Quella di canapa è una fibra robusta, più resistente al logorio e alla trazione di quella delle altre piante: una volta veniva utilizzata per fare vele per navi, corde per legare i fasciami e per il governo delle imbarcazioni e dei veicoli a trazione animale, tende militari, calzature, abbigliamento da lavoro, biancheria per la casa e tanto altro.
Per chi non lo sapesse, anche i primi jeans erano di canapa, indossati dagli operai del porto di Genova, e poi “passati” ai cow boys americani.
I tessuti di canapa proteggono dai raggi UVA, tengono fresco d’estate e, a differenza dei tessuti di lino, d’inverno tengono caldo e sono naturalmente stretch.
Parlando invece di biancheria per la casa – argomento che ci è particolarmente caro – occorre sapere che, una volta, nei nostri paesi, lenzuola, asciugamani, strofinacci, tovaglie e tutto ciò che veniva utilizzato in casa, era di canapa.
La fibra delle vecchie lenzuola di canapa molto ruvide era coltivata da seme, con piante grosse e con fibra grossolana che, oltre ad essere utilizzata per fare corde, era impiegata per le esigenze domestiche, pettinata, filata e tessuta con i mezzi rudimentali dell’azienda agricola.
Oggi esistono, invece, filati e tessuti di canapa finissimi perché le migliori fibre di canapa, liberate dalle pectine con una buona macerazione, e poi dalla lignina con una buona stigliatura e una buona pettinatura, hanno una sezione di pochissimi micron.
Con la selezione delle varietà e l’affinamento delle tecniche di lavorazione della canapa tessile, l’Italia aveva raggiunto nel mondo il primato per la produzione di filati e tessuti di canapa di qualità, il medesimo primato aveva l’Irlanda per il lino.
Inoltre, la coltivazione della canapa non è impattante per l’ambiente, necessita di poche cure e soprattutto POCA ACQUA, arricchisce il terreno di sostanze nutritive importanti, ne aumenta la fertilità.
Gli strofinacci di canapa si sono, ad esempio, rivelati ottimi coadiuvanti per le pulizie domestiche, belli da vedere e resistenti nel tempo e sono il giusto compromesso all’uso di panni in microfibra molto più performanti ma ahimè ottenuto con fibre di sintesi.