni lanciato sul web dei video per riflettere in maniera allegra sulla mobilità alternativa. (altro…)

Ideali per una colazione golosa, una merenda gustosa, magari accompagnati da una tazza di cioccolata calda

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L’impronta ecologica è un indice statistico che misura quanta terra è necessaria per sostenere ognuno di noi con il proprio stile di vita.

In realtà la faccenda è un po’ più complessa ma ci basta questo per la nostra riflessione.

L’impronta ecologica ci dice se il nostro livello di consumo di risorse è sostenibile o meno.

In altre parole i nostri consumi vengono convertiti in superficie terrestre e marina necessaria a produrre i beni che consumiamo e ad assorbire i rifiuti che produciamo.

L’impronta ecologica dell’Italia è 4,15 ettari a persona, compresi i bambini.

Anche i bambini piccoli hanno una impronta ecologica molto alta; basta pensare a quanti rifiuti producono i loro pannolini usa e getta.

Sarebbe una buona pratica utilizzare pannolini lavabili o almeno pannolini usa e getta biodegradabili e compostabili. Questi ultimi possono essere smaltiti insieme ai rifiuti organici trasformandosi quindi in compost utile all’agricoltura.

Tornando all’impronta ecologica di ogni singolo italiano, proviamo a fare due conti.

In Italia siamo circa 61 milioni e disponiamo di 301.230 km quadrati. Abbiamo a disposizione 0.49 ettari a persona.

Ma abbiamo detto che la nostra impronta ecologica è 4,15 ettari.

Ci vuole in sostanza la superficie di otto Italie per produrre ciò che in un anno consumiamo.

La superficie dell’Italia non si allarga, forse è il caso di restringere i consumi?

Qualcuno questo termine l’avrà già sentito, altri avranno visto il marchio sull’ etichetta di qualche detergente sconosciuto, altri l’avranno visto impresso nella porta d’ingresso dell’albergo del soggiorno estivo al mare, o nella brochure pubblicitaria dell’hotel che ci invita a fare la settimana bianca in mezzo alla natura e alla neve… ma molti ancora non sanno cos’è.

Cosa significa Ecolabel

Ecolabel è il Marchio Ecologico Europeo che aiuta il consumatore a distinguere i prodotti e i servizi che presentano un minor impatto sull’ambiente durante l’intero ciclo di vita, cioè in tutte le fasi di esistenza del prodotto. Il Marchio rappresentato dal Fiore, è quindi una garanzia della qualità ambientale dei prodotti e dei servizi che lo espongono.

Ma basta il marchio Ecolabel per definire un detersivo ecologico?

In effetti molti enti certificatori partono proprio dalla normativa Ecolabel per redigere il proprio disciplinare per la certificazione. Ma solitamente vanno oltre e richiedendo anche altre caratteristiche per certificare un detersivo come “ecologico”.

Ecolabel non certifica che gli ingredienti siano naturali o di origine vegetale, come ad esempio fanno ICEA e AIAB.

Se vogliamo parlare di pulizie ecologiche non possiamo che partire da questo concetto: non basta che il prodotto sia certificato Ecolabel, ma deve essere ottenuto da ingredienti di origine vegetale.

Dobbiamo poi riassumere il nostro comportamento in tre regole fondamentali:

  • Cercare, comprare e usare prodotti ecologici
  • Evitare l’uso di carta usa e getta
  • Favorire l’utilizzo di panni in microfibra riutilizzabili

Tenete presente che se durante le vostre prossime vacanze, vi troverete con i vostri amici in Strutture Ecolabel con il relativo Marchio, potrete fare bella figura spiegando loro di cosa si tratta.

