Mangiando un vasetto di yogurt naturale e biologico, questa mattina ci siamo chiesti come fosse giunto nei nostri frigoriferi e a quali condizioni/costi.
In mezzo alle sempre più sconvolgenti notizie sul terremoto, abbiamo anche trovato dei dati interessanti sulla produzione di yogurt. Due fatti così lontani tra loro…
Un vasetto di yogurt industriale e acquistato attraverso i circuiti commerciali, per arrivare sulla tavola dei consumatori, percorre da 1.200 a 1.500 km, costa 10 euro al litro, necessita di contenitori di plastica e di imballaggi di cartone, subisce trattamenti di conservazione che spesso non lasciano sopravvivere i batteri da cui è stato formato (e allora perché lo si deve mangiare?).
Un vasetto di yogurt acquistato nella grande distribuzione è, quindi, causa di emissioni di Co2, consuma fonti non rinnovabili e fossili, produce rifiuti.
Ma lo yogurt lo si può anche autoprodurre: i suoi fermenti lattici freschi arricchiscono la flora batterica intestinale e fanno evacuare meglio, la qualità della vita migliora e anche il portafogli ringrazia sia perché lo yogurt si produce in casa, sia perché non occorre più comprare purganti.
Tutto questo comporta una diminuzione della domanda di merci e del prodotto interno lordo: anche i purganti giungono nelle abitazioni grazie ad autocarri e tir che percorrono chilometri e chilometri, utilizzando carburante e inquinando.
Tutti problemi ai quali si potrebbe sopperire autoproducendosi lo yogurt.
La diminuzione dei rifiuti e della domanda di yogurt e di purganti prodotti industrialmente, comportando anche una riduzione della circolazione degli autotreni che li trasportano, garantisce una maggiore fluidità del traffico stradale e autostradale.
La qualità della vita migliora autoproducendosi lo yogurt.
La diminuzione dei camion circolanti su strade e autostrade diminuisce statisticamente i rischi d’incidente, facendo diminuire sia le spese ospedaliere, farmaceutiche e mortuarie, sia le spese per le riparazioni degli autoveicoli incidentati e gli acquisti di autoveicoli nuovi in sostituzione di quelli non più riparabili.
La qualità della vita migliora autoproducendosi lo yogurt.
Il gioco dello yogurt si potrebbe applicare a moltissimi altri generi di prima necessità: al pane, alle marmellate, alle passate, alle torte e ai biscotti, ai latti vegetali e anche alle fonti energetiche.
Provate a farlo! È un’ottima occasione per documentarsi e aprire la strada del ragionamento.
Lo spunto alla riflessione è sempre e comunque il medesimo: abbiamo delegato il nostro cibo a persone di cui non conosciamo niente, a tir e autocarri, alle multinazionali del petrolio, della chimica agricola e dell’allevamento.
A ben pensarci, non è poi così vero che il terremoto con lo yogurt non c’entra niente.