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Certo che sì, viene da dire.
Ma con questa affermazione ci limitiamo forse a quella parte di inquinamento che viene prodotta dal fumatore che ci sta a fianco e che inquina appunto l’aria attorno a noi.
Ma forse è il caso di non fermarsi a questo aspetto superficiale.
So che è una dichiarazione che può dare fastidio ma dopo quello che state per leggere sarà difficile essere in disaccordo.
Avete mai visto un fumatore mangiarsi il mozzicone di sigaretta dopo averla fumata? Non credo.
Oppure, avete mai visto un fumatore spegnere la sigaretta e gettarla in un contenitore per rifiuti tossici? Credo proprio di no.
Ma cosa c’entra una sigaretta con i rifiuti tossici? Lo vediamo subito.
Una sigaretta contiene 4000 sostanze inquinanti diverse.
Le più conosciute sono:
Ricapitolando: la sigaretta contiene 4000 sostanze inquinanti, che passano per il filtro e in buona parte vi rimangono.
E il mozzicone dove lo buttano la maggior parte dei fumatori? Bravi, a terra!
Proviamo ora a fare un po’ di conti.
Quanti sono i fumatori solo in Italia? 13 milioni.
E quante sigarette fumano? Una media di 15 sigarette al giorno per un totale di 72 miliardi di cicche all’anno.
Questi miliardi di mozziconi finiscono abbandonati per strada, nelle fogne, nei torrenti e nei fiumi.
E anche in mare.
Basta pensare che il 40% dei rifiuti presenti nel mare Mediterraneo sono mozziconi di sigaretta.
Tradotto in tonnellate di inquinamento fanno:
Una normativa del 2015 riguardante questo tema, entrata in vigore nel 2016, regolamenta il divieto di gettare questo rifiuto tossico per terra, ma nonostante questo, non è ancora purtroppo in uso da parte delle forze dell’ordine di attuare misure risolute perché venga rispettata.
Nell’attesa che questo accada, alcuni Comuni hanno distribuito dei piccoli posacenere tascabili, ma per il resto sta ai singoli fumatori assumere un comportamento responsabile in difesa della propria salute e della salute altrui.
(Fonte ENEA)
Te lo sei mai chiesto?
La risposta è semplice: L’equivalente del volume di 6 autobus!
Ma andiamo con ordine: lo spunto per la riflessione parte da questo episodio.
Problemi allo scarico della lavatrice.
Telefonata all’idraulico.
Arriva e sistema in due secondi.
Bisogna sostituire questo e quello ma non ho i ricambi con me.
Ti metto il tubo di scarico nel lavandino.
Ripasso dopodomani.
Intanto puoi usare la lavatrice senza problemi. Grazie.
Si, vero ma… Al lavaggio successivo mi sono potuto vedere per bene il colore dell’acqua di scarico.
Hai mai visto l’acqua di scarico della lavatrice?
È un liquido biancastro, bluastro o rossastro, schiumoso al limite del cremoso.
Cosa c’è in quell’acqua?
E dove va a finire?
Va a finire in torrenti, fiumi, laghi e mari. E quanto è tossica questa miscela di acqua, detersivo e coloranti?
Quanto inquiniamo ogni volta che facciamo una lavatrice?
O laviamo i piatti, mettiamo la lavastoviglie, puliamo il water, ecc
Nel sistema di certificazione Ecolabel, e in quelli che ad esso fanno riferimento, come quello di BIOCERTITALIA, tale valutazione avviene mediante il calcolo del Volume Critico di Diluizione VCDtox.
Si calcola la quantità di acqua minima necessaria per rendere innocua una dose standard di detergente per gli organismi acquatici.
Il VCDtox medio del detersivo tradizionale è 300.000. Servono cioè 300mila litri di acqua per rendere nullo l’effetto inquinante di una dose di detersivo utilizzato per il lavaggio in lavatrice. Ovvero, come anticipavamo, una quantità analoga a quella che servirebbe per riempire completamente sei autobus!
Per BEIPANNI, il detersivo per bucato a mano e lavatrice Verdevero.it, invece, bastano solo 56mila litri. Una quantità, cioè ben 6 volte inferiore!
Ti sembra poco?
Dovrò spiegare alla mia vicina di casa che quell’aggeggio che ha attaccato alla spina elettrica del condominio e che emana uno sgradevolissimo odore di fragola, ribes, ciliegia, fiori rossi, more e lamponi, è anche cancerogeno.