 

 

E’ la segnalazione di Stefania Botta di Albisola Superiore che porta alla nostra attenzione gli addobbi della città fatti con materiali riciclati

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Intervista ad Alberto Cervi, fondatore di AA Envitech Srl

L?energia solare? Te la porti in spalla con te. Intervista ad Alberto Cervi, fondatore di AA Envitech Srl, ideatore dello zaino a pannelli solari AA Envitech per ricaricare cellulari. (altro…)

Tra i dolci di Natale la stella di zucchero e cacao è forse la più suggestiva. Non è difficile prepararla, leggi la ricetta di Chiara Chiaramonte

La stella di Natale fatta di zucchero e cacao,è una ricetta piacevole per crere dolci di Natale inusuali. 300 g di farina 00, 120 g di zucchero di canna biologico, 1 uovo 1 tazzina di olio di semi,80 g di cacao in polvere zuccherato, 1 tazzina di vermouth 1 tazzina di latte, 1 bustina di lievito. Chiara Chiaramonte 80 g di mandorle tritate circa 15 mandorle tostate intere

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Chi l’avrebbe mai detto che il dentifricio è un ottimo rimedio per tante cose? Qui un’approfondita carrellata di consigli pratici e semplici

Come usare il dentifricio una guida ragionata per tanti rimedi come: togliere i brufoli, come gel capelli, per ughie brillanti, contro i graffi sul vetro, come togliere le macchie, per pulire scarpe da ginnastica, contro i graffi da CD e DVD,come pasta abrasiva per auto

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Si trova a Milton Keynes in Gran Bretagna il primo albero di Natale che si illumina attraverso l’energia cinetica, un’invenzione ecologica e simpatica

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Dalla creatività di Dana Frigerio garden designer di Stile Naturale la decorazione di Natale con Amaryllis rossi

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Una ricettina semplice semplice per preparare biscotti di Natale da appendere all’albero

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Chi fuma inquina?

Certo che sì, viene da dire.

Ma con questa affermazione ci limitiamo forse a quella parte di inquinamento che viene prodotta dal fumatore che ci sta a fianco e che inquina appunto l’aria attorno a noi.

Ma forse è il caso di non fermarsi a questo aspetto superficiale.

A inquinare è l’atteggiamento stesso dei fumatori.

So che è una dichiarazione che può dare fastidio ma dopo quello che state per leggere sarà difficile essere in disaccordo.

Avete mai visto un fumatore mangiarsi il mozzicone di sigaretta dopo averla fumata? Non credo.

Oppure, avete mai visto un fumatore spegnere la sigaretta e gettarla in un contenitore per rifiuti tossici? Credo proprio di no.

In realtà, è già difficile che la sigaretta venga spenta e gettata in una spazzatura normale, idem per la plastica che avvolge il pacchetto, o il pacchetto stesso.

Ma cosa c’entra una sigaretta con i rifiuti tossici? Lo vediamo subito.

Una sigaretta contiene 4000 sostanze inquinanti diverse.

Le più conosciute sono:

  • Nicotina;
  • Benzene;
  • Ammoniaca:
  • Acido cianidrico;
  • Polonio-210 (che è un composto radioattivo);
  • Acetato di cellulosa (contenuto nel filtro).

Ricapitolando: la sigaretta contiene 4000 sostanze inquinanti, che passano per il filtro e in buona parte vi rimangono.

E il mozzicone dove lo buttano la maggior parte dei fumatori? Bravi, a terra!

Proviamo ora a fare un po’ di conti.

Quanti sono i fumatori solo in Italia? 13 milioni.

E quante sigarette fumano? Una media di 15 sigarette al giorno per un totale di 72 miliardi di cicche all’anno.

Questi miliardi di mozziconi finiscono abbandonati per strada, nelle fogne, nei torrenti e nei fiumi.

E anche in mare.

Basta pensare che il 40% dei rifiuti presenti nel mare Mediterraneo sono mozziconi di sigaretta.

Tradotto in tonnellate di inquinamento fanno:

  • 324 tonnellate di nicotina;
  • 1440 tonnellate di catrame;
  • 12240 di acetato di cellulosa;
  • 1800 tonnellate di composti organici volatili.

Una normativa del 2015 riguardante questo tema, entrata in vigore nel 2016, regolamenta il divieto di gettare questo rifiuto tossico per terra, ma nonostante questo, non è ancora purtroppo in uso da parte delle forze dell’ordine di attuare misure risolute perché venga rispettata.

Nell’attesa che questo accada, alcuni Comuni hanno distribuito dei piccoli posacenere tascabili, ma per il resto sta ai singoli fumatori assumere un comportamento responsabile in difesa della propria salute e della salute altrui.

(Fonte ENEA)

Una novità per Stile Naturale Shop: arrivano gli zaini fotovoltaici con i pannelli removibili, per ricaricare cellulari e apparati elettronici

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Quanto inquina una lavatrice?

Te lo sei mai chiesto?

La risposta è semplice: L’equivalente del volume di 6 autobus!

Ma andiamo con ordine: lo spunto per la riflessione parte da questo episodio.

Problemi allo scarico della lavatrice.

Telefonata all’idraulico.

Arriva e sistema in due secondi.

Bisogna sostituire questo e quello ma non ho i ricambi con me.

Ti metto il tubo di scarico nel lavandino.

Ripasso dopodomani.

Intanto puoi usare la lavatrice senza problemi. Grazie.

Si, vero ma… Al lavaggio successivo mi sono potuto vedere per bene il colore dell’acqua di scarico.

Hai mai visto l’acqua di scarico della lavatrice?

È un liquido biancastro, bluastro o rossastro, schiumoso al limite del cremoso.

Cosa c’è in quell’acqua?

E dove va a finire?

Va a finire in torrenti, fiumi, laghi e mari. E quanto è tossica questa miscela di acqua, detersivo e coloranti?

Quanto inquiniamo ogni volta che facciamo una lavatrice?

O laviamo i piatti, mettiamo la lavastoviglie, puliamo il water, ecc

Nel sistema di certificazione Ecolabel, e in quelli che ad esso fanno riferimento, come quello di BIOCERTITALIA, tale valutazione  avviene mediante il calcolo del Volume Critico di Diluizione VCDtox.

Si calcola la  quantità di acqua minima necessaria per rendere innocua una dose standard di detergente per gli organismi acquatici.

Il  VCDtox medio del detersivo tradizionale è 300.000.  Servono cioè 300mila litri di acqua per rendere nullo l’effetto inquinante di una dose di detersivo utilizzato per il lavaggio in lavatrice. Ovvero, come anticipavamo, una quantità analoga a quella che servirebbe per riempire completamente sei autobus!

Per BEIPANNI, il detersivo per bucato a mano e lavatrice Verdevero.it, invece, bastano solo 56mila litri. Una quantità, cioè ben 6 volte inferiore!

Ti sembra poco?

Questa è una ricetta che per forma e profumo non può non richiamare l’atmosfera natalizia: ottimo per un dopopasto di Natale, perfetto per la merenda e la colazione

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Dal cenone a come addobbare l’albero di Natale fino ai regali in chiave green ed ecologica. Guarda i video!

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Dovrò spiegare alla mia vicina di casa che quell’aggeggio che ha attaccato alla spina elettrica del condominio e che emana uno sgradevolissimo odore di fragola, ribes, ciliegia, fiori rossi, more e lamponi, è anche cancerogeno.

Emana un odore indefinibile simile all’odore del gas.

Lei lo accende e io lo spengo.

Lei chiude la porta per mantenere la calda aria inquinata all’interno del vano scale e io la riapro per far passare un po’ di aria fresca che mi aiuti a non sentirmi nauseato da quell’odore orribile.

Altroconsumo ha lanciato un vero e proprio atto d’accusa nei confronti dei deodoranti per la casa, siano essi: candele, diffusori elettrici o spray ma anche nei confronti dei profumi dei detersivi che si utilizzano per le pulizie.

Per valutare l’impatto sulla salute e sull’ambiente sono stati analizzati in totale 76 prodotti di cui 27 distribuiti sul mercato italiano.

  • Diossina;
  • paradiclorobenzene;
  • formolo;
  • acroleina;
  • formaldeide;
  • acetaldeide;
  • benzene;

sono solo alcune delle sostanze chimiche inquinanti contenute in questi profumatori.

Disturbi all’apparato respiratorio, digerente e al sistema nervoso ma anche dermatosi e cancro sono gli effetti tossici noti dei composti organici volatili (COV).

Ma quali sono gli effetti non ancora noti o studiati di questi composti?

Cos’altro ci dobbiamo aspettare?

Spesso le concentrazioni di COV come benzene, stirene, eteri glicolici o aldeidi nelle stanze in cui si usano prodotti deodoranti risultano maggiori di quelle misurate nell’aria di una strada a grande traffico di automobili.