Lei lo accende e io lo spengo.
Lei chiude la porta per mantenere la calda aria inquinata all’interno del vano scale e io la riapro per far passare un po’ di aria fresca che mi aiuti a non sentirmi nauseato da quell’odore orribile.
Altroconsumo ha lanciato un vero e proprio atto d’accusa nei confronti dei deodoranti per la casa, siano essi: candele, diffusori elettrici o spray ma anche nei confronti dei profumi dei detersivi che si utilizzano per le pulizie.
sono solo alcune delle sostanze chimiche inquinanti contenute in questi profumatori.
Disturbi all’apparato respiratorio, digerente e al sistema nervoso ma anche dermatosi e cancro sono gli effetti tossici noti dei composti organici volatili (COV).
Cos’altro ci dobbiamo aspettare?
Spesso le concentrazioni di COV come benzene, stirene, eteri glicolici o aldeidi nelle stanze in cui si usano prodotti deodoranti risultano maggiori di quelle misurate nell’aria di una strada a grande traffico di automobili.
Ma come mai allora questi prodotti così pericolosi possono essere immessi in commercio?
I produttori di profumi per ambienti e affini solitamente si limitano a testare gli effetti irritanti sulla pelle, e non sulla tossicità in generale, né sugli effetti a lungo termine dell’utilizzo di simili prodotti.
Altroconsumo ha pensato a 5 piccoli cambiamenti che permetterebbero a tutti di avere coscienza di cosa sia meglio acquistare o non acquistare.
In breve propone:
Io, alla mia vicina, propongo di buttare una volta per tutte quella piccola macchinetta elettrica e di lasciarmi respirare in pace.
Lo scrive Adnkronos il 29/11/11 intitolando l’articolo “Fosfati nei detersivi per lavatrici, l’Italia fa il bucato senza inquinare l’ambiente”.
Continua l’articolo […] “I fosfati sono ingredienti utili per le operazioni di lavaggio” […]
Ma essendo anche nutrienti per la vegetazione, se finiscono nei bacini chiusi, possono provocare una fioritura abnorme di alghe che può ridurre la quantità di ossigeno.”
Vista così la situazione non è poi così grave, anzi i fosfati sono anche nutrienti!
Ma vediamo di capirne un po’ di più!
Wikipedia alla voce “fosfato” scrive:
[…] “l’uso eccessivo di fosfati, con il trasporto delle acque, può causare un serio inquinamento da fosfati,
con conseguente eutrofizzazione delle alghe e deficit di ossigeno nelle acque” […].
“Eutrofizzazione” sta a indicare l’eccessivo accrescimento o aumento degli organismi vegetali acquatici che si ha per effetto della presenza nell’ecosistema di dosi troppo elevate di sostanze “nutrienti” come appunto i fosfati.
In fin dei conti aumentano le alghe, mica male no?
Diciamo subito che la proliferazione di alghe è considerato un grave fenomeno di inquinamento.
L’enorme quantità di vegetazione acquatica non viene più smaltita dagli organismi acquatici primari con conseguente aumento dell’attività batterica e consumo di ossigeno.
Inoltre, quando le alghe muoiono vi è una conseguente forte diminuzione di ossigeno a causa della loro decomposizione ed i processi di putrefazione e fermentazione associati liberano grandi quantità di ammoniaca, metano e acido solfidrico, rendendo l’ambiente inospitale anche per altre forme di vita.
Per arrivare ai casi estremi come quelli verificatisi nell’estate 2011 in Bretagna: CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ.
Dal 26 luglio al 4 agosto 2011 sono stati recuperate le carcasse di 36 cinghiali più un numero imprecisato di nutrie, gabbiani e animali selvatici.
L’istituto nazionale per gli studi ambientali francese ha confermato che i decessi erano causati dalle alghe killer che hanno invaso le coste fino a qualche anno prima meta di vacanze.
I detersivi biologici certificati NON contengono fosfati e allo stato attuale delle cose rimangono l’unica scelta veramente ecologica.
Definiamo quali sono le fonti rinnovabili presenti sul mercato alla portata di edifici civili o industriali: 1) Fotovoltaico, 2) Micro eolico, 3) Solare termico, 4) Geotermia
5) Caldaie, Iarkhi – Studio di Bioarchitettura: per consulenze – dott. arch. Cinzia Bagnoli, dott. arch. Mattia Fantoni, Tell/Fax 0571-1721014, web: www.iarkhi.it (altro…)
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