Ma come mai allora questi prodotti così pericolosi possono essere immessi in commercio?

I produttori di profumi per ambienti e affini solitamente si limitano a testare gli effetti irritanti sulla pelle, e non sulla tossicità in generale, né sugli effetti a lungo termine dell’utilizzo di simili prodotti.

Ma cosa fare allora per evitare di inquinarci l’aria di casa?

Altroconsumo ha pensato a 5 piccoli cambiamenti che permetterebbero a tutti di avere coscienza di cosa sia meglio acquistare o non acquistare.

In breve propone:

  • che tutte le sostanze chimiche presenti in questi prodotti siano sottoposte a test tossicologici prima che sia autorizzata la vendita di tali deodoranti per casa;
  • che le sostanze irritanti e allergeniche, quando presenti, siano dichiarate in etichetta;
  • che siano ritirati dal mercato i deodoranti per ambiente che rilasciano sostanze cancerogene;
  • che sia obbligatoriamente stampata su ogni prodotto la frase “non utilizzare in presenza di bambini, asmatici e donne incinte”;
  • siano sanzionati e ritirati i messaggi pubblicitari ingannevoli che dichiarano che tali prodotti “purificano l’aria”.

Io, alla mia vicina, propongo di buttare una volta per tutte quella piccola macchinetta elettrica e di lasciarmi respirare in pace.

“Lo scorso 15 novembre il Consiglio ha accettato la proposta del Parlamento europeo

di una direttiva che imponga la riduzione dei fosfati nei detersivi per lavatrici e lavastoviglie

e la discussione per l’approvazione è stata fissata a metà dicembre.”

Lo scrive Adnkronos il 29/11/11 intitolando l’articolo “Fosfati nei detersivi per lavatrici, l’Italia fa il bucato senza inquinare l’ambiente”.

L’inquinamento dell’acqua

Continua l’articolo […] “I fosfati sono ingredienti utili per le operazioni di lavaggio” […]

Ma essendo anche nutrienti per la vegetazione, se finiscono nei bacini chiusi, possono provocare una fioritura abnorme di alghe che può ridurre la quantità di ossigeno.”

Vista così la situazione non è poi così grave, anzi i fosfati sono anche nutrienti!

Ma vediamo di capirne un po’ di più!

Wikipedia alla voce “fosfato” scrive:

[…] “l’uso eccessivo di fosfati, con il trasporto delle acque, può causare un serio inquinamento da fosfati,

con conseguente eutrofizzazione delle alghe e deficit di ossigeno nelle acque” […].

CLICCA QUI PER L’ARTICOLO COMPLETO

“Eutrofizzazione” sta a indicare l’eccessivo accrescimento o aumento degli organismi vegetali acquatici che si ha per effetto della presenza nell’ecosistema di dosi troppo elevate di sostanze “nutrienti” come appunto i fosfati.

Ma allora questi fosfati in eccesso sono un bene o un male?

In fin dei conti aumentano le alghe, mica male no?

Diciamo subito che la proliferazione di alghe è considerato un grave fenomeno di inquinamento.

L’enorme quantità di vegetazione acquatica non viene più smaltita dagli organismi acquatici primari con conseguente aumento dell’attività batterica e consumo di ossigeno.

Inoltre, quando le alghe muoiono vi è una conseguente forte diminuzione di ossigeno a causa della loro decomposizione ed i processi di putrefazione e fermentazione associati liberano grandi quantità di ammoniaca, metano e acido solfidrico, rendendo l’ambiente inospitale anche per altre forme di vita.

Per arrivare ai casi estremi come quelli verificatisi nell’estate 2011 in Bretagna: CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ.

Dal 26 luglio al 4 agosto 2011 sono stati recuperate le carcasse di 36 cinghiali più un numero imprecisato di nutrie, gabbiani e animali selvatici.

L’istituto nazionale per gli studi ambientali francese ha confermato che i decessi erano causati dalle alghe killer che hanno invaso le coste fino a qualche anno prima meta di vacanze.

I detersivi biologici certificati NON contengono fosfati e allo stato attuale delle cose rimangono l’unica scelta veramente ecologica.

Nel 1500 a Brema un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e dolciumi, ma fu nel Seicento che si diffuse in Germania la moda delle conifere addobbate

